Quattro cose di EICMA 2023 che è bene sapere

Tendenze di mercato, mode che ritornano, equilibri che cambiano: il Salone che a breve aprirà le porte al pubblico (ma che noi abbiamo già visitato) racconta già molto di dove va il mondo delle due ruote

EICMA 2023 apre al pubblico giovedì. Ma che cosa bisogna aspettarsi da questo salone? Senza dubbio tante novità, molte già annunciate e alcune arrivate a sorpresa. Forse troppe. Orientarsi nei molti stand della fiera è sempre difficile. Ma noi che abbiamo potuto vivere il salone in questi giorni dedicati a stampa e operatori del settore, ci siamo già fatti un'idea. Ecco quali sono le quattro tendenze che abbiamo captato.  

L'ITALIA S'E' DESTA (ANCHE SE C'E' UN PO'DI CINA...)

In questo EICMA convince moltissimo l'offerta delle Case italiane. Ducati, al netto delle versioni speciali e celebrative, ha fatto saltare il banco con la Hypermotard monocilindrica, una moto esagerata in tutto, che punta su un segmento ormai di nicchia, ma chissenefrega se è il trionfo dell'inutilità, alla fine tutti la guardano perché fa sognare, è bella davvero e ha dei contenuti meccanici innovativi. Anche il gruppo Piaggio ha ben lavorato, lanciando modelli di sicuro successo (vedi la Stelvio: anche se dovesse essere cara, ne venderanno parecchie di sicuro) e rafforzando gamme di prodotto già consolidate (come la V85 o la Vespa). Per non parlare di Moto Morini (che è italiana ma con capitali cinesi), che ha lanciato 5 moto una più interessante dell'altra. Noi puntiamo una fiche sulla X-Cape 1200, ma anche la Corsaro non è male. E poi c'è Beta, e ancora Mondial (che di novità ne ha lanciate due in un colpo solo, non male per un costruttore così piccolo). Per non parlare di Fantic, alle prese quasi con una bulimia costruttiva: quest'anno tra Caballero, moto stradali, off-road e concept, c'è l'imbarazzo della scelta.  

CHE CINA...

Ormai stupirsi non serve più a niente. Guardate Kove: ha portato talmente tanti modelli che si fa fatica a elencarli (off-road, enduro, crossover, sportive stradali, elettriche, financo scooter). E come Kove c'è Voge (la Cina che usa motori pensati per moto tedesche), CFMoto (la Casa cinese più premium che ci sia), Yadea per l'elettrico, Loncin, QJ... La capacità produttiva e la qualità delle moto cinesi è ormai pari a quella tanto decantata di europee e giapponesi. E questi ultimi? Un po'timidi, a dire il vero. Per quantità e offerta, solamente Honda si dimostra all'altezza. Sul medio di gamma, competere con la Cina è difficile, forse impossibile, per tutti. Fatevene una ragione. E, per inciso, si capisce perché le case europee puntano sul premium e sui clienti alto spendenti: almeno in quel segmento non c'è concorrenza (per ora).  

IL RITORNO DELLE SPORTIVE

Il nuovo Eldorado produttivo - magari non nell'anziana e ricca Europa, ma in tutto il resto del mondo - è rappresentato dalle sportive di media cubatura. Due o quattro cilindri, tra i 300 e i 500 cc, ormai sono il segmento che piace di più. Si tratta di una tendenza ormai chiara, alla quale tutti i costruttori si stanno arrendendo. E, se si sale di segmento, i giganti sanno fare le cose fatte bene, aggiungendo le semicarene a piattaforme ben riuscite. Vedi Suzuki con la GSX-8R, o Yamaha con la XSR900 GP.  

VOGLIA DI NOSTALGIA

E a proposito di retrò e di XSR900 GP, si nota quest'anno come non mai una specie di nostalgia dilagante. Tornano marchi storici come il Corsaro, Kawasaki ripropone per le sue Ninja le livree delle moto usate in Top Gun da Tom Cruise, Honda rispolvera la sigla NX e l'idea dell'SH Vetro (versione moderna dello Sky con le carene traslucide). Alla fine, il passato vince sempre.