Moto & Scooter
Honda GL 1200 Red Pitbull
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Dal vulcanico imprenditore barese della Gladiator Motorcycles, un’altra opera che lascia senza parole…
di Daniele Massari
Una di quelle cose che cambiano il modo di vedere le moto. Una visita tanto perché passi da quelle parti, nel nord barese. Tanto per salutare una persona che definire originale è riduttivo. E Giovanni Pugliese ci ha stupiti ancora. Con una creatura che ci è stata mostrata con un certo orgoglio, ma senza, in fondo, la convinzione di quando ci aveva mostrato le vere “Gladiator Motorcycles”, delle special il cui valore supera abbondantemente e senza timori i cento milioni di lire.
Tanto da farcela fotografare, lì, nella sua fabbrica di conserve, dove la tiene parcheggiata tutto il giorno, tra le cassette ed i macchinari.
Perché Si tratta di una moto costruita per andarci in giro ogni giorno: una creazione che, ci confessa lo stesso proprietario, gli causa non pochi problemi, quotidianamente quando la gente lo insegue o lo ferma per rendersi conto di cosa sia questo bestione rosso.
Ecco cosa cercava: un “bestione”, senza mezzi termini, pesante e grintoso. Così, quando un amico gli prospettò la possibilità di acquistare una Goldwing 1200 Aspencade dell’84 incidentata, lui ebbe la capacità di guardare oltre quell’ammasso di plastica e cromature e lucine eccetera, e la pazienza di aspettare un telaio nuovo originale, e la tenacia di realizzare da sé i pezzi, come più gli piacevano, anche a costo di rifare più volte particolari come il sissy bar, o studiare su carta numerose soluzioni che hanno alle spalle dei veri progetti, in alcuni casi tocchi di classe, accoppiati a componentistica di primo livello (come i blocchetti elettrici PM).
In quella grossa turistica, Pugliese vide proprio la sua moto, la Red Pitbull, una special che indubbiamente chiunque definirebbe ardita, senza scendere nei dettagli di costi di realizzazione o scelta dei materiali, che pure contengono il valore del mezzo entro i venti milioni. Basta prendere l’immagine del modello di partenza. E non venite a dirci che non si tratta di una special radicale…
Perché Si tratta di una moto costruita per andarci in giro ogni giorno: una creazione che, ci confessa lo stesso proprietario, gli causa non pochi problemi, quotidianamente quando la gente lo insegue o lo ferma per rendersi conto di cosa sia questo bestione rosso.
Ecco cosa cercava: un “bestione”, senza mezzi termini, pesante e grintoso. Così, quando un amico gli prospettò la possibilità di acquistare una Goldwing 1200 Aspencade dell’84 incidentata, lui ebbe la capacità di guardare oltre quell’ammasso di plastica e cromature e lucine eccetera, e la pazienza di aspettare un telaio nuovo originale, e la tenacia di realizzare da sé i pezzi, come più gli piacevano, anche a costo di rifare più volte particolari come il sissy bar, o studiare su carta numerose soluzioni che hanno alle spalle dei veri progetti, in alcuni casi tocchi di classe, accoppiati a componentistica di primo livello (come i blocchetti elettrici PM).
In quella grossa turistica, Pugliese vide proprio la sua moto, la Red Pitbull, una special che indubbiamente chiunque definirebbe ardita, senza scendere nei dettagli di costi di realizzazione o scelta dei materiali, che pure contengono il valore del mezzo entro i venti milioni. Basta prendere l’immagine del modello di partenza. E non venite a dirci che non si tratta di una special radicale…
Le modifiche principali
Meccanica e ciclistica della Red Pitbull ricalcano fedelmente le misure del modello originale: “non voglio problemi quando mi fermano per la strada” ha commentato Pugliese. Così, i cerchi restano quelli originali, con l’anteriore nervoso da 16”, ed il propulsore resta invariato: un quattro cilindri boxer da 1182 cc raffreddato a liquido, dotato di regolazione idraulica del gioco delle valvole.
Ovviamente la carrozzeria è stata completamente eliminata, alla ricerca di un look essenziale ed aggressivo, estremamente caricato in avanti, grazie all’adozione anche del fanale anteriore della F6C 1500cc ed all’eliminazione di ogni tipo di orpelli al reparto posteriore, dove la sella –monoposto- termina in un sissy bar realizzato a mano (un’opera rifinita maniacalmente), e lascia scoperto il parafango posteriore. La verniciatura rosso fuoco segue l’idea espressa dalle sovrastrutture e lascia poco spazio ai compromessi stilistici.
Un po’ “pesante” il cruscotto, affogato dalla presenza di un impianto stereo con lettore CD e relativi diffusori, protetti da piastre in alluminio create artigianalmente, così come altri particolari quali le massiccie piastre paramotore, o il supporto per gli indicatori di direzione
La strumentazione è protetta, o meglio “murata” dietro una sorta di parabrezza in metallo, che non fa niente per alleggerire il complesso.
Da addebitarsi ad una sensibilità superiore per i dettagli, la piastra metallica fissata alla sella, che risolve il problema di un eccessivo abbassamento della stessa, ostacolata dagli organi meccanici sottostanti; oppure il porta documenti ricavato nel serbatoio e chiuso da una lastra in lamiera…
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