Moto & Scooter
Super Climber o Café Racer?
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Al Motor Show con un nome, subito dopo con un altro. Ma l’idea – grande – è la stessa, e la mano altrettanto, anche se qualche differenza c’è
di Luigi Rivola
Ha esordito al Motor Show di Bologna, dove è stata per dodici giorni una delle star, quindi, appena rientrata in casa, a pochi chilometri dal quartiere fieristico del capoluogo emiliano, si è cambiata d’abito e di nome in gran fretta e si è ripresentata in pubblico in veste rinnovata.
Nemmeno il tempo di riflettere sull’originalità della proposta e sulle scelte stilistiche, che la Malaguti Super Climber è già cambiata, diventando Café Racer.
E questo è un segno piuttosto chiaro della volontà di trasformare questo prototipo in un prodotto di serie, meglio ancora se di successo.
- Avete avuto chiare indicazioni dal Motor Show sul gradimento di questa novità?
“Cosa volete che vi dica – risponde Learco Malaguti, presidente dell’azienda fondata da suo padre – noi dobbiamo sempre guardare avanti e cercare di capire dove va il mercato, ma oggi decifrare i segnali è impossibile. Sì, abbiamo avuto reazioni, ma non tali da farci comprendere con chiarezza la strada da seguire: la nostra rete distributiva è abituata a trattare di scooter, e vedendo una moto nel nostro stand molti sono rimasti sconcertati. Non dico delusi, e nemmeno contrari o entusiasti, ma sconcertati sì”.
Certo che di trovarsi al cospetto di una motocicletta, oltretutto di media cilindrata, visitando lo stand Malaguti, nessuno se l’aspettava. E questo ritengo che sia estremamente positivo. Solo le aziende capaci di rinnovarsi, anche radicalmente, nel volgere di poco tempo, possono sopravvivere in un mercato come quello odierno, dove regole antinquinamento, o leggi per la tutela della sicurezza, o per aumentare il gettito fiscale, possono produrre da un giorno all’altro la fortuna o la fine di un’intera gamma di prodotti, vanificando esperienze ed investimenti.
- Avete avuto chiare indicazioni dal Motor Show sul gradimento di questa novità?
“Cosa volete che vi dica – risponde Learco Malaguti, presidente dell’azienda fondata da suo padre – noi dobbiamo sempre guardare avanti e cercare di capire dove va il mercato, ma oggi decifrare i segnali è impossibile. Sì, abbiamo avuto reazioni, ma non tali da farci comprendere con chiarezza la strada da seguire: la nostra rete distributiva è abituata a trattare di scooter, e vedendo una moto nel nostro stand molti sono rimasti sconcertati. Non dico delusi, e nemmeno contrari o entusiasti, ma sconcertati sì”.
Certo che di trovarsi al cospetto di una motocicletta, oltretutto di media cilindrata, visitando lo stand Malaguti, nessuno se l’aspettava. E questo ritengo che sia estremamente positivo. Solo le aziende capaci di rinnovarsi, anche radicalmente, nel volgere di poco tempo, possono sopravvivere in un mercato come quello odierno, dove regole antinquinamento, o leggi per la tutela della sicurezza, o per aumentare il gettito fiscale, possono produrre da un giorno all’altro la fortuna o la fine di un’intera gamma di prodotti, vanificando esperienze ed investimenti.
Capacità di reazione
Con la Super Climber, la Malaguti ha mostrato la sua capacità di reagire alle incertezze del mercato degli scooter, quel mercato il cui boom la Casa bolognese aveva intuito con buon anticipo, rinunciando ad insistere sul suo cavallo di battaglia, i ciclomotori economici e sportivi, per concentrarsi di colpo su nuovi prodotti a ruote basse e carrozzeria in plastica: dapprima l’F10, poi l’F12 Phantom e via via tutti gli altri, con un progressivo ampliamento della gamma fino ai giorni nostri.
Il capolavoro, ossia l’F12 Phantom, reca la firma di Alberto Strazzari, ingegnere bolognese che con la Malaguti ha uno stretto rapporto professionale. Dell’ing. Strazzari, titolare della Engines Engineering, è anche il disegno della Super Climber, che stilisticamente rivela, a prescindere da ogni altra considerazione, un’assoluta autonomia concettuale e la capacità di fondere spunti che chiaramente derivano da felici soluzioni del passato, con proposte ultramoderne e inedite.
“Molti mi hanno detto che questa moto ricorda la Ducati Scrambler degli Anni ’70 – spiega Alberto Strazzari – e non nego che quel fortunato modello mi abbia ispirato, ma oggi non si può riproporre pedissequamente qualcosa senza proiettarlo nella dimensione attuale, che non è solo stilistica, ma anche e soprattutto tecnica”.
Così ci si accorge, dopo la prima sensazione retrò, di una ciclistica davvero modernissima, direi quasi esuberante rispetto al potenziale del motore Yamaha monocilindrico di 600 cc che troneggia al centro della moto. Il telaio segue uno schema a tubi portanti orizzontali inseriti in una grande piastra posteriore alla quale sono stabilmente vincolati mediante bulloni; la struttura è chiusa anteriormente da un tubo obliquo discendente che sostiene anteriormente il motore come in un classico monoculla aperto. Il freno anteriore a doppio disco di 320 mm di diametro, con pinze Gri.me.ca a sei pistoncini, abbinato ad un disco posteriore di 200 mm, appare fin troppo potente per una moto il cui peso dovrebbe essere contenuto in 135 kg. Ma melius est aboundare, quam deficere, e l’occhio vuole la sua parte...
Proposta doppia
La moto esposta al Motor Show nello stand Malaguti, si chiamava Super Climber ed aveva due silenziatori, il forcellone oscillante a due bracci, ruote a raggi metallici e una vistosa coppia di ammortizzatori posteriori. La moto che abbiamo fotografato due giorni dopo la chiusura del Motor Show, nello stabilimento della Engines Engineering, a Castenaso, alla periferia est di Bologna, si chiama invece “Café racer”, e mostra un disegno pressoché identico a quello della Super Climber, ma con alcune importanti modifiche tecniche: forcellone monobraccio con un solo ammortizzatore sul lato sinistro, ruote in lega pressofusa a cinque razze ed un solo silenziatore, sempre corto e grosso come sulla Super Climber, sul lato destro.
È chiarissimo che né l’una, né l’altra versione sono definitive, e non è detto nemmeno che siano destinate a rimanere separate. Più probabilmente si tratta di due versioni dello stesso progetto, mandate avanti separatamente per sondare quale possa essere la scelta vincente.
“Non abbiamo ancora deciso se continuare su questa strada – precisa Antonino Malaguti, amministratore dell’azienda – e dobbiamo valutare con molta attenzione tutti gli aspetti di questo investimento. Certo è che non abbiamo esposto al Motor Show una proposta di questo genere solo per richiamare pubblico. Stiamo lavorando seriamente e con la reale intenzione di mettere in produzione la Super Climber, perché crediamo nel progetto”.
Ci crediamo anche noi. La Super Climber è un’idea originale che può diventare vincente. È un po’ naked, un po’ supersportiva, un po’ enduro (il motore) e potremmo anche dire – non inorridite – un po’ scooter, visto che non è troppo alta da terra, è certamente facile facile da guidare e probabilmente maneggevolissima.
Personalmente punterei sull’estetica, sul coinvolgimento, sull’originalità e sul prezzo. L’estetica e l’originalità ci sono già; il coinvolgimento è dato dalla “aggressività tecnica” che emana, ma può essere alimentato da una campagna pubblicitaria di quelle che la Malaguti sa orchestrare. Rimane il prezzo. Se costasse un po’ meno di un’enduro monocilindrica, non tutti la vorrebbero, ma tanti sì.
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