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Moto & Scooter

Comincia l’avventura italiana della Honda Hornet 600

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Il best seller del colosso nipponico ha avviato la produzione del “calabrone” nello stabilimento italiano di Atessa (CH)

Da sinistra, Silvio Di Lorenzo, Kunitaka Hara e Vito Cicchetti


di Daniele Massari




Quella del 19 dicembre 2001 è una data importante per la Honda Italia: nello stabilimento di Atessa (CH) , infatti, è stata inaugurata la produzione della Hornet 600, best seller del mercato motociclistico degli ultimi anni.
Un progetto motivato dalla importanza della nostra nazione nella classifica delle vendite di questo modello (oltre 11mila esemplari venduti nel 2001, +28% delle vendite in un mercato che è calato complessivamente del 18%), che da adesso verrà realizzato nello stabilimento della Val di Sangro, utilizzando un 65% di pezzi realizzati in Italia (eccezion fatta per il propulsore).
Si tratta di un traguardo importante, perché dopo la messa in produzione della Dominator, della Transalp e della CB 500 (nel ’95 e nel ’97), la Hornet è la prima maxi con motore quattro cilindri che viene realizzata nello stabilimento italiano, e che va ad affiancarsi alla gamma di scooter, maxiscooter e motori per rasaerba “made in italy”: un’operazione che coinvolge oltre 100 aziende sparse in 8 Paesi.


Una cerimonia importante, a cui hanno preso parte anche il Vice Presidente della Honda Italia, Silvio Di Lorenzo, il Direttore Vendite Vito Cicchetti, ed il Capo Progetto della Honda Hornet 600 e di tutte le naked prodotte dal colosso nipponico, Kunitaka Hara: parole di ringraziamento, da parte di tutti, nei confronti dello staff che ha permesso il raggiungimento di questo obiettivo, primi tra tutti gli operai (in parte selezionati dalla Manpower ed inseriti nell’organico di Roma ed Atessa), che hanno abbracciato con entusiasmo e devozione il progetto.
Alla fine della cerimonia di produzione, quattro fortunati giornalisti hanno avuto l’onore (e, visto il freddo polare, il coraggio) di tornare a casa con le prime quattro moto uscite dalla catena di montaggio.
Chi scrive, sotto una montagna di coperte, con un febbrone da cavallo, era tra questi…






Prima della presentazione della produzione della Hornet 600, i giornalisti sono stati condotti attraverso il rinnovato stabilimento di Atessa, che negli ultimi anni ha subito degli ampliamenti ed è stato dotato dei sistemi di controllo e di tutela dell’ambiente che gli sono valsi la certificazione ISO 14002.
La produzione delle motociclette parte da prodotti grezzi che vengono consegnati con frequenza quotidiana da aziende locali, e che in gran parte sono poco più che lavorati in acciaio od alluminio. Essi vengono poi saldati, lavorati e controllati attentamente attraverso processi robotizzati abbinati all’intervento manuale dell’uomo, che verifica e coordina i vari passaggi; parti importanti come il telaio vengono controllate con cura, per ridurre le imperfezioni che possono essere provocate dai fenomeni di dilatazione e di deformazione conseguenti alla lavorazione a caldo.


Verniciature e trattamenti particolari vengono anch’essi realizzati in loco, ed al completamento delle moto in catena di montaggio seguono attenti controlli sulle prestazioni e sulle emissioni inquinanti.
Lo stabilimento della Val di Sangro occupa attualmente circa 140mila metri quadri, per un totale di circa 850 dipendenti (alcuni dei quali selezionati tramite la collaborazione con Manpower). E’ stato in grado di produrre, nel corso del 2001, ben 110 mila motociclette, per un totale di oltre 1200 miliardi di fatturato.





In fabbrica vengono prodotti, dal telaio al motore, moto da enduro, scooter di 50, 125, 150 e 250cc, e motori per rasaerba, oltre a propulsori che vengono venduti ad altre aziende motociclistiche come la Montesa.
Le Hornet 600 escono dalla catena di montaggio
Da sinistra, Silvio Di Lorenzo, Kunitaka Hara e Vito Cicchetti

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