Ride Vision (assistente alla guida): 4 occhi... meglio di 2
Questo sistema aftermarket basato su due telecamere offre evolute funzioni di assistenza alla guida, aumentando la sicurezza attiva. Si monta facilmente, funziona già bene e in più si aggiorna online
le telecamere sono gli occhi, ma la mente è un sofisticato algoritmo predittivo della dinamica di guida
Il gioco degli sguardi
Ma partiamo dall’inizio. Dopo la diffusione e l’apprezzamento sulle auto, da pochi mesi i sistemi radar hanno iniziato a fare la loro comparsa sulle moto. La Ducati Multistrada V4 ha ne ha due: anteriore per il cruise control adattivo (ACC) e posteriore per il controllo dell’angolo morto (BSD); la KTM 1290 Super Adventure S ha l’anteriore per l’ACC e a breve sono attese Kawasaki e BMW. Si tratta di sistemi integrati con l’elettronica di bordo, che grazie a sofisticati algoritmi distinguono tra oggetti fissi e mobili evitando falsi allarmi. Quella del radar, però, è una tecnologia relativamente costosa, specie rispetto a quella delle telecamere grandangolari esplosa negli ultimi 10 anni (dal fenomeno GoPro in giù). Sono quindi nate startup che lavorano sull’analisi delle immagini video, per arrivare a ottenere risultati uguali (e possibilmente migliori) rispetto a un radar; una di queste aziende, Ride Vision, è ora arrivata sul mercato con un sistema per moto. Che come al solito è ancora più complesso di quelli per auto, perché la moto è tendenzialmente una scheggia impazzita nel traffico che per di più si inclina e beccheggia moltissimo, trascinando con sé la telecamera in questi movimenti.la segnalazione dei veicoli negli angoli morti è infallibile: Dopo due ore non ne faresti più a meno
Dai missili alle moto
Se parliamo di oggetti veloci che si muovono in un ambiente critico, in Ride Vision sono però abituati a trattarli. Il gruppo di lavoro che ha fondato l’azienda è infatti composto da ingegneri israeliani che lavoravano in ambito militare. Il loro algoritmo si appoggia al mondo dei “Big Data”, attraverso l’analisi statistica di migliaia di situazioni diverse che si traducono in ore e ore di registrazioni video di traffico stradale, da cui vengono estrapolate le condizioni di potenziale pericolo. Per quanto la tecnologia delle action cam sia ormai accessibile, il sistema è tutt’altro che banale dovendo tener conto della posizione e della velocità del veicolo. Per questo oltre alle due telecamere anteriore e posteriore e alla centralina che prende le decisioni, integra un’antenna GPS e un sensore di velocità sulla ruota. Le elaborazioni sono tradotte in segnali di pericolo inviati attraverso classici led montati sugli specchietti: una luce arancione si accende dal lato dal quale sopraggiunge un veicolo da dietro e due luci rosse si accendono quando ci si avvicina troppo a un veicolo che precede.Ride Vision: la prova
Abbiamo provato il Ride Vision montato su una Benelli TRK 502: lavoro pulito e con un impatto minimo sull’aspetto della moto. Avremmo forse preferito un montaggio dei led più interno: averli all’esterno degli specchietti è elegante, ma la loro visibilità risulta un po’ ridotta visto che su modelli come la TRK gli specchietti sono piuttosto larghi, e quindi molto ai margini del campo visivo. Ci siamo avventurati in un giro tra centro città e tangenziale per mettere alla prova il sistema a diverse velocità e in diverse situazioni di traffico. In generale il Ride Vision, pur essendo alla prima release, funziona già piuttosto bene, specie nella segnalazione dei veicoli provenienti da dietro (angolo cieco dello specchietto) dove è infallibile: dopo due ore di abitudine, non ne faresti più a meno.Il sistema Ride Vision segnala i veicoli nell’angolo cieco dello specchio con il led arancione esterno. I led interni, rossi, sono dedicati ai veicoli troppo vicini davanti a sé
L'importante è capirsi
Quanto alle reazioni rispetto a quello che succede davanti, in tangenziale il Ride Vision ha mostrato di non farsi trarre in inganno dalla classica guida motociclistica con slalom a moto inclinata, ad esempio. Certo, poi bisogna trovare il settaggio che si preferisce, perché trattandosi di una “intelligenza artificiale” con questa intelligenza si deve instaurare un rapporto di fiducia: occorre che il sistema segnali solo le situazioni che il pilota ritiene di potenziale pericolo, e non quelle il pilota non ritiene a rischio. Nel corso del nostro test, ad esempio, abbiamo trovato troppo conservativo il setting ad alta velocità: in tangenziale il sistema ha impostato una distanza di sicurezza elevata, attivandosi fin troppo spesso. In città, a bassa velocità, le luci rosse si accendono invece molto tardi, probabilmente con l’obiettivo di non distrarre se non indispensabile. Vero è che è difficile mettersi volutamente in una condizione di effettivo pericolo per giudicare cosa è ‘tardi’; in un sistema che non prende il controllo del veicolo ma si limita ad avvisare chi guida, avremmo comunque optato in queste condizioni per un settaggio più prudente, specie con i veicoli fermi in sosta o in attesa di immettersi in carreggiata che costituiscono uno dei pericoli più frequenti per chi guida su due ruote.Nel kit Ride Vision ci sono tecnologie che ancora 10 anni fa sembravano fantascienza e ora sono a portata di aftermarket. Le due telecamere grandangolari inviano le informazioni video alla centralina dove risiedono gli algoritmi che valutano la dinamica della moto in relazione a quella dell’ambiente circostante (altri veicoli, strutture fisse). A stabilire posizione e velocità del veicolo concorrono le informazioni di un’antenna GPS e di un sensore di velocità a effetto Hall da montare sul disco anteriore. La segnalazione dei pericoli è affidata ai due lampeggiatori led da fissare sugli specchietti. Non manca una presa USB per scaricare i video