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Attualità

HAT Pavia-Sanremo: asfalto e sterrati tra la Pianura Padana e il Mar Ligure

Carlo Pettinato
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HAT Pavia-Sanremo: asfalto e sterrati tra la Pianura Padana e il Mar Ligure
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HAT Pavia-Sanremo: asfalto e sterrati tra la Pianura Padana e il Mar Ligure
HAT Pavia-Sanremo: asfalto e sterrati tra la Pianura Padana e il Mar Ligure

450 km in due giorni per scoprire come funzionano questi eventi di adventouring, che negli ultimi anni prosperano floridi sempre più

Bergamo, pomeriggio di venerdì 14 luglio. Piove. Poi smette, esce il sole e ci sono 35°C. In ogni caso, condizioni ostiche. Arrivo in KTM Italia dove mi accoglie Paolo, sono qui per prelevare la GASGAS ES 700 che mi accompagnerà per tutto il fine settimana in giro per un po’ tutto il nord ovest. Rapido cambio d’abito, installo porta cellulare e porta GPS sul manubrio e via, direzione Pavia. A Pavia partirà tra poche ore la HAT Pavia-Sanremo. La HAT (acronimo di Hard Alpi Tour) è uno dei tanti eventi cosiddetti di adventouring che nell’ultimo periodo sono fioriti qui da noi, e in realtà è uno di quelli con più storia. Niente di trascendentale, comunque. Due giorni di guida navigata con traccia gpx su un percorso adatto alle maxi enduro, misto asfalto e fuoristrada non impegnativo, con riposo notturno a Cairo Montenotte (SV), più o meno a metà strada. Circa 470 km totali suddivisi in 250 nella prima tappa e 220 nella seconda.  L’organizzazione è impeccabile: in una delle piazze centrali di Pavia, Piazza Collegio Ghisleri, le operazioni preliminari con iscrizioni, parco chiuso e il palco partenza già pronto per domattina. L’elenco iscritti è florido e conta oltre 200 nomi, tra essi numerose facce note dell’ambiente, piloti, giornalisti, videomaker e similari. 
A svettare, ad ogni modo, sono i piloti professionisti, anche gente di primo piano. Lo spagnolo Joan Pedrero, brand ambassador Harley-Davidson che dà spettacolo sulla possente Pan America, il team Aprilia motorally con Jacopo Cerutti e Francesco Montanari sulle Tuareg 660, Luca Marcotulli, Francesco Catanese, Cesare Zacchetti, Maurizio Gerini e la compagna Francesca Gasperi, reduci da un’avventura in Africa con scopi umanitari. Al briefing in una splendida sala del collegio Ghisleri segue un aperitivo nel patio dell’Università e una cena in compagnia. Poi a letto presto, che la sveglia è prima delle 7 e alle 8 bisognerà essere pronti a partire. La mia Gas Gas dorme al sicuro nel garage dell’hotel insieme a una flotta di Tiger, Ténéré, Tuareg, V-Strom, 890, Norden e gemelle 690 e 701. La prima porzione di percorso è inevitabilmente pianeggiante, si segue per alcuni chilometri il corso del Po’ tra argini e sterrate che tagliano i campi. Ghiaia, polvere, tanta polvere, sole e caldo. Questi gli elementi caratterizzanti della mattinata di sabato. La traccia corre in direzione Tortona, ristoro a Mombaruzzo, circumnaviga Alessandria e scende verso Nizza Monferrato e Cortemilia. In questa zona si abbandona la pianura e si sale in collina, arrivano i primi passaggi nel bosco, finalmente all’ombra. 
S’inizia invece a fare sul serio verso il confine tra Piemonte e Liguria. Sempre meno strada e sempre più mulattiera. Nulla di complesso, tuttavia non banale con le moto più grosse tipo Africa Twin, Tiger 1200 e Harley Pan America. È da segnalare che quest’anno la HAT Pavia-Sanremo ha dovuto purtroppo fare i conti con la piaga della peste suina che continua a imperversare da mesi sull’appennino nella provincia di Savona e in altre parti della Liguria. Un problema serio che proibisce qualsiasi attività nei boschi e ha obbligato gli organizzatori a rinunciare a parecchio fuoristrada in favore di strade asfaltate. Nel finale il percorso trova comunque un bel ritmo, tanti saliscendi con terreni misti, dal bosco di castagni al fondo calcareo di scaglia bianca. Rimanendo sempre o quasi sempre nel fitto degli alberi, il paesaggio non ci regala grandi viste se non qualche scorcio sporadico. La mia ES 700 si comporta bene, l’asfalto non è il suo pane ma quando il sentiero si restringe e affiorano pietre e radici dice la sua meglio di qualsiasi altra moto qui presente. In fin dei conti si tratta di una moto da enduro un po’ civilizzata. In realtà è più educata di quanto possa sembrare, il motore vibra molto meno di quello che si potrebbe pensare, ma l’impostazione di guida è quella e invita più di altre a sporcare le ruote. Ad ogni modo, avere una moto leggera tra le mani è una gran bella cosa su percorsi stretti e tortuosi, soprattutto quando si è in sella da 6 o 7 ore.
Cairo Montenotte ci arriviamo in effetti dopo circa 8 ore dalla partenza. Traguardo parziale nella piazza centrale del paese e bar che vengono presi d’assalto dai concorrenti in cerca di energie e ristoro. Birra, gelati, focaccia ligure, chi più ne ha più ne metta. La cena è tutti assieme in un locale tipico, gustiamo degli spettacolari pansotti, una variante regionale dei ravioli, con ripieno di carne. Ottimo modo per concludere una giornata comunque stancante. Anche se i percorsi non hanno richiesto reale impegno mai o quasi mai, il gran caldo e la distanza hanno messo tutti, chi più chi meno, alla prova. La seconda tappa promette meno pianura, zero per la precisione, più montagna, foreste, fuoristrada e paesaggio. Partenza ancora prima, oggi sono le 7:30 quando i primi piloti varcano l’arco di partenza. Parecchio asfalto per scaldarsi, forse anche più di ieri, ma finalmente quando si arriva nella zona dell’entroterra di Finale Ligure mettiamo le ruote fuoristrada. Qui è un paradiso, per chi non lo sapesse il finalese è una mecca per la mountain bike a livello mondiale. I sentieri che percorriamo non sono quelli delle biciclette, naturalmente, ma la bellezza della flora è invariata e ogni tanto l’aprirsi della vegetazione regala uno sguardo sul mare. Dopo un paio d’ore, breve pausa per rifocillarsi nel caratteristico e bellissimo borgo di Zuccarello e via ancora tra antiche strade militari nella zona prima di Albenga, poi Pieve di Teco e Rezzo, sede del pranzo vero e proprio. In realtà quella di Rezzo dovrebbe essere una pausa caffè postprandiale, ma dov’è finito il ristoro? La signora che qui gestisce la situazione comprende il nostro disagio di famelici motocilisti cui viene offerto solo un caffè e decide di mettere su una pentola di ravioli… Da applausi.
Il percorso prosegue verso Molini di Triora in un bell’alternarsi di asfalto e fuoristrada, anche se il primo prevale un po’ più di quanto avremmo desiderato. I partecipanti alla “Discovery”, con percorso dedicato accorciato e facilitato, hanno il privilegio di salire fino al Colle di Garezzo, caratteristico per la sua galleria sterrata a oltre 1.700 metri di quota. Presumibilmente il punto più spettacolare del fine settimana, peccato solo che non abbiamo potuto godercelo tutti. La traccia “Classic”, in teoria la più completa, lo salta a piè pari e io con lei. Con il Colle di Garezzo inevitabilmente già fissato tra le personali mete future, inizio la discesa verso Sanremo, quasi completamente su strada. Scende la quota, siamo stati per un bel pezzo sopra i 1.000 metri, e sale la temperatura. Al traguardo sul lungomare sanremese caldo e umidità sono alle stelle. Ancora, bar più vicino preso d’assalto a suon di granite siciliane e tutto quello che ci possa rinfrancare.  Qualche ora di time out e per quasi tutti arriva il momento del rientro. Sì, perché non trattandosi di un percorso ad anello bisogna necessariamente tornare dove si è lasciato il furgone o per lo meno a casa. E quindi, per la maggior parte dei partecipanti, due o tre belle ore d’autostrada da aggiungere all’avventura.
Non per il sottoscritto. Ho la moto in prestito da KTM, inutile puntualizzare che non possa restituirla la domenica sera tardi. Ho appuntamento il lunedì successivo e quindi tanto vale prendermela comoda. Altra serata in hotel e via al mattino presto. Mi attendono 330 km di autostrada per tornare a Bergamo, con la monocilindrica, le tassellate e un casco da cross… Com’è stata questa HAT Pavia-Sanremo? Organizzazione impeccabile, già detto, ma è filato tutto assolutamente liscio. Unico qui pro quo, se vogliamo, il ristoro per il pranzo di domenica ma come visto si è risolto tutto per il meglio. Bel percorso, lungo e stancante il giusto. Per un fanatico endurista come me forse un po’ più asfalto del desiderato, tuttavia non è chiaro in che misura si sia trattato di una scelta obbligata a causa della peste suina e in che misura sia invece caratteristica intrinseca dell’evento. Nel complesso, comunque, approvato. E meglio del mio giudizio lo dimostrano le centinaia di appassionati che, fedelisi presentano ogni anno da un bel pezzo a questa parte. Moto ideale? Tutto considerato, la scelta migliore è una bicilindrica leggera tipo Ténéré o Tuareg possibilmente gommata con adeguati pneumatici tassellati. Non gomma da rally, non serve, ma nemmeno delle più stradali. Ok anche moto più pesanti tipo Africa Twin o similari, o più leggere tipo la mia Gas Gas. Tuttavia, visto il parecchio asfalto, il monocilindrico è quasi “sprecato”. Ci si diverte forse di più fuoristrada, ma la si paga nell’eventuale avvicinamento o ritorno autostradale.

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