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RCB: dalla Malesia alla conquista dell’Europa

Stefano Gaeta il 02/11/2024 in Attualità
RCB: dalla Malesia alla conquista dell’Europa
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Il colosso orientale dell'aftermarket ha aperto da pochissimo alle porte di Milano la prima filiale in Europa: ecco quali sono i suoi piani per farsi conoscere anche sui mercati premium come il nostro

La sigla MKA non dice niente agli appassionati italiani di moto. Forse è un po’più familiare la sigla RCB, marchio che gli appassionati di Motorsport avranno visto sulla quasi totalità delle moto che corrono nel mondiale Moto2, Moto3 e MotoGp. Ebbene, basti sapere che MKA (che di RCB è la capogruppo) è un colosso orientale dell’aftermarket che ha deciso di far sentire la sua voce anche in Europa. E che ha scelto proprio l’Italia come testa di ponte per approcciare i mercati europei. Abbiamo incontrato il country manager Europa per RCB, Jai Ismail, per scoprire cosa si cela veramente dietro ad un marchio e ad una azienda di fatto ancora sconosciuti nel nostro paese.

Cosa vi ha spinti a scegliere l’Italia per installarvi la vostra prima filiale europea?

“Pensiamo che l’Italia sia lo specchio più veritiero dell’andamento generale del mercato delle due ruote in Europa e crediamo che essere qui sia fondamentale per respirare le tendenze più giuste e le esigenze più diffuse degli appassionati. Siamo convinti che le moto facciano parte della cultura italiana e noi abbiamo voglia di respirare questa cultura e questa passione. Per promuovere il nostro business il riferimento sono e saranno i dealer con i quali lavoreremo in sinergia per farci trovare pronti con i prodotti che hanno maggiore appeal sugli appassionati e per i quali c’è maggior richiesta. La nostra forza è la possibilità di poter progettare, sviluppare e poi produrre tutto in casa senza doverci quasi ma appoggiare a terzi. Motivo per cui a breve daremo il via anche ad un reparto di ricerca e sviluppo nel vostro paese”.

 

"essere in italia per noi significa poter capire meglio le esigenze degli appassionati"

Jai Ismail (RCB)
RCB: dalla Malesia alla conquista dell’Europa

Detto così sembra una storia in qualche modo già sentita, l’offerta di accessori aftermarket non manca di certo. E ce n’è per tutte le tasche. In che modo pensate di potervi distinguere?

“Vero, ma noi siamo convinti di poter offrire prodotti ad altissimo livello tecnologico per i quali utilizziamo materiali di pregio come titanio, carbonio e ergal lavorato CNC. Da oltre dieci anni lavoriamo a stretto contatto con la maggior parte dei team che corrono il Mondiale e questo ci ha permesso di imparare a lavorare per l’eccellenza del nostro settore. Il nostro logo non compare sulle carene solo come semplice sponsor, i nostri componenti sono realmente montati sulle moto che scendono in pista. In quell’ambito non c’è spazio per l’improvvisazione, le richieste sono sempre al massimo e bisogna saper fornire il massimo. Le persone che da noi disegnano, sviluppano e produco i componenti per il racing sono le stesse che lo fanno per i mezzi destinati all’uso stradale. Vogliamo trasferire questa scuola anche nella produzione in serie, cosa che già facciamo per il mercato asiatico nel quale siamo riconosciuti come brand di riferimento. E il nostro obiettivo è quello di diventarlo anche in Europa offrendo componenti che vedono l’utilizzo degli stessi materiali e lo stesso schema produttivo che utilizziamo per i componenti racing. Riuscire a comunicare questa cosa all’utente finale siamo convinti che possa rivelarsi la scelta vincente".

Un esempio che ci aiuti a capire meglio?

Molto banalmente la manopola montata sullo scooter proprio davanti a noi è identica a quella che utilizza un pilota che corre il Mondiale. Ricevemmo una richiesta particolare da un team che necessitava di uno speciale disegno per la gomma della manopole su richiesta del loro pilota. Abbiamo soddisfatto la richiesta e di conseguenza pensato di industrializzare il prodotto per metterlo a disposizione del pubblico. E così per molti altri componenti che sviluppiamo per il racing e che poi diventano acquistabili, pur se con alcune modifiche spesso necessarie per le omologazioni.

Il vostro principale mercato al momento è proprio quello degli scooter. Pensate di approcciare anche quello delle moto e in che modo?

"Sappiamo bene che il mercato degli scooter fa grandi numeri, sarebbe sbagliato non tenerlo nella considerazione che merita. Anche perché abbiamo una enorme esperienza in questo ambito che vogliamo trasferire anche nel panorama europeo, al momento per noi poco conosciuto. Crediamo però di aver capito che in Italia, ad esempio, lo scooter viene visto soprattutto come un pratico mezzo di trasporto per la vita di tutti i giorni. La cultura motociclistica nei paesi asiatici e diversa. Da noi ci sono moltissimi trofei monomarca dedicati agli scooter. Lo scooter customizzato e reso più performante è un vero status. Pensiamo invece che da voi la vera passione ruoti soprattutto intorno al mondo delle moto. Ecco perché la scelta di far nascere un reparto di ricerca e sviluppo proprio qui, per poter essere sempre aggiornati sulle tendenze del mercato moto ed agire di conseguenza in tempi quanto più possibile rapidi. Lavorando in strettissima collaborazione con il nostro quartier generale in Malesia, dove continueremo la produzione. Dovrà essere un lavoro di squadra che vedrà in campo i dealer, i nostri progettisti e tutti gli uomini del marketing che avranno il compito di tenere gli occhi aperti su cosa funziona e cosa no".
 

"abbiamo una fortissima esperienza nel settore aftermarket del mondo scooter e vogliamo trasferirla anche in europa"

Jai Ismail (RCB)
RCB: dalla Malesia alla conquista dell’Europa

Quali sono i segmenti che ritenete più interessanti e sui quali punterete maggiormente?

"Ci stiamo guardando intorno con grande attenzione e naturalmente siamo pronti ad affrontare qualsiasi sfida. Le moto che fanno numeri importanti meritano una riflessione ed un’analisi dedicata. Ma la passione ha mille sfaccettature e il nostro obbiettivo è quello di metterci nella condizione, in relativamente breve tempo, di essere un brand valutato dal motociclista in sella alla maxi enduro più amata del momento come a quello che guida una naked da 200 cavalli e, perché no, anche dall’amante delle cruiser e delle custom. Crediamo che la vera vittoria sarà quella di essere riconosciuti come azienda affidabile, in grado di fornire componenti ad altissimo profilo tecnico in grado di migliorare molteplici aspetti della dinamica di guida e l’estetica. Senza trascurare l’aspetto economico. Al momento siamo abituati, e non sappiamo se sia sempre un bene, ad interfacciarci con i team che corrono il Mondiale dove il contenimento dei costi è un aspetto non sempre preponderante. L’attenzione al prezzo finale sarà una delle battaglie più dure da affrontare".

Al gruppo MKA fanno capo diverse aziende del settore automotive, come sono suddivise le competenze?

"Il quartier generale di MKA è in Malesia, siamo un’azienda strutturata ma con un forte impatto famigliare. Il nostro attuale CEO, Lee Cong Quan, è la seconda generazione della famiglia che con il capostipite Mr. Lee Meng Tek fondò MKA 30 anni fa. Negli anni abbiamo diversificato gli ambiti per rendere più snella tutta la filiera di progettazione, sviluppo e produzione. A MKA fanno capo RCB che è focalizzata maggiormente sull’aspetto racing con particolare attenzione a ciclistica, ruote, freni e tutti i componenti prodotti in materiali pregiati. UMA racing è maggiormente orientata verso i componenti del motore in generale, tutto il reparto trasmissione, le centraline e gli scarichi. Solfil è di fatto il mix tra i due diversi orientamenti con in più il vantaggio di una particolare attenzione al costo finale dei prodotti. Ma non abbiamo per il momento in progetto di far sbarcare Solfil in Europa".
 

"fare breccia nel mercato europeo è una sfida interessante che richiede risorse e persone. noi siamo qui per fare bene e crescere"

Jai Isamil (RCB)
RCB: dalla Malesia alla conquista dell’Europa

Visto la vostra consolidata posizione nel marcato orientale, dove i numeri sono importanti, cosa vi spinge ad iniziare questa avventura in un mercato così diverso e per, certi aspetti, anche molto complesso?

"Siamo consapevoli che la sfida necessiti di un grande impegno e di grandi risorse, economiche e umane. Ma non possiamo nasconderci che in Europa c’è una passione e una cultura motociclistica che da noi è pressoché sconosciuta. Riuscire a far breccia in un mercato per noi completamente nuovo è stimolante e siamo convinti che ci possa parallelamente far crescere anche nel mercato interno dandoci la possibilità di portarci a casa molte informazioni legate al gusto, alle tendenze e alle richieste di un certo tipo di clientela".

Cosa vi aspettate da Eicma 2024?

"Siamo pronti e convinti di aver lavorato bene. E’ il nostro secondo Eicma e abbiamo l’esperienza di quello passato che ci ha permesso di allacciare interessanti collaborazioni e fare preziosi incontri per sviluppare il nostro businnes. E’ una grande occasione per farci conoscere dal maggior numero di persone possibili tra gli addetti ai lavori. Abbiamo un’azienda che produce eccellenza ma il nostro brand è poco conosciuto o quantomeno poco riconducibile a quello che realmente produciamo. Puntiamo molto su Eicma 2024 forti adesso anche della presenza fisica in Italia con il nostro nuovo ufficio. Questo ci permetterà sicuramente di ridurre le distanze e accorciare i tempi per renderci sempre più competitivi sul mercato".

C’è un sogno che vi piace in qualche modo cullare ma che per il momento resta nel cassetto?

"Sono molto attratto dal mondo del fashion e ho sempre immaginato una futura collaborazione tra la nostra azienda e un marchio del lusso. Come poterlo mettere in pratica onestamente ancora non riesco ad immaginarmelo però sarebbe fantastico avere alcune componenti marchiate con il logo di grandi brand della moda affiancato al nostro. Adesso però non ho il tempo ne le risorse per poterci pensare seriamente. Il focus deve rimanere quello dello sbarco in Europa".
 

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