Moto & Scooter
Bimota ha un nuovo proprietario
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Finalmente concluso l'iter fallimentare della Bimota, acquistata da un imprenditore veneto. Ancora da definire i piani per il futuro rilancio
di Eva Breutel e Giuseppe Gori
, foto GG
Dopo il rinvio dell’asta indetta per il 4 dicembre (non erano pervenute offerte nei termini di legge), giovedì 13 dicembre il giudice delegato al fallimento dottor Guido Federico, del tribunale di Rimini, ha dato alla Bimota un nuovo proprietario.
La curatrice fallimentare Claudia Barzotti aveva sperato in più offerte per indire un’asta, invece il giudice ha dovuto accettare l’unica offerta d’acquisto pervenuta alla cancelleria. Così quel che rimane della Bimota (marchio, moto, motori, ricambi, attrezzature), “liberato” attraverso il fallimento da tutti gli oneri pendenti, è stato venduto per 4 miliardi (base d’asta) alla Alternativa Moto srl di Padova, dalla quale è già stato versato l’anticipo. Presente alla vendita il titolare della società acquirente Giuseppe Della Pietra, personaggio già noto nell’ambiente per aver lavorato in passato all’Aprilia, e più recentemente alla Bimota sotto la gestione di Francesco Tognon.
Subito dopo la firma dei documenti abbiamo chiesto a Della Pietra ciò che gli appassionati si domandano da mesi: ci saranno ancora nuove moto Bimota? “Posso solo assicurare le mie intenzioni, che sono quelle di fare delle moto e tornare a lavorare come in passato, quando le Bimota erano moto estremamente esclusive e prodotte in piccoli numeri. Il mio motto sarà innovazione nella tradizione.”
Secondo il nuovo titolare nessun programma di rilancio è stato ancora deciso. “Bimota ha bisogno di uno staff tecnico di primissimo piano: ho già avuto dei contatti, ma fino ad oggi non si poteva prendere delle decisioni. Poi non sarà comunque facile riavviare il complesso meccanismo di sviluppo e produzione. Dobbiamo anche decidere se e dove spostare la produzione, visto che i capannoni di Rimini erano in affitto.”
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Secondo il nuovo titolare nessun programma di rilancio è stato ancora deciso. “Bimota ha bisogno di uno staff tecnico di primissimo piano: ho già avuto dei contatti, ma fino ad oggi non si poteva prendere delle decisioni. Poi non sarà comunque facile riavviare il complesso meccanismo di sviluppo e produzione. Dobbiamo anche decidere se e dove spostare la produzione, visto che i capannoni di Rimini erano in affitto.”
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Le preoccupazioni del sindacato
A questo argomento è ovviamente molto sensibile il sindacato di categoria. Il delegato della FIOM-CGIL, Graziano Urbinati (nella foto), presente al tribunale di Rimini, non nasconde la sua preoccupazione. “Qui nel riminese la disoccupazione è meno grave che altrove, e quindi non sono previste agevolazioni per invogliare qualche imprenditore a investire nella zona. Il mio timore è vedere la Bimota trasferita altrove: sarebbe un peccato, e un ulteriore danno all’immagine della tradizione. Anche gli ex dipendenti sono legati al marchio: e ce ne sono una ventina che davanti a un serio programma di rilancio tornerebbero volentieri a lavorare in Bimota. Bimota è nata a Rimini, qui si è sviluppata, è qui che il mondo degli appassionati ha imparato a riconoscerla.”
Urbinati ha ragione: l’immagine per un prodotto come lo erano le Bimota di un tempo è fondamentale, più che per altri marchi, e il rispetto verso le proprie radici non può che aiutare un rilancio che si preannuncia comunque lungo e impegnativo.
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