Attualità
A che cosa serve la normativa EURO?
Dall’EURO 1 all’EURO 5 e 5+, tutti i benefici (e i problemi) che hanno portato le omologazioni antinquinamento
Nel 1999, quindi 26 anni fa, nasceva la prima omologazione legata al mondo moto, ovvero l’EURO 1. La sua introduzione costituisce uno spartiacque: si inizia infatti a far riferimento ai modelli precedenti con la denominazione EURO 0.
Da quel momento in poi le cose cambiano: le case sono costrette a montare tecnologie non utili al funzionamento della moto, ma dedicate a ridurre l’inquinamento e altri controlli generali delle emissioni. Di fatto prima l’unico scopo era quello di far funzionare bene una moto, in particolare il motore, e l’unica occasione in cui si guardava all’ambiente (indirettamente) era nel caso dei modelli con consumo minore.
Perchè nasce l'esigenza di "omologare" le moto?
Per le auto si parla di EURO 1 già nel 1992. L’idea di fondo è circa la stessa di oggi: ridurre l’inquinamento dovuto ai gas di scarico dei mezzi di trasporto, cosa che si amplificò con la crescita dei mezzi in circolazione nelle città. Per le moto ci vollero altri 7 anni. Oltre alla consapevolezza ambientale, ci furono altri fattori a determinare l’introduzione di omologazioni antinquinamento. Il primo problema fu il due tempi; negli anni 90 ci fu il boom di vendite di moto e soprattutto scooter, in particolare 50 cc, a due tempi. Questi comportano una maggior quantità di inquinanti emessi dal singolo veicolo, anche rispetto alle auto, seppure in minor quantità.Altri fattori furono l’allineamento con le auto, necessità sanitarie e fattori internazionali che portarono l’Europa a doversi allineare col resto del mondo.
Cosa comportano le normative?
L’EURO 1 introduce limiti di emissione per il monossido di carbonio e altri limiti per idrocarburi incombusti, e per quanto riguarda gli ossidi di azoto ci fu un limite solo nel caso dei motocicli e non per i ciclomotori. In questo caso non si è vista l’introduzione di particolari tecnologie. L’EURO 2 introduce limiti molto più severi legati all’emissione di monossido di carbonio sia per motocicli che per ciclomotori e anche gli idrocarburi devono essere più contenuti per i primi. È da qui che le case motociclistiche iniziano a dover realizzare motori decisamente più “puliti”, sono infatti gli anni in cui si inizia a vedere l’utilizzo più diffuso dell’iniezione elettronica. Arrivati all’EURO 3 le cose non cambiano molto in termini di restrizioni. Si riduce ulteriormente la soglia massima di emissione per i motocicli, l’iniezione elettronica diventa obbligatoria e vengono introdotti sistemi di diagnostica assieme ai test di simulazione di guida reale per verificare le emissioni. A far la vera differenza è stato l’EURO 4 che segna un punto si svolta per i ciclomotori. Per la prima volta anche loro sono costretti a rientrare in una soglia di emissione di idrocarburi e ossidi di azoto; perciò, il 2 tempi inizia a trovarsi a rischio. Le case provano anche in questo caso a ridurre l’impatto con l’iniezione elettronica, ma per tipologia di funzionamento, è davvero difficile ridurre questo tipo di emissioni per un motore a 2 tempi. Per i motocicli invece vengono richiesti sistemi ancora più efficienti. Diventa obbligatorio l’OBD (la diagnostica di bordo; ndr), si introduce una regolamentazione sul rumore massimo emesso e nasce il WMTC, il test unificato a livello mondiale per la simulazione dei consumi. L’EURO 5 pone fine (di fatto) all’era del due tempi. Quasi tutte le case interrompono la produzione di ciclomotori a due tempi perché troppo costosa e avrebbe reso poco appetibili, in termini di prestazione, le piccole cilindrate. Per i motocicli si arriva a soglie di emissioni che rasentano lo zero e viene richiesta l’introduzione di diversi sistemi di controllo che oltre alle emissioni già citate prevedono controlli sull’ossigeno presente nei gas di scarico, mancate accensioni e altri. Sono ulteriormente migliorati i sistemi di diagnostica e introdotti controlli sull’intero ciclo di vita della moto. Arrivati a questo punto è quasi difficile ridurre ulteriormente le emissioni di motori endotermici; l’ibrido è una tecnologia difficile da realizzare per le moto; perciò, in futuro potrebbero essere necessarie nuove tecnologie se non ricorrere all’elettrico. Oggi ci troviamo di fronte a un’omologazione intermedia, l’EURO 5+. Questa non cambia i valori di emissione massimi ma introduce ancora più controlli. In primis la seconda sonda lambda che viene installata a valle del catalizzatore, a cui si aggiungono test di consumo reali: la moto infatti deve infatti percorrere in circuito una quantità di chilometri molto alta, e rientrare anche dopo tanto tempo nelle soglie. Questo è servito ad evitare catalizzatori economici, con funzionamento ridotto nel tempo e in generale verificare l’efficienza dei motori per tutta la loro vita. Molte case costruttrici, infatti, non hanno dovuto modificare quasi nulla, se non introdurre la sonda lambda.In sintesi...
Siamo abituati a sentirci dire che le omologazioni hanno solo portato il “male” nel mondo delle moto. A conti fatti, le potenze massime dei veicoli non sono calate nel corso degli anni. A risentirne però è stata la risposta generale del motore: un motore EURO 3, tendenzialmente, sembra ed è meno “strozzato” di un EURO 5. La differenza si nota bene sulle piccole cilindrate, ad esempio sugli scooter 125. Poi ci sono problemi legato al peso aumentato a causa delle tecnologie come gli scarichi e le nuove parti di controllo e naturalmente il loro costo che alla fine grava sull’acquirente. E annessi eventuali malfunzionamenti che sono rari ma esistenti. Vedendola dal lato dello scopo per cui le omologazioni EURO sono state introdotte, si sono raggiunti traguardi davvero impressionanti. Le intenzioni dall’EURO 1 erano quelle di ridurre le emissioni dei mezzi di trasporto e l’Europa ci sta riuscendo. Riportare tutte le soglie del paragrafo precedente non ha molto senso ma basti pensare che si è passati dal primo limite dell’EURO 1 di 13 g/km come soglia per il monossido di carbonio fino a 1 g/km con l’EURO 5. Una moto di grossa cilindrata (sopra i 750 cc) EURO 0 emetteva in media più di 20 g/km.In 25 anni si sono quindi risparmiate circa il 90% delle emissioni di inquinanti.