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BMW F 900 GS al Motorally: il ballo della debuttante
È l'ultima arrivata e, sulla carta, è quella più Off. Così ci siamo andati a correre all'Italiano Motorally. Cronaca di un debutto, sia per il pilota, un ex endurista, sia per una protagonista del mondo Adventure: la BMW F 900 GS. Due giorni densi di fatica, sorprese ma anche qualche piccola soddisfazione
Alla faccia della passeggiata. Il Motorally l’ho sempre considerato una sorta di Enduro edulcorato, qualcosa dove la lettura delle note implica percorsi veloci, scorrevoli, facili. La classica smanettata su sterrati. Invece, dopo aver partecipato alla prima prova di Riotorto (LI), ho cambiato idea. Singole giornate lunghe, sassi tanti, single track, un tracciato guidato, impegnativo, specie se l’acqua fa… cu cu. Insomma, nu burdello... come dicono a Napoli. È vero che ho partecipato con una maxi enduro stradale, la BMW F900GS, ma la considerazione rimane a prescindere.
Appuntamento importante questo, perché io e il mio team mate, Roberto Mattalini, portavamo al debutto una moto nuova, dichiaratamente Off. Ma non c’è stato tempo per prepararla, quindi abbiamo solo tolto gli specchi, le pedane del passeggero (con i loro attacchi) e il paracatena. La ruota posteriore da 17” ha limitato la scelta di gomme più aggressive, così abbiamo optato per le Metzeler Karoo Extreme, comunque dotate di mousse anche se montate su cerchi tubeless (vanno gonfiate lo stesso, a una pressione consigliata di 1,8 bar posteriormente e 1,3 davanti). Tanto, quindi, ma meno porterebbe a un facile stallonamento. In più, con simili cerchi, lo pneumatico rimane più aperto, aumentando superficie a terra sul piatto, ma rendendo la moto meno agile e perdendo mordente sui fianchi, oltre che offrire meno assorbimento perché la spalla è più bassa.
Prima giornata
Venerdì mattina, dopo aver ritirato il tracker (il rilevatore gps che ogni pilota si tiene in tasca per dar modo all’organizzazione di sapere sempre dove si trova) siamo sulla linea di partenza: sono le ore 10:13, decisamente morbidi rispetto a quanto ero abituato nell’Enduro. Corriamo nella categoria GPX, niente road-book, ma una traccia digitale fornita dall’organizzatore da seguire su un dispositivo satellitare. È sicuramente più facile che interpretare le singole note cartacee. Ma già guido una maxi con cui sarei andato volentieri all’Elba (l’imbarco è a pochi chilometri…), ci mancherebbe anche cimentarmi nella lettura vera e propria.Dueruote c'è
Tabella in tasca e via. Per fortuna il direttore Cristian Lancellotti ci aspetta, così i primi km li facciamo tutti assieme. Guidare seguendo una freccettina rossa sul Garmin non è facile come dirlo. La maggior parte ha un tablet dove potresti guardare anche un film tanto è grande (si chiama WLP), mentre il nostro Montana ha uno schermino piccolo-piccolo, poco visibile. Sterrati larghi, campi fioriti, viali cipressati che vedi solo nelle pubblicità, cascine in sasso che tolgono il fiato: attraversiamo un paesaggio commovente. Penso che l’aspetto più bello del Motorally sia proprio questo, cioè quello di entrare nel tessuto di un territorio fino alle sue viscere, scoprendo il retroscena, la strada secondaria, la frazione, l’agglomerato abbandonato. Meraviglioso. E senza mai ripassarci una seconda volta (come capita invece nell’Enduro).La moto si comporta bene, in piedi si guida benissimo, ha i riser alti della Enduro Pro, una bella risposta del gas, ti porta fuori dalle curve con la schiena giusta. È pesante, devi darle del Lei, ma l’architettura è sana. Patisco le ruote, che assorbono poco, e un mono molto diretto, un po’ secco e poco progressivo. Le sospensioni andrebbero preparate per un uso così gravoso e cronometrato.
Leggere e smanettare: all'inizio è un'impresa. poi...
Primo controllo orario, consegna della tabella al minuto prestabilito e dopo pochi metri c’è la speciale. Ma al tre, due, uno, via di un Motorally non parti con la pressione che hai nell’Enduro. Cioè, sì, tiri la marcia, ma non vai via a vita persa. È lunga, 23 km, non puoi farla tutta in apnea. Devi dosare, andare di conserva, tenere del margine, perché devi leggere: è vero che si segna, ma devi tenere la nota e così lo sguardo rimbalza fra l’ambiente e lo strumento. Occhi su, occhi giù e viceversa, continuamente. Non è facile. E poi c’è sempre il bivio bastardo creato apposta per metterti alla prova. Tu vedi segnato e vai, ma sono segni di altri che hanno sbagliato come te. Ecco che allora devi tornare indietro, trovando il modo di girarti e avanzando con cautela per evitare frontali.Soccorso stradale
Se il percorso era largo, asciutto e scorrevole, la speciale invece è stretta, sassosa, lenta, in parte fangosa. E, a tratti, un toboga tra le piante. È proprio lì che trovo il mio compagno di traverso, incastrato tra due alberi. È agitato, nonché profondamente preoccupato, perché nell’impatto ha distrutto tutta la parte anteriore. Metto la moto sul cavalletto, lo assisto, faccio il punto della situazione e cerco di rassicurarlo. Tolgo l’elastico del cavalletto, pure il suo, li unisco e cerco di ancorare alla testa della forcella ciò che rimane della strumentazione/cupolino. Così almeno può portare a termine la speciale. Io proseguo, ma a un certo punto la speciale sfocia in una statale: sì, una strada asfaltata! Tra me e me penso di essermi sbagliato, perché ragiono da endurista (mai vista una prova speciale con una parte asfaltata…), eppure la nota dice che è giusto così. Scoprirò solo dopo che lì vige un limite orario di 50 km/h. Strani i Motorally, ti prendono il tempo, ma al tempo stesso devi andare a codice. Va beh, proseguo, poi di nuovo la nota ti riporta in fuoristrada. Allora penso: il mio socio non ha più lo strumento, non può sapere di girare qui. Così lo aspetto. Passano secondi, minuti, lui non arriva. Lo chiamo, ma non risponde. Va beh, decido di proseguire, almeno una moto su due giunge alla fine. Mi diverto, anche se incappo in parecchi fondo corsa e questo mette a dura prova le sospensioni. Fine prova speciale. Racconto a Cristian dell’accaduto, mentre constato che il ritorno del mono è piuttosto sfrenato. La forcella regge, anche se una progressività maggiore avrebbe senz’altro aiutato a chiudere meno il gas sul brutto (con le mousse puoi entrare in pieno sulle pietre). Nel mentre, mi chiama l’organizzazione che, visto il ritardo, mi chiede delucidazioni sull’accaduto. Questa cosa mi fa strano, perché ti senti osservato. Una sorta di grande fratello del tassello… Dopo qualche minuto arriva anche Mattalini, a bordo di una naked più che su di un’enduro, vista la totale assenza del frontale (pare la moto di uno stuntman). È gioia nel vederlo, chiediamo fascette e attrezzi agli astanti e riusciamo a ripristinare la sua moto.Prova speciale: "Il bello del gas"
Si prosegue. Ci aspettano quasi 100 km di trasferimento da fare in 4 ore. Ancora paesaggi meravigliosi, oltre che una fame atroce. Sul percorso si incontrano concorrenti variegati, dalla 125 2T alla maxi Enduro. Ténéré come se le regalassero… Si va via anche assieme a tratti, c’è un bel clima rilassato. Rifornimento al distributore, barretta di sopravvivenza e via. Altra speciale, e sarà l’ultima. Questa volta entro davanti a Mattalini, con l’intenzione di rifarmi. E il percorso lo consente. È più scorrevole, adatto alla mia novecento, e così ci prendo gusto. C’è solo da litigare con la polvere, ma c’è anche da dire che, raggiunto il pilota davanti, un colpo di clacson e la strada è spianata. Succede così svariate volte, c’è gentleman agreement nel Motorally (per lo meno in coda al gruppo dov’ero io, perché penso che tra i primi non sia certo così). Sbaglio solo due bivi, torno indietro e mi ributto sulla retta via. Poi a un certo punto, nonostante i segni siano evidenti, la freccia mi dice che sto avanzando in senso opposto. Allora mi fermo, torno indietro, pascolo un po’, incrocio un pilota che avevo superato e che anche lui va dove stavo andando io… Mannaggia allo strumento, era impazzito (capita, mi dicono, è il segnale che fa le bizze). Va beh, non ho perso un’enormità, e mi sento di aver guidato bene. F.P.S (fine prova speciale).Stanco ma felice
Tiro un sospiro (ma non bevo, perché non ho il camel bag…, altro errore da inesperto). Ultima parte di gara, circa 30 km, con le colline toscane scaldate dal sole di fine giornata. Meraviglia delle meraviglie. All’arrivo lo strumento segna 240 km fatti: apperò… La moto è ok, tranne un piccolo cedimento alla base della strumentazione, défaillance tamponata con una cinghia da moto a serrare il tutto. Anche il socio taglia il traguardo: due moto partite, due moto arrivate. Obiettivo raggiunto. Sono sfatto, perché non sono allenato e perché guidare una moto così pesante in fuoristrada ti prova. Ci concediamo una meritata birretta ma, ancor prima di giungere al bar, mi sento dire: “uè…, abbiamo dato il gas nella seconda speciale, eh...?” Quindicesimo della GPX, che vale a dire una sessantina di bicilindriche. Non male, dai. Di giornata, invece, terminiamo 23esimo io e 33esimo il mio omonimo. E comunque è bello vedere subito i tempi delle singole speciali nell’applicazione dei cronometristi: studi, commenti, paragoni. Non si smette mai di essere piloti…Due moto partite, due moto arrivate. Obiettivo raggiunto.
Seconda giornata
Il cielo è minaccioso, e questo non fa ben sperare. Solito orario morbido e partiamo. Il percorso è totalmente diverso (altra nota positiva del Motorally), ma subito facciamo il fettucciato del prologo. Guido bene, nonostante le prime curve mi servano per studiare la moto, l’aderenza e come si comporta lì dentro. Dove entro nei solchi perdo tempo (sono sbagliati, e una maxi come lei si impaccia), dove invece interpreto passando nel vergine riesco ad essere scorrevole. Esco soddisfatto, Cristian, che l’ha fatta prima di me e vede il cronometro, mi dice che è un buon tempo (scoprirò dopo di aver fatto settimo di classe). Riparto bello carico. Ma a un certo punto, troviamo un mezzo agricolo di traverso che sbarra la strada, con il proprietario piuttosto alterato. Probabilmente non era stato avvisato per tempo del passaggio dei concorrenti. Studiamo una deviazione possibile senza passare nei campi, la troviamo e proseguiamo. Il cielo riserva ciò che aveva annunciato. Piove e fa un freddo becco. Accendo le manopole riscaldate (libidine), ma l’idea di abbandonare, in verità, si palesa. Teniamo duro.Inferno Dantesco
Arriviamo in speciale che diluvia. Desolazione. Anche perché sul viscido la mia moto, con quelle gomme e quella pressione, inizia a scivolare ancora prima di vedere il fango. Tre, due, uno, via: parto come se fosse un trasferimento. Anzi, ancora più in campana. Galleggio su prati che sembrano ghiaccio, affronto canali a bassissima velocità, eppure tribulo. Non si sta in piedi. Cristian mi passa e se ne va. Ci sono pozze ogni due per tre, l’obiettivo è di uscirne, non di affrontarle veloce. Un incubo. E poi radici, sassi, salite morbide che in realtà si rivelano trappole. Nel frattempo il GPS muore, batteria finita, e il collegamento all’alimentazione della moto non va. Non so se riuscirò, penso fra me e me. Ma vado così piano ed è così segnata la prova che non serve navigare. Comunque, “arrivo alla fine e mollo il colpo”, è il mio pensiero ricorrente. A un certo punto, in un single track in salita, c’è la coda: pochi metri più in su uno si è messo di traverso, bloccando tutto. Eppure c’è un cristiano a piedi che aiuta. “Se faticano loro, chissà io…” penso. Spengo la moto, aspetto. È il mio turno. Inizio a zampettare, poi di nuovo bloccato. Scendo, aiuto quello davanti, poi lui aiuta me. Bello. E pensare che siamo in speciale… È il Motorally, bellezza. Va beh… finisco il calvario, cioè la speciale, e medito. Riprendo fiato, forze e decido il da farsi.
Cristian non c’è, è andato avanti, Mattalini non arriva e io sono senza strumento. L’istinto mi porterebbe a cercare la trattoria più vicina su Google Maps, ma poi penso al debutto, al progetto, al lavoro che dobbiamo fare. E poi riappare il sole. Così proseguo. Mi aggancio a un concorrente e lo seguo, dicendogli che lo seguirò costantemente perché non ho la traccia. “Nessun problema”, mi risponde. Che belle persone ci sono al Motorally… E così, facendo l’ombra talvolta a uno e talvolta a un altro, ci spariamo 90 km in un unico controllo. Tempo a disposizione 4 ore. È come essere in gita con gli amici la domenica. Bella sensazione. Al benzinaio chiamo Mattalini al telefono, che mi risponde dopo mezzo squillo come se fosse alla scrivania dell’ufficio: “Eh… Robi, sono al paddock, perché sono caduto in quell’inferno e ho piegato irrimediabilmente il manubrio”. Noo… Devo continuare da solo. Arriva il controllo orario e il cielo si rifà nero. Di nuovo acqua, ‘sta volta con grandine. C’è il fuggi-fuggi a smontare le tende, perché la bufera sta per sollevarle. “Annullata la seconda speciale!” urla un commissario. E io urlo di gioia. Non so se ce l’avrei fatta a sopportare un altro supplizio come il precedente. Si torna diretti a Riotorto per asfalto, quindi, facendo solo il fettucciato, che troveremo asciutto perché alla partenza non ha piovuto. Evvai… A me piace il fettuccio, mi è sempre piaciuto, più della mulattiera. E infatti stacco un altro bel tempo, nonostante sia più secco e viscido del mattino. Ancora settimo di classe fra i paletti (finirò la giornata 23esimo su 52).