Moto & Scooter
Moto nel cinema - Mission: Impossible 2
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Non c’è uno senza due. L'agente speciale Ethan Hunt ritorna più sexy che mai diretto (thanks Hollywood) dal regista di John Woo. Scintille, adrenalina e uno spettacolare duello su due ruote
di Roberto Pellegrino
– Sospeso nel vuoto a una altezza da infarto e aggrappato a uno spuntone di roccia color sangue. I lunghi capelli scuri sfiorano zigomi decisi, mentre le braccia muscolose e abbronzate si tendono fino allo spasmo sotto il peso del corpo.
Come sfondo la maestosa desolazione delle badlands dello Utah e la musica di Hans Zimmer (con il tema immortale di Lalo Schifrin) attenta ad esaltare i movimenti felini di quel folle trapezista. Squilla il telefono: una voce ordina categoricamente di interrompere la vacanza, poi il messaggio esplode nella sua autodistruzione.
Ecco come riappare Tom Cruise alias Ethan Hunt nel secondo capitolo di Mission: Impossible diretto da John Woo. Una forza solare e virile di impatto (specie sul pubblico femminile) che non si era mai vista, distante anni luce dal iper-composto e asettico personaggio ideato per la Tv da Bruce Weller negli anni Sessanta. E per nulla somigliante con l’agente interpretato dallo stesso Cruise quattro anni prima.
Il primo, infatti, vedeva alla regia sua maestà Brian De Palma, sfortunatamente per il pubblico, in lite con il proprio talento, e preoccupato più dei suoi virtuosismi tecnici che di razionalizzare l’intrigo e dare forza e colore alle immagini. John Woo, al contrario, ci riesce ampiamente creando una delizia di slow motion, roboanti scene corpo-a-corpo degne del vero “made in Honk Kong” ed un elettrizzante duello su Triumph. Immancabili le schermaglie amorose, questa volta, con la sinuosa e conturbante sangue misto Thandie Newton, lanciata da Bernardo Bertolucci.
– <Impossibile, non Difficile>> dice un Anthony Hopkins dal perfetto aplomb nella parte del capo della MIF, l’organizzazione pluri-top secret sempre pronta a sventare – in extremis - crimini mondiali. E se gli auguri non sono dei migliori, le prospettive sono peggio.
Non c'è proprio via di scampo per l’agente speciale Ethan Hunt (Cruise). Interrompe il suo pericoloso passatempo e vola subito in Spagna. Deve, infatti, entrare nelle grazie dell’ex fidanzata (Newton) di un terrorista biologico che minaccia di scatenare un virus letale contro l’umanità. La graziosa brunetta, ladra professionista di gioielli è proprio la sola e unica chiave di accesso per stanare il folle psicopatico Sean Ambrose (Scott) e recuperare virus e vaccino, senza pagare il riscatto di 30 milioni di dollari. Ma per scongiurare l’annientamento, Mr Hunt deve avere la furbizia di James Bond, deve saper saltare come Jackie Chang e menare le mani come Bruce Lee.
E Cupido? Lui è sempre in agguato in questi casi. Ecco il bel Tom, infatti, che frana ai piedi della perla afro-britannica e lotta coi denti per salvarla dalle grinfie del ex-cornuto e dai colleghi. Corse in macchina, in moto, in elicottero. Salti in acqua, in cielo, tra le lenzuola, tutto condito da calci e botte, pugni e gadget.
Ecco come riappare Tom Cruise alias Ethan Hunt nel secondo capitolo di Mission: Impossible diretto da John Woo. Una forza solare e virile di impatto (specie sul pubblico femminile) che non si era mai vista, distante anni luce dal iper-composto e asettico personaggio ideato per la Tv da Bruce Weller negli anni Sessanta. E per nulla somigliante con l’agente interpretato dallo stesso Cruise quattro anni prima.
Il primo, infatti, vedeva alla regia sua maestà Brian De Palma, sfortunatamente per il pubblico, in lite con il proprio talento, e preoccupato più dei suoi virtuosismi tecnici che di razionalizzare l’intrigo e dare forza e colore alle immagini. John Woo, al contrario, ci riesce ampiamente creando una delizia di slow motion, roboanti scene corpo-a-corpo degne del vero “made in Honk Kong” ed un elettrizzante duello su Triumph. Immancabili le schermaglie amorose, questa volta, con la sinuosa e conturbante sangue misto Thandie Newton, lanciata da Bernardo Bertolucci.
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Non c'è proprio via di scampo per l’agente speciale Ethan Hunt (Cruise). Interrompe il suo pericoloso passatempo e vola subito in Spagna. Deve, infatti, entrare nelle grazie dell’ex fidanzata (Newton) di un terrorista biologico che minaccia di scatenare un virus letale contro l’umanità. La graziosa brunetta, ladra professionista di gioielli è proprio la sola e unica chiave di accesso per stanare il folle psicopatico Sean Ambrose (Scott) e recuperare virus e vaccino, senza pagare il riscatto di 30 milioni di dollari. Ma per scongiurare l’annientamento, Mr Hunt deve avere la furbizia di James Bond, deve saper saltare come Jackie Chang e menare le mani come Bruce Lee.
E Cupido? Lui è sempre in agguato in questi casi. Ecco il bel Tom, infatti, che frana ai piedi della perla afro-britannica e lotta coi denti per salvarla dalle grinfie del ex-cornuto e dai colleghi. Corse in macchina, in moto, in elicottero. Salti in acqua, in cielo, tra le lenzuola, tutto condito da calci e botte, pugni e gadget.
Le moto e i segreti dal set
– Tom Cruise guida una fiammanteTriumph Speed Triple con motore 3 cilindri 4 tempi di 955 cc. Nelle sequenze dove Cruise salta le mura della casa del cattivo, la moto è stata sollevata dai cavi di acciaio fissati ad una gru.
– Questa volta il marito di Nicole Kidman l’ha spuntata e ha prodotto il film assieme a Paula Wagner autoriducendosi il compenso (solo 20 milioni di dollari, contro i 70 di stipendio del primo M: I), ma aggiudicandosi il 12% dei profitti sugli stratosferici incassi della pellicola ( l’M: I numero uno ha incassato in tutto il mondo 420 milioni di dollari, mentre il secondo veleggia verso i 380). Cruise, per il noto protrarsi della lavorazione di Eyes Wide Shut>, è rimasto inchiodato a questo sequel per ben tre anni facendo il pendolare tra Londra, l’Australia e Hollywood. Per tacere delle baruffe sul set, le lungaggini dovute al maltempo e al suo perfezionismo. E anche se per girare le scene la Industrial Light & Magic di George Lucas ha realizzato immagini miracolose, Cruise ha guidato personalmente la moto nelle scene più spericolate e, come nella maggior parte del film, non ha voluto avere lo stuntman tra i piedi, regalando il mal di testa al regista.
- Lo sfrenato inseguimento tra le due Triumph sulle note indiavolate dei Metallica - al limite della fusione del motore - incastona nello schermo lo sguardo dello spettatore. Tom, sexy come non mai, è scatenato. Prima grattuggia la suola dei suoi anfibi sull’ coriaceo asfalto australiano per controllare meglio la potente moto lanciata a 150 km/h, poi salta come un novelllo cavallerizzo sulla sella e schizza verso il cielo per lanciarsi contro il bio-terrorista, catapultato in aria a sua volta dalla Triumph. Così mentre le moto finiscono direttamente dallo sfasciacarrozze e il mondo intero tira un sospiro di sollievo, il critico si ripete che solo un fenomeno come Woo poteva concepire e creare una scena simile (vedere, sempre del regista, The Killler e Hard Boiled), capace di non far rimpiangere il vuoto banale della sceneggiatura che, nonostante sia passata tra le mani di sette scrittori, è firmata da Robert Towne, l'autore di Chinatown.
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