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Attualità

Motor Bike Expo, il profumo delle antiche Dakar

Lorenzo Cascioli
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Dalla Honda dispersa nel deserto con Winkler alla KTM bicilindrica di Giò Sala, fino all'Aprilia Tuareg 660 che in futuro solcherà i deserti africani. Le regine del deserto e dell'adventouring al MBE di Verona

È lei. È lei. Non può che essere lei. Una Honda con i colori Yashica. È la moto con cui Aldo Winkler si perse nel deserto alla Dakar del 1989. Rimase solo, là, nel Sahara, in Niger, adottato per qualche giorno da una famiglia locale, che lo nutrì e lo ospitò nella propria tenda berbera. Non c’era telefonino per chiamare la famiglia, non c’era GPS per capire la posizione. È una delle più affascinanti storie di un’era dakariana che non c’è più. Me la raccontò Aldo stesso, quasi vent’anni fa. E la riascolterei mille volte.
Quella Honda monocilindrica in qualche modo parente delle XL 600 stradali è davanti a me, a Verona. Siamo al Motor Bike Expo, ma in un certo senso mi sembra di essere alla Dakar. Anzi, alle Dakar. A tutte quelle di un’epoca che ricordo da ragazzo.
 

LA CASA DEGLI ELEFANTI

Giro l’angolo e mi si para davanti uno stuolo di Cagivone. Un branco di Elefant di tutti i tipi e di tutti gli anni. E anche lì in mezzo ci sono tre dakariane. Una rossa con lo sponsor Camper, una Lucky Explorer dal serbatoio immenso, una con i colori bianco e lilla di un nome di vodka troppo difficile da pronunciare e memorizzare, ma che a colpo d’occhio mi fa riaffiorare un milione di ricordi. Belle, imponenti, affascinanti. Non so se siano repliche o originali restaurate, non ho ancora bevuto il secondo caffè e non ho la prontezza di chiederlo al gentilissimo signore che mi accoglie allo stand dove la parola d’ordine è #elefantpeople. Ma che importa. Vagando sperduto nel mio stato di trance mi imbatto poi in gruppo di simpatiche Panda 4X4 (tanto per stare in tema di avventure), ma soprattutto in una inconfondibile KTM 950 con i colori Gauloises. La bestiale bicilindrica. Dakar 2003. Nuovo millennio, ma sempre Africa. Questa è vera di sicuro, perché lì di fianco c’è il suo pilota, il grande, grandissimo Giò Sala, che chiacchiera amabilmente con i suoi fan. Altri dakariani – uomini e mezzi meccanici - incrocio nei padiglioni 4, 5, 6 e 7 della Fiera di Verona. Ma non solo.
 

PIANETA ADVENTOURING

Perché al Motor Bike Expo c’è anche tutto un pullulare di maxiadventure di oggi, bombardate di pezzi speciali: Yamaha Ténéré 700 in tutte le salse, KTM bicilindriche e 690 mono, una Triumph Tiger con le tabelle dell’Africa Eco Race, BMW GS e via dicendo. Sono sparpagliate tra gli stand dei club, dei produttori di accessori aftermarket, delle scuole off-road e soprattutto di chi organizza gli eventi di adventouring. Il colpo d’occhio non lascia spazio a dubbi, c’è grande fermento in questo mondo dalla rinnovata voglia di outdoor e di avventura. Lo sapevamo già, ma vedere tutti questi Unimog, tende e bivacchi dentro una fiera fa un certo effetto. Forse perché – presumibilmente – esporre qui costa meno che all’EICMA di Milano: il risultato è un insieme più popolare e popoloso che mette voglia di legare il saccopelo al portapacchi e partire per chissà dove.
 

BACK TO AFRICA

E in questo contesto casca a fagiolo la presentazione che Aprilia ha organizzato presso il proprio stand a Verona. Con il progetto “Back to Africa” – così lo ha definito Massimo Rivola, Amministratore Delegato di Aprilia Racing – la Casa di Noale prepara il rientro nei grandi rally-raid nel 2024. Il reparto corse torna all’off-road, lavorando sulla Tuareg 660. In sella al progetto c’è Jacopo Cerutti, classe 1989, che porterà in dote la sua esperienza nei rally. Al suo fianco ci sarà Francesco Montanari, che già l’anno scorso ha corso nel tricolore Motorally con una Tuareg. Insomma, orizzonte a 360° con i deserti nel mirino, magari a sfidare le Ténéré 700 all’Africa Eco Race. Vedremo.
Aprilia riparte dunque dal Motorally nostrano, una specialità che a Noale conoscono molto bene, perché quando si iniziò a navigare col road-book in suolo italico – era la metà degli Anni 80 – le Tuareg Rally 250 due tempi facevano sognare insieme alle Gilera RC e alle quattro tempi Honda e Yamaha, le leggendarie XR e TT…

MOTORALLY E MOTONE

Poi, dopo l’era delle cammellone “africane”, per tanti anni il paddock del Motorally è stato popolato solo dalle leggerissime enduro specialistiche, fino a un primo ritorno di fiamma a cavallo dei due millenni, con i challenge monomarca delle Yamaha TT 600 R e delle BMW F 650 Dakar. C’era anche qualcuno (pochi, pochissimi, ma grandiosi) che si lanciava nella categoria delle bicilindriche con mostruose (in senso buono) Moto Morini e BMW GS “2 valvole” artigianali, capaci di arrampicarsi dappertutto. Oggi quel primo ritorno di fiamma per le moto grosse è divampato in un incendio grazie alle tante Yamaha Ténéré iscritte al campionato e all’apposito challenge. È il segno tangibile del rinnovato amore tra le moto bicilindriche e gli anteriori da 21”. Scusate, ho divagato.  Ognuno vive gli eventi con i propri occhi e ognuno ne riceve una suggestione diversa. E a me il Motor Bike Expo ha scatenato questa tempesta interiore...  

NON SOLO ADVENTURE

Esco dal mio stato di trance e riprendo il giro per i padiglioni. Perché all’1, al 2 e al 3 c’è tutto quel mondo “custom” che ha reso famoso il Motor Bike Expo e che giustamente non viene tradito: Verona resta una vetrina per palati sopraffini. Bravi gli organizzatori che negli anni hanno saputo affiancare questo pianeta che ha i suoi contest, le sue ritualità, i suoi personaggi alle altre forme di passione per le due ruote. Bravi a capire che il metal flake disteso a mano da un artigiano non si pesta i piedi con le carene verniciate in catena di montaggio delle moto di serie. A Verona c’è spazio per la cultura custom, c’è spazio per le novità e c’è spazio anche per le tendenze - varie e mutevoli – che sanno colpire al cuore il popolo dei motociclisti. Filotto reale.

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