Attualità
D-air Lab, dalle tute in pelle alla protezione della vita di tutti i giorni
La seconda azienda di Lino Dainese studia l’applicazione della tecnologia airbag al di fuori dello sport, per la sicurezza di lavoratori, anziani ed epilettici. Siamo stati in visita in sede, e abbiamo scoperto infinite potenzialità
Motociclisti, personaggi brutti, sporchi e cattivi. Non tutti però, perché tra i tanti c’è chi, pur con questa passione fuori moda, si attiva e dà l’anima per fare del bene. E non solo quello dei suoi simili, ma potenzialmente di tutti. Perfetto esempio è Lino Dainese, fondatore ormai più di cinquant’anni fa dell’omonima azienda. Si dirà che Dainese è una multinazionale che fattura milioni a tripla cifra e non una onlus, vero, ma sono pronto a scommettere che in quell’inizio degli anni ’70, quando nacque tra le verdi colline dell’alto vicentino, arricchirsi non fosse l’obiettivo nella mente di Lino, non il primo se non altro.
Il cruccio era quello di proteggere i motociclisti, in un’epoca in cui le moto già correvano veloci ma l’abbigliamento era quello che era e le protezioni come le intendiamo oggi di fatto non esistevano. E ci è riuscito, il signor Dainese, un’invenzione per volta, a rivoluzionare la storia del nostro sport: il simbolo dell’azienda è stato per anni il paraschiena, introdotto a cavallo tra anni ’70 e ‘80, ora affiancato dall’airbag.
Proprio l’airbag, visto per la prima volta in una gara di motomondiale nel 2007, segna il punto di svolta. Nel 2014 Dainese cede la maggioranza dell’azienda ad un fondo d’investimenti straniero e si dedica ad un nuovo progetto, che studia l’applicazione della tecnologia dell’aria al di fuori del mondo dello sport. Ecco che la storia, quasi, si ripete: l’obiettivo fisso in mente è di nuovo quello di proteggere il corpo umano, ma stavolta in maniera ancor più nobile. Non ci si preoccupa più di chi, per passione, decida consciamente di mettersi in pericolo. Si vuole proteggere chi in pericolo già è, per un meschino tiro mancino della natura o per obblighi imposti da un mestiere particolare.
Nasce D-air Lab. Pura ricerca e sviluppo, una struttura in piedi ormai da un decennio partecipata al 24,7% da Dainese Spa che sembra investire a fondo perduto per la causa di un bene superiore, parliamo dal 2016 ad oggi di oltre 10 milioni di euro. Il bene è quello di chi ha bisogno di una sicurezza che ancora non esiste, o che non esisteva fino a poco tempo fa, prima che arrivassero loro. Dovesse decollare tanto meglio, altrimenti avremo comunque dato il massimo e aiutato qualcuno, questo sembra essere il mantra.
Chiamarla startup innovativa è riduttivo, meglio una squadra di giovani ingegneri e designer guidati da un genio contemporaneo, che detiene ad oggi 28 tra domande di brevetti, brevetti concessi e modelli d'utilità che descrivono soluzioni a tutela di prodotti esistenti o in corso di sviluppo. All’opera in un ambiente luminoso, ordinato e ricco di suggestioni, non a caso ad un passo dal DAR, il Dainese Archivio, uno spazio dedicato alla storia della prima azienda di Lino, un percorso che parte dall'abbigliamento di Giacomo Agostini e getta uno sguardo al futuro, con tute spaziali e altri incredibili esercizi.
Un paio di esempi pratici per chiarire meglio ciò di cui D-air Lab si occupa. Uno dei primi progetti concreti è Work Air, un giubbino leggerissimo certificato come DPI integrante una tecnologia airbag che è stretta parente di quella installata nelle tute da moto ma con le necessarie variazioni per proteggere i lavoratori sui ponteggi, per legge assicurati con le dovute funi ma sempre esposti a traumi. Work Air rileva la caduta e attiva la protezione dell'aria in pochi millesimi di secondo. Il primo cliente di D-air Lab, assieme a cui è stato condotto lo sviluppo del prodotto, è Enel. Poi se ne vendono in Giappone, pensate, laddove a questo tipo di innovazione e alla sicurezza sono più sensibili.
Se qualcuno si domandasse quanto un dispositivo del genere serva veramente ecco due numeri: tra il 2022 e l'inizio del 2023 gli infortuni sul lavoro nel settore delle costruzioni sono stati più di 40.000, con nel 2022 addirittura 175 decessi, e il primo dato è in crescita di circa il 3% dal 2021 (dati INAIL).
Poi c’è Future Age, nato come gilet e poi evoluto in fascia lombare, ideata per chi è a rischio caduta nella vita di tutti i giorni, anziani o persone affette da malattie gravi come epilessia o simili. In entrambi i casi la costruzione del sacco airbag è assimilabile a quella dei D-air Dainese, sottile e indeformabile, ma la forma è disegnata appositamente: Work Air protegge essenzialmente petto e schiena, Future Age copre le anche e le teste dei femori, zone frequentemente soggette a infortuni. Poi c’è l’algoritmo che determina l’attivazione del sistema, questo necessariamente sviluppato ad hoc per la situazione di riferimento.
I numeri per ora sono piccoli, anche se in campi come questi la refrattarietà nei confronti di una nuova tecnologia dovrebbe realisticamente essere inferiore a quella da sempre manifestata dal motociclista medio verso l’introduzione di una nuova protezione. Ma questa è innovazione vera, sana; qua si fa davvero la differenza, al di là del marketing e di tutto quello che si può raccontare. C’è tantissima sostanza e le vie e le potenzialità di sviluppo futuro sono pressoché infinite.
Chiudiamo con le parole di Vittorio Cafaggi, amministratore delegato di D-air Lab e braccio destro di Dainese da trent’anni: “iniziamo a vedere i prodromi di una crescita”. E questo ci fa ben sperare, a loro come a noi, vista la nobiltà, non trovo termine più calzante, della missione.