Sfida a distanza fra Italia e India per un record di durata in elettrico: ecco il racconto della notte in cui il Guinness è tornato in Italia
Non sapremmo risalire alla data del nostro primo incontro, di certo si parla di qualche anno fa. Fin da subito però la nostra conoscenza ha imboccato la strada di un’amicizia basata su una grande dose di affetto e, soprattutto, una profonda stima e fiducia reciproca. Stiamo parlando di Valerio Boni, giornalista e motociclista di lunga data che ha fatto uno stile di vita delle imprese estreme. Imprese nelle quali ci ha spesso coinvolti, sapendo di poter contare su poche domande e una certa propensione… alla sofferenza.
L’approccio di Valerio è più o meno sempre lo stesso: chiama, chiede la nostra disponibilità in certe date e, se l’agenda ce lo permette, sa già di ricevere un bel semaforo verde senza troppe domande. Di solito non deve nemmeno spiegare di cosa si tratta.
Appuntamento al buio
Così è stato anche qualche giorno prima dell’inizio di Eicma, quando ci ha “convocati” al circuito Tazio Nuvolari di Cervesina (PV) con ben poche indicazioni: “Porta la tuta di pelle e tutto il necessario per fermarti 24 ore di fila in pista, poi ti spiego”.
Ci presentiamo puntuali all’appuntamento, scoprendo che in pentola bolle niente meno che il tentativo di infrangere un Guinness World Record. Dovremo percorrere la massima distanza possibile in sella ad uno scooter elettrico, il VMoto CPx PRO, che guideremo per 24 ore di fila alternandoci alla sella con altri con altri colleghi e in una sorta di anello, ricavato ad hoc, della lunghezza di circa 1.800 metri. Il team è composto da 5 elementi, quattro giornalisti e un pilota vero, che sono pronti ad attaccare il precedente record con partenza fissata alle ore 20 in punto.
Endurance a emissioni zero
Una gara di endurance prevede l’impegno di molte persone e di poca improvvisazione se si vuole raggiungere l’obbiettivo prefissato. La squadra che ci assiste è quella delle grandi occasioni: il gli uomini di Vmoto, con postazione cronometristi, un bel gruppo di meccanici e tutto il necessario alla voce “food and beverage” per affrontare la fatica di un’impresa così impegnativa.
Per noi piloti c’è invece poco da programmare. Abbiamo un ordine di partenza che dovremo rispettare per tutte le 24 ore, con i cambi dettati dalla necessità di sostituire le batterie dello scooter. Per il resto acceleratore spalancato sempre e concentrazione massima.
Affrontiamo il primo turno di guida che è già buio con il faro del nostro CPx fa gli straordinari per illuminare il tracciato. Sono stati messi dei coni lungo il percorso per agevolarci nell’individuare la corretta traiettoria, ma servono a poco. Tanto è vero che il nostro primo turno parte male, anzi malissimo: dopo una manciata di giri finiamo nella ghiaia… ma la fortuna ci assiste, permettendoci di non cadere e di ripartire indenni. Una leggerezza che avrebbe potuto compromettere l’intero tentativo e che di fatto ci dà una bella svegliata.
Potrebbe piovere
Anche perché la notte è lunga e il meteo inclemente ci mette lo zampino. Intorno alla mezzanotte infatti si alza un forte vento, preludio di una pioggia incessante che di lì a poco investe il tracciato. Con tutto quello che ne consegue: drastica riduzione della visibilità, calo della temperatura e un livello di grip che si fa sempre più vago. Avevamo approcciato la cosa come se fosse una scampagnata tra amici, invece bisogna rimanere molto concentrati anche per combattere la stanchezza, che con il passare delle ore inizia a farsi sentire.
L’unica indicazione che dobbiamo assolutamente rispettare è quella di tenere sempre controllato il livello di carica residua delle batterie che, una volta scese sotto al 20%, tagliano le performance del nostro CPx. Motivo per cui quando l’indicatore si avvicina alla fatidica cifra abbiamo l’obbligo di segnalarlo ai box, suonando abbondantemente mentre il clacson per permettere ai meccanici di prepararsi in pit line con la coppia di batterie cariche e al nostro collega di farsi trovare pronto per saltare in sella il più velocemente possibile. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un minuto.
Le ore strappate al sonno
Mano a mano che la gara continua iniziamo a prendere le misure, e capiamo che la difficoltà maggiore sarà nel poco tempo destinato al riposo. Con un “pieno” di batterie si percorrono circa 35 giri per un tempo totale di poco meno di 40 minuti. Facile capire che tra un turno di guida e l’altro ci sono meno di tre ore che dobbiamo sfruttare al massimo, soprattutto durante la notte, per riposarci e scongiurare il rischio di crollare in tarda mattinata.
Nel frattempo la pioggia non molla un secondo e non siamo mai stati così grati ad Alpinestars, sponsor tecnico del tentativo, di averci fornito coprituta impermeabili in stile MotoGP che svolgono un lavoro egregio.
Il primo turno di riposo ci serve per buttarci sul pavimento del furgone un po’ infreddoliti, senza nemmeno levare la tuta, con le poco meno di due ore che passano come se fossero una manciata di minuti. Siamo fortunati però perché alle prime luci dell’alba, con un’aria gelida, il cielo si rischiara e le nuvole lasciano spazio ad un timido sole che diventerà quasi gradevole nel corso della giornata.
Torna la luce
Incredibile come la luce del giorno possa dare una bella sferzata di energia – aiutata da molti caffè – al punto che in un turno di guida inanelliamo oltre trenta giri stampando lo stesso tempo ad ogni passaggio e portandoci a casa i complimenti dell’unico pilota “vero” della compagine, il pluricampione Massimo Roccoli.
Il tempo passa veloce e i cronometristi iniziano a segnalarci che stiamo tenendo un ritmo da “Guinness” e il record è sempre più vicino. Se continuiamo così, la chiudiamo con un certo anticipo demolendo la misura stabilita da una squadra di indiani. Fondamentale non perdere la concentrazione, l’errore fatale è sempre dietro l’angolo, e continuare a guidare a gas spalancato.
Torna il buio e a circa due ore dallo scadere delle 24 ore arriva l’attesa notizia: mancano solo pochi chilometri per entrare nel famoso librone!
È tempo di record!
Il destino vuole che sarà proprio Valerio alla guida del fenomenale CPx, proprio lui che ha di fatto messo in piedi tutto il progetto, a passare sul traguardo decretando la meritata vittoria. Ci sporgiamo tutti al muretto box urlando come pazzi con Valerio che passa strombazzando come se non ci fosse un domani.
Attenzione però, non è finita visto che mancano ancora un paio d’ore allo scoccare delle 24 ore. Il record è guadagnato ma noi vogliamo spostare il limite più in alto possibile. Così testa bassa ancora per un po’, fino a quando il cronometro con il conto alla rovescia segna meno di due minuti alle fine. Ci siamo, tutti si sciolgono in grandi abbracci e pacche sulle spalle. Abbiamo percorso una distanza che ha dell’incredibile, 1.931 chilometri, battendo il precedente record di oltre 150 chilometri.
Domani lo rifaccio!
E una volta fatte tutte le foto di rito, mentre il box che ci ha fatto da casa per 24 ore inizia a svuotarsi, veniamo colti da una stanchezza che ci piega le gambe. L’adrenalina lascia spazio alla mancanza di sonno, la tensione scema e non vediamo l’ora di una doccia bollente e un bel letto comodo.
Poco prima di lasciare l’autodromo è doveroso un abbraccio con Valerio e un sentito grazie per averci coinvolti in questa ennesima avventura. Lo lasciamo proprio mentre capiamo che sta per chiederci se…. “ok Vale, magari nel parliamo la settimana prossima”.
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