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Moto & Scooter

Honda Shadow Special

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È stata realizzata da un appassionato di Gioia del Colle, che la mostra orgoglioso a testimonianza di come si possano ottenere buoni risultati anche con budget contenuti

Gli specchietti hanno forse una visibilità migliore della maggior parte di quelli montati in serie su altre moto, ma il diametro è davvero modesto.


di Daniele Massari




Dopo la Battistini di 1600cc del valore di oltre 100 milioni ecco una proposta che è quasi una provocazione: del tutto agli antipodi sotto ogni punto di vista, la Honda Shadow 600 oggetto di questo articolo è stata modificata spendendo solo cinque milioni.

Anzi, Marco Tucci di Gioia del Colle (BA), proprietario e costruttore della special, scovato nel corso di un motoraduno, ci tiene a precisare come a volte, anche con spese non esorbitanti ma con tanta buona volontà, si possano raggiungere risultati come questo, che ci pare decisamente positivo.


La base è una VT 600 Shadow del ’94, acquistata usata da Marco e modificata nel corso del passato inverno: sette mesi di duro lavoro, ma non si fatica a credere che il suo proprietario possa finalmente ora, e con grande soddisfazione, trascorrere una fiera estate sulle strade della Penisola.

Molto grintosa la linea, che riesce ad essere personale senza stravolgimenti ciclistici, ma con il sapiente accoppiamento fra accessori di aftermarket ed altri da “rigattiere”: come il fanale anteriore, in tinta con la carrozzeria, che proviene da una Citroen 2Cv (!) ed è affiancato da due faretti fendinebbia.




La strumentazione è montata su una piastra d’alluminio ricavata dal pieno, e sormonta una forcella con foderi cromati. Il manubrio è montato su risers bassi, ha manopole in alluminio e specchietti di ridotte dimensioni che fuoriescono da esse.

Accattivante il posteriore, dove la fa da padrone un impianto di scarico “2 in 1 in 2 in 4” artigianale, a fianco del codino minimalista che ospita a stento la sella artigianale e non si preoccupa di targa e fanale (relegati sul lato sinistro), lasciando in bella vista il generoso pneumatico.

Azzeccata e semplice, infine, la verniciatura, con tanto di numero sul serbatoio che fa tanto “race replica”…






Il propulsore resta, a parte alcuni aggiornamenti, il collaudato bicilindrico a V raffreddato a liquido di 583 cc che spinge una nutrita gamma di modelli Honda da oltre quindici anni. I pistoni e i cilindri sono gli stessi montati di serie, mentre le teste sono state rifinite artigianalmente lucidando e adeguando i condotti.




All’alimentazione provvedono due carburatori provvisti di kit DynoJet stage 1. Interessante la soluzione adottata per l’impianto di scarico, composto da un sistema due in uno artigianale con il collettore in acciaio che ha origine sul lato destro, quindi si sdoppia in basso, all’altezza del forcellone, per confluire in due silenziatori sovrapposti per ciascun lato della moto. Questa elaborata costruzione mostra un profilo slanciato verso l’alto e quattro bei terminali satinati derivanti dallo scarico della Bimota Mantra.




Il cambio è quello della prima serie della VT 600, e quindi a quattro rapporti; la frizione invece è quella della Honda Revere 650 (che adotta un propulsore analogo). Il reparto sospensioni è stato semplicemente aggiornato nella zona anteriore, dove le forcelle (coperte da copri-steli della Grey Indians Collection) con steli da 39 mm sono munite adesso di molle White Power più rigide.

Invariate le quote ciclistiche: il telaio è di serie, sebbene sia stata realizzato ad hoc un telaietto reggi-sella accorciato e ribassato; i cerchi restano quelli standard (19” quello anteriore, 15” la ruota motrice, entrambi a raggi), così come l’impianto frenante, composto da un disco fisso con pinza a doppio pistoncino della Nissin, e dal generoso tamburo posteriore.






Motore: Bicilindrico longitudinale a V di 52° raffreddato a liquido di 583cc, con distribuzione a 3 valvole per cilindro, alimentazione a doppio carburatore con kit Dyno Jet Stage 1, filtro dell’aria K&N. Cambio a quattro rapporti, trasmissione primaria ad ingranaggi, secondaria a catena. Scarico 2 in 1 in 2 in 4 artigianale.

Ciclistica: telaio tubolare a doppia culla in acciaio; forcella telescopica con steli da 39 mm, molle White Power, monoammortizzatore posteriore. Ruota anteriore a raggi di 19” con pneumatico Avon 100/90 19”. Ruota posteriore a raggi di 15” con pneumatico Avon 170/90 15”. Freno anteriore di serie (disco fisso singolo con pinza Nissin a doppio pistoncino). Freno posteriore di serie (tamburo).




Accessori: Manubrio CCE, faro anteriore Citroén 2CV. Copri steli forcella Grey Indian’s Collection, faretti ausiliari e relativo supporto Grey Indian’s Collection. Parafango anteriore artigianale, serbatoio aftermarket con doppio tappo; codino modificato artigianalmente, sella artigianale su base standard. Specchio CCE modificato. Frecce Porky’s Jewelry, copri-regolatore di tensione Rizoma, corpi-carburatore Rizoma. Pedane avanzate e pedalini De Pretto, Luce posteriore CCE, supporto Targa laterale CCE. Manopole CCE.

Finiture: Lucidatura, verniciatura ed aerografie di Marco Tucci.
La strumentazione è montata su una piastra d’alluminio ricavata dal pieno. Il fanale apparteneva a una gloriosa Citroen 2 CV.
I due silenziatori sovrapposti sul lato destro della moto. Si nota, nei pressi del fulcro del forcellone, lo sdoppiamento del tubo di scarico per raggiungere la coppia di silenziatori gemelli sul lato opposto.
Gli specchietti hanno forse una visibilità migliore della maggior parte di quelli montati in serie su altre moto, ma il diametro è davvero modesto.

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