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Equipaggiamento

Schuberth C5: come va il nuovo apribile della Casa tedesca

Marco Gentili
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Schuberth C5: come va il nuovo apribile della Casa tedesca

Abbiamo testato il nuovo top di gamma dei caschi modulari. Ottimo fitting, areazione interna a livelli eccelsi e grande funzionalità. Ecco quanto costa

Schuberth è nata 100 anni fa e, dalla fine degli anni ‘90, quando ha iniziato a produrre caschi modulari, si è affermata come leader di mercato in questo segmento, da sempre amato dai mototuristi, ma che negli ultimi periodi sta vivendo un autentico boom. Non c’è quindi da stupirsi se, come modello per il lancio della gamma ECE 22.06, l’azienda di Magdeburgo ha scelto proprio un casco apribile. Si chiama C5 e, come suggerisce il nome, eredita il posto del best seller C3 e del meno fortunato C4.  

COM'E' FATTO

Rispetto a quest’ultimo, si tratta di un casco del tutto nuovo, di una piattaforma sulla quale saranno successivamente sviluppati tutti i modelli conformi alla nuova omologazione. È stato ridisegnato nelle forme, per privilegiare l’areazione, con l’aria che entra sia dall’ampia apertura sul mento di tipo crossistico, sia dalle prese situate sulla parte superiore della calotta; inedito anche il sistema di estrazione, con una doppia uscita posteriore per l’aria calda.   Molto è stato fatto sul fronte del comfort: per garantire il fitting migliore a tutti i motociclisti, Schuberth dà la possibilità di personalizzare le imbottiture laterali e posteriori (nelle taglie M/L/XL) e delle guance (per tutte le taglie). La calotta, dicevamo: realizzata in due misure, copre le taglie dalla XS alla 3XL. La struttura esterna è in fibre di vetro con rinforzi in carbonio nei punti strategici della calotta. Come al solito è presente il visierino parasole, e il meccanismo per il sollevamento della mentoniera prevede un sistema di blocco per evitare che quest’ultima scenda inavvertitamente durante una frenata brusca. Interessante è la city position: Quando si tira su la mentoniera e poi la si richiude, la visiera tradizionale mantiene la posizione di partenza. Altra cosa non banale, lo Schuberth C5 è omologato P/J, e quindi può essere usato sia in configurazione jet sia in versione integrale. E, nonostante l’omologazione 22.06, il suo peso statico è rimasto pressoché invariato rispetto al C4 (1.640 grammi in taglia M). La connettività di bordo è garantita da un cablaggio già predisposto su tutti i caschi, e dalla possibilità di alloggiare, nella parte posteriore della calotta, un’unità interfono nativa, realizzata dalla specialista Sena.  

LA PROVA SU STRADA

Fin qui la presentazione statica. Ma come va realmente il nuovo top di gamma di Schuberth? La risposta, ovvia, è: benissimo. E a ben vedere non potrebbe essere altrimenti, visto che la Casa tedesca punta fortissimo su quello che per lei equivale a una Rolls-Royce dei caschi. La ventilazione è davvero ottimale – e lo diciamo a ragion veduta, avendo sperimentato il casco in una giornata di maggio che sembrava uscita dal deserto del Burkina Faso – e, quando lo si usa in configurazione jet, non esiste effetto-vela. Stavolta non è stato lasciato niente al caso. E la possibilità di regolare il fitting interno rende il C5 davvero un nuovo punto di riferimento nel settore (in attesa della prevedibile prossima risposta del suo “arcinemico” Shoei Neotec). Inoltre di serie il casco esce dalla fabbrica con la lente Pinlock 120, che meglio di così non si può davvero.  

I PREZZI

Veniamo infine ai prezzi: 629,99 euro per le versioni monocolore, 729,99 euro per le grafiche. Non pochi a livello assoluto, ma il casco li vale tutti. E chi viaggia molto, di solito, non bada a spese per questo elemento.  
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