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Attualità

Paolo Magri (ANCMA): “Quattro anni difficilissimi, ma il nostro settore scoppia di salute”

Marco Gentili
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Paolo Magri (ANCMA): “Quattro anni difficilissimi, ma il nostro settore scoppia di salute”

Intervista di fine mandato col presidente dell’associazione costruttori moto e bici. Tra risultati raggiunti, cose ancora da fare e un EICMA 2023 alle porte

Dopo quattro anni, una pandemia e una crisi mondiale di proporzioni cosmiche, il prossimo 29 ottobre Paolo Magri lascerà il testimone di ANCMA, la Confindustria di moto, scooter e bici, di cui ha preso il timone quattro anni fa. In realtà Magri proseguirà in deroga ancora per qualche mese, giusto per consentire lo svolgimento di EICMA e far sì che si arrivi all’elezione del suo successore entro gennaio 2024. Abbiamo approfittato dell’occasione per tracciare, nel corso di un’intervista, un bilancio del suo quadriennio.  

CRISI INTERNA, COVID E FORNITURE: UN MANDATO DIFFICILE

Magri, riavvolgiamo il nastro di quattro anni. Che situazione ha trovato? Perché ha accettato di prendere in mano le redini dell’associazione? “Dal mondo della moto ho avuto tanto sin da quando ero ragazzo: 10 anni come pilota professionista di regolarità, poi una carriera in Brembo a occuparmi di freni per le due ruote. Mi sono sentito in dovere di restituire qualcosa a questo universo, in un momento difficilissimo per l’associazione, dilaniata da lotte interne e in una situazione di grave difficoltà. Anzi, mai ANCMA nella sua storia era mai stata così in crisi. Una situazione che si era riflessa anche su EICMA (la società che organizza il Salone della moto e che è controllata da ANCMA; ndr), la cui gestione era stata economicamente disastrosa negli ultimi anni”. Nel primo anno di attività si è concentrato sulla ristrutturazione dell’associazione costruttori e sul risanamento economico di EICMA. Dopo aver messo in sicurezza il perimetro, però, sono arrivati problemi storici ben peggiori. “Nessuno poteva prevedere la pandemia di Covid nel 2020, né le ripercussioni del conflitto russo-ucraino. Paradossalmente, questi due fattori esterni, in particolare il Covid, hanno contribuito a compattare l’associazione. Il nostro settore si è aggregato molto in quel periodo, sono stati messi da parte particolarismi e vecchie ruggini, e abbiamo deciso di ripartire tutti insieme”.  
Il pubblico a EICMA 2022
Eppure nel 2020 sembrava che il gioco si fosse rotto per sempre. “Certo. Non abbiamo potuto fare EICMA, ma i ristori del Governo ci hanno aiutato a sopravvivere. Però dal 2021 è successo quello che sotto sotto ci aspettavamo, ovvero che il pubblico avesse una voglia viscerale di toccare, vivere, sentire il prodotto moto. E i risultati ci hanno dato ragione. Nel 2021 abbiamo riempito 4 padiglioni, nel 2022 ne abbiamo occupati 6, quest’anno ne occuperemo 8. E abbiamo una lista di attesa che purtroppo non possiamo soddisfare. Se pensiamo che EICMA e ANCMA sono stati sull’orlo del collasso, non possiamo che essere tutti soddisfatti”. E cosa è successo? “Io sono anziano, ho 70 anni. Ma credo di conoscere abbastanza bene il mondo dei motociclisti. Ed ero sicuro, come lo sono oggi, che la tanto sbandierata digitalizzazione delle fiere non avrebbe funzionato per il nostro mondo. Che è fatto di passione: la gente vuole vedere le moto, toccarle, salirci a bordo. Anche le Case che nel 2021 avevano saltato EICMA abbagliate da questo futuro digitale, si sono ricredute. Quest’anno, a parte BMW, ci sono davvero tutti i big europei e giapponesi, i nuovi costruttori cinesi e gli indiani. Sarà davvero una vetrina mondiale per il settore. E spero che ci siano anche tanti giovani”.

"EICMA HA RISCHIATO DI CHIUDERE PER SEMPRE, NEL 2021 ABBIAMO FATTO UNA FIERA CON 4 PADIGLIONI OCCUPATI, NEL 2023 ABBIAMO ESAURITO GLI SPAZI A DISPOSIZIONE CON 8 PADIGLIONI E ABBIAMO LA LISTA D'ATTESA: SENZA DUBBIO QUESTO APPUNTAMENTO è UN SUCCESSO"

—Paolo Magri,

MAGRI: "LAVORIAMO DIETRO LE QUINTE"

In un settore come quello delle due ruote, sempre più anziano come clientela, chi riesce a conquistare le nuove generazioni ha vinto. “A EICMA ospiteremo le finali di un campionato di motocross virtuale, ci siamo aperti al gaming per allargare la nostra platea alla Generazione Z. Ma vedo che anche tra le Case c’è molto movimento in questa direzione: il mondo dell’off-road è la vera porta di accesso per accendere la miccia della passione”. Torniamo per un attimo ad ANCMA: lei finisce il suo mandato come presidente dell’associazione. Avete stabilito che la durata massima di una presidenza sia quella del singolo mandato. Perché? “L’alternanza è fondamentale in questo tipo di cariche. Non vogliamo che ANCMA diventi un centro di potere, ma che sia quello che è, ovvero un’associazione che porta avanti le istanze della categoria dei motociclisti e faccia sentire la propria voce ad alti livelli istituzionali”. L’accusa spesso fatta ad ANCMA è che l’associazione non faccia nulla e non sia abbastanza attiva. “I fatti dicono esattamente il contrario. Vede, il lavoro di ANCMA magari è poco visibile, ma è un continuo operare dietro le quinte, nei palazzi governativi, sui tavoli decisionali. Molto abbiamo fatto e continueremo a fare. Le istituzioni hanno una scarsa conoscenza delle problematiche del nostro settore, e ci scontriamo contro lobby oggettivamente molto potenti, dalle assicurazioni ai gestori delle concessionarie autostradali, passando per le autoscuole”. Se posso fare un appunto nei confronti del suo mandato, lei è stato un presidente poco “politico”. “Le situazioni di emergenza che mi sono trovato a gestire hanno fatto di me più un operativo, che non un uomo addentro ai palazzi del potere. Ma poche settimane fa sono andato in parlamento per un’audizione, e ho trovato grande ascolto da parte dei nostri politici. Una cosa importante è far capire che siamo un’associazione sana e unita. Se si è forti all’interno, si ha più voce in capitolo fuori”.

"IL RIMPIANTO MAGGIORE? NON ESSERE RIUSCITI A SBLOCCARE L'ASSURDO DIVIETO DI CIRCOLAZIONE DEI 125 CC SU AUTOSTRADE E TANGENZIALI. TUTTI ERANO D'ACCORDO, QUALCOSA POI SI E'INCEPPATO"

—Paolo Magri,

"SULLE MOTO ENDOTERMICHE MENO IDEOLOGIE: INQUINANO POCHISSIMO"

Il nuovo codice della strada, sui cui ANCMA sta lavorando, dovrebbe prevedere pene più severe per chi usa il cellulare alla guida. “Il problema non è tanto inasprire le pene, che già ci sono, quanto quello di applicarle con certezza e rafforzare i controlli. Serve più presidio del territorio e una maggiore cultura di fondo, che si potrebbe fare sin dalle scuole medie con un’ora di educazione stradale alla settimana. Basta andare in Svizzera e vedere cosa succede per strada: tutti rispettano i limiti perché hanno la certezza della sanzione. In Italia invece il senso di impunità è altissimo”. Cose fatte: di quale va più fiero? “In questi quattro anni abbiamo fatto molto, spesso si tratta di cose poco visibili, e seguito gli interessi dei nostri associati. In particolare, vado molto orgoglioso di quanto abbiamo fatto per tutelare il mondo del motocross dalle vendite illegali di veicoli”. Cose non fatte: ha qualche rimpianto? “Avrei voluto che venisse inserita nel codice della strada la possibilità per i motoveicoli da 125 cc di poter circolare su autostrade e tangenziali, come già avviene in tutti i paesi europei. Il rimpianto è dovuto al fatto che avevamo anche un parere tecnico positivo della polizia stradale. Questa apertura risolverebbe sempre più problemi sul fronte del commuting urbano, dove moto e scooter sono già oggi la risposta, anche in termini di sostenibilità ambientale. E non parlo solo dell’elettrico: ormai gli attuali Euro5 hanno emissioni inquinanti ridotte allo zero”. A proposito di elettrico, gli incentivi statali stanno andando molto bene, segno che la domanda, soprattutto nei contesti urbani, esiste. “Certo, anche per il 2023 gli incentivi sono già andati esauriti. Ed è per questo che, col ministro Urso, siamo al lavoro per sbloccare una tranche di incentivi rimasti incagliati nelle pieghe del bilancio dallo scorso anno”.

"NEL CODICE DELLA STRADA NON SERVONO PENE PIU' SEVERE, BASTA FAR APPLICARE QUELLE CHE CI SONO. SERVONO PIU' CONTROLLI IN STRADA"

—Paolo Magri,
Nonostante gli incentivi per la transizione all’elettrico, il parco circolante italiano è sempre più vecchio. E la politica di molte amministrazioni cittadine spesso è più stringente di quella statale. “E rischia di penalizzare le moto. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui le ideologie dominano, e si è sempre meno pragmatici”.   Di recente il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha espresso la volontà di chiudere il centro alle auto, ma ha anche parlato di chiuderlo al “traffico veicolare”. Cosa ne pensa? “Se davvero il centro di Milano venisse vietato anche alle due ruote, sarebbe un autogol clamoroso. Moto e scooter inquinano poco e occupano poco spazio, oltre a snellire il traffico. Non lo diciamo noi che siamo di parte, esistono decine di studi accademici che lo certificano”. Tirando le somme, che associazione lascia al suo successore? Si parla di Mariano Roman di Fantic... “Il mercato va a gonfie vele, e in questo senso la pandemia ha rilanciato in modo incredibile il nostro settore. Il nostro settore, dai costruttori ai produttori di accessori, è in grande salute: dà un contributo al PIL di 5 miliardi di euro e occupa oltre 80mila addetti. L’associazione è sana e ha basi solide. Chi verrà dopo potrà, anzi dovrà, dedicarsi con maggiore attenzione e dedizione a curare il nostro lato più politico. Sul mio successore non mi posso esprimere, è in corso la procedura per la sua elezione”. Lei lascerà ANCMA ma resterà in EICMA. “Resterò per i prossimi tre anni in EICMA come amministratore delegato: il consiglio direttivo ha confermato la squadra che comprende anche il presidente Pietro Meda per i risultati raggiunti”.  

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