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Perché le moto non sono alle Olimpiadi? E quando ci arriveranno?

Marco Gentili
di Marco Gentili il 26/07/2024 in Attualità
Perché le moto non sono alle Olimpiadi? E quando ci arriveranno?
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Nel giorno della cerimonia inaugurale, abbiamo fatto queste domande a Giovanni Copioli, presidente della Federmoto e grande promotore del motociclismo come sport olimpico

Oggi iniziano le Olimpiadi di Parigi. Giochi che ospiteranno tantissime discipline (alcune davvero di nicchia) ma non - come di consueto - gli sport motoristici. Ma quando è che potremo vedere le moto alle Olimpiadi? E perché questo non è un sogno proibito? Ne abbiamo parlato con Giovanni Copioli, presidente della Federazione italiana motociclismo (oltre che membro del board FIM) e uno dei maggiori promotori nei consessi internazionali dello sbarco delle due ruote alle Olimpiadi.

 

Copioli, perché le moto non sono presenti alle Olimpiadi?

"E' una vecchia storia, che deriva da una falsa percezione secondo cui il pilota non sarebbe un atleta. Ma l'obiezione che da anni la federazione internazionale solleva nei confronti del CIO (il comitato olimpico internazionale, ovvero l'ente che organizza le Olimpiadi e decide se ammettere o meno una disciplina; ndr) è che una moto, da sola, non è in grado di fare niente. Serve l'intervento e la prestazione atletica di un professionista. Insomma, la moto è un semplice mezzo, esattamente come lo è il fucile del tiro a volo, o l'arco. Ancor più opinabile è non ammettere il motociclismo come sport olimpico, quando poi ai giochi è presente da sempre l'equitazione, sport nel quale esiste anche la variabile, spesso decisiva, del cavallo".

 

Esistono possibilità di vedere ammesso il motociclismo come sport olimpico?

"Stiamo lavorando da tempo in questo senso. Ne ho parlato poche settimane fa con Jorge (Viegas, presidente della Federazione motociclistica internazionale; ndr) e con alcuni membri del Cio con cui abbiamo parlato nel corso di una riunione a Ginevra. Non c'è preclusione come c'era una volta nei confronti del nostro mondo. Ed è evidente che oggigiorno un motociclista è un atleta in tutto e per tutto, l'elemento decisivo della vittoria, non solo il conduttore di un mezzo a motore".

 

"portare il trial elettrico come sport dimostrativo nel 2028 non è impossibile. da parte del cio non c'è più chiusura nei confronti del motociclismo"

Giovanni Copioli (presidente Federmoto)
Perché le moto non sono alle Olimpiadi? E quando ci arriveranno?

Quali potrebbero essere i prossimi passi?

"Difficile fare previsioni. La speranza sarebbe quella di portare sin dalle Olimpiadi 2028 uno sport motoristico come disciplina dimostrativa. La scelta più logica è quella del trial indoor elettrico".

 

Perché?

"Perché si potrebbe fare una gara monomarca, con veicoli non inquinanti e non rumorosi, e questo livellamento del mezzo permetterebbe una situazione di parità per gli atleti in gara. Inoltre il trial indoor è una disciplina molto spettacolare, soprattutto per un pubblico poco abituato al mondo delle due ruote".

 

Si potrebbe fare di più?

"Questo rappresenterebbe un primo passo. Certo, il sogno di tutti sarebbe quello di avere una gara secca di MotoGP, magari con una soluzione tecnica monomarca che vada bene per tutti. E mi creda, i piloti, soprattutto quelli italiani di velocità, sognano davvero di vestire la maglia azzurra e correre per l'oro olimpico. Nel cross e nell'Enduro, invece, dove ci sono il Cross delle nazioni e la Sei giorni, esistono già competizioni a squadre che per certi versi equivalgono le Olimpiadi come prestigio".

 

Non essere uno sport olimpico è un limite per il motociclismo?

"Sì, lo è. E faccio l'esempio della nostra Federazione, che incassa in contributi pubblici il 19% del bilancio ed è la decima istituzione sportiva italiana per numero di club e tesserati. Vi sono federazioni decisamente più piccole della nostra, che magari rappresentano sport olimpici, i cui bilanci sono coperti da contributi per l'80%. Noi, da questo punto di vista, siamo ancora figli di un Dio minore". 

 

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