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Energica è fallita: l'high-tech nel Paese della pizza

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Energica è fallita: l'high-tech nel Paese della pizza
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Si ferma l'avventura di Energica, che partendo da zero aveva saputo realizzare moto elettriche fra le più tecnologiche del mondo e correre nel mondiale MotoE. A condannare l'azienda modenese la crisi del fondo Ideanomics, lo scarso coraggio degli investitori italiani e l'immobilità delle nostre istituzioni

Energica è fallita. L’ex fornitore unico della MotoE, nonché una delle poche nuove aziende italiane nel mondo delle due ruote capaci di far parlare di sé, si è arresa ai conti drammaticamente in rosso. Dovranno cercare alternative i 123 dipendenti del 2023, già ridotti a 50 a seguito di uscite volontarie dall’azienda, mentre la dirigenza dopo aver cercato soluzioni a tutti i tavoli (investitori privati, banche, amministratori regionali) ha portato i libri in tribunale ieri, martedì 15 ottobre. Perché i conti così in rosso? Due i motivi principali: i continui investimenti in ricerca e per avere visibilità (su tutti la costosa avventura in MotoE) e le mancate promesse del fondo americano Ideanomics, che non ha mai fatto arrivare a Modena i fondi che si era impegnato a mettere a disposizione per sostenere queste atttività, oltre ovviamente alla produzione.

La dura vita delle startup

Energica è sempre stata un’azienda ambiziosa, ha sempre fatto il passo un po’ più lungo della gamba. Facendo scommesse rischiose, ma indispensabili se vuoi crescere davvero. Il tipo di scommesse che hanno fatto Apple (più volte) o Tesla, due aziende oggi leader ma che si sono trovate in più occasioni a un passo dalla catastrofe, salvandosi grazie a finanziamenti basati sostanzialmente sulla fiducia nel loro potenziale. Nel 2008 Elon Musk doveva decidere se salvare Tesla o SpaceX, entrambe schiacciate dagli investimenti altissimi richiesti prima di vedere alcun ritorno. Decisivo fu l’intervento di Mercedes, che a inizio 2009 comprò in extremis il 10% di Tesla per 50 milioni di dollari (peraltro un ottimo investimento, visto che quel 10% vale oggi una settantina di miliardi di dollari). Persino nell’America sempre in caccia di unicorni (le startup capaci di arrivare nel giro di pochi anni a valere un miliardo di dollari) Tesla rischiò seriamente la bancarotta, e non c’è da stupirsi quando si guarda al settore dell’alta tecnologia. Certo ci possiamo appassionare alle storie dei ragazzini un po’ nerd che creano Google o Facebook nel garage di casa, ma la realtà è che in ogni caso per sviluppare la tecnologia servono un sacco di soldi. Soldi che è già difficile trovare oltreoceano, dove pure la mentalità è quella giusta, e praticamente impossibile da noi, dove chi ha i soldi li mette solo se il rischio di perderli è zero.

Il sogno americano

Infatti Energica era partita con fondi propri, nascendo da una costola di CRP Meccanica, realtà modenese attiva nelle lavorazioni hi-tech anche per la Formula1. Poi si era quotata in borsa, e se lo fosse rimasta forse sarebbe ancora qui; invece nel 2021 è stata acquisita dal fondo americano Ideanomics, che voleva aggregare diverse realtà attive nell’ambito elettrico e realizzare un polo con forti sinergie al suo interno, in particolare mettendo a Modena l’R&D globale: un bel riconoscimento delle competenze e della dimensione raggiunti, che arrivava dal Paese più bravo a fare investimenti. Sembrava una prospettiva entusiasmante, che avrebbe portato un bell’indotto in termini di know-how, relazioni con l’università e con i fornitori, capacità di restare al passo con i tempi che cambiano – qualunque cosa si possa pensare della mobilità elettrica. Energica aveva sviluppato e brevettato diverse tecnologie interessanti per la batteria, per il motore e per l’intero veicolo, e i suoi prodotti avevano (fuori dall’Italia) una buona richiesta, in particolare la crossover Experia basata sulla piattaforma più recente. Ancora un paio di anni fa, le prospettive di Energica sembravano rosee.

La crisi inaspettata

Ideanomics è però entrato in una profonda crisi (pare legata a false comunicazioni alla inflessibile Borsa USA) e ha erogato solo un terzo dei fondi promessi, lasciando Energica a corto di soldi e nell’impossibilità di produrre le sue moto. L’esposizione finanziaria è una situazione purtroppo non infrequente nel mondo dell'industria, e ha fermato in tutte le epoche progetti di tutti i tipi, dai grattacieli alle missioni spaziali. In questi casi servirebbe una lungimirante Mercedes o una politica capace di capire il valore della tecnologia e sostenere l’azienda in un momento difficile. Purtroppo per noi, per lo Stato italiano è sempre un momento difficile, e di sostenere aziende hi-tech in difficoltà non se ne parla; anzi si fa il possibile per aiutarle ad andare gambe all’aria, come avvenuto con Olivetti, Telecom Italia e tante altre. Energica non è la prima startup di moto elettriche a portare i libri in tribunale, e verosimilmente non sarà l'ultima. Sono fallite le ambiziose Mission Motors e Alta Motors in America, mentre sta andando benissimo l’europea Stark Technologies, che ha fatto anche lei scommesse rischiose ma al momento è ricoperta di ordini che riesce a evadere. Peccato che il fondatore, svedese, abbia deciso di mettere la sede in Spagna, non in Italia. Evidentemente chi investe in tecnologie ha capito che la nostra massima ambizione è rimanere il Paese della pizza, non quello della tecnologia.
Energica è fallita: l'high-tech nel Paese della pizza
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