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Attualità

Codice della Strada: sarà la volta buona che viene cambiato?

Marco Gentili
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Codice della Strada: sarà la volta buona che viene cambiato?
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Codice della Strada: sarà la volta buona che viene cambiato?

Le dichiarazioni del Ministro del Trasporti Matteo Salvini aprono a un aggiornamento rapido del Codice. Ma le cose sono più complicate di come le si dipingono. Ecco perché

"Le stragi sulle strade, soprattutto quelle extraurbane sono indegne di un paese civile". Parole sante, quelle del noeministro del Trasporti Matteo Salvini. Parole dettate in gran parte dall'onda emotiva seguita al gravissimo incidente di Alessandria nel quale hanno perso la vita tre ragazzi giovanissimi e quattro sono rimasti gravemente feriti. Una notizia terribile e che ha avuto vasta eco (la stessa che non riescono mai ad avere le notizie che riguardano i troppi motociclisti che ancora oggi muoiono sulle strade). Ma che soprattutto ha riacceso il dibattito sull'opportunità di riformare radicalmente il Codice della Strada, documento vecchio (la sua prima formulazione è del 1992) e inadeguato ai tempi moderni, che negli anni, come una Veneranda fabbrica di San Pietro, è stato modificato e rattoppato alla bisogna, a colpi di decreto. Per questo Salvini ha annunciato in pompa magna che "già la prossima settimana" si riunirà il primo tavolo tecnico che dovrà discutere alcune modifiche sostanziali al Codice.   

LE PROPOSTE SUL TAVOLO: CONCRETE O FANTASIOSE?

La prima ipotesi riguarda l'ergastolo della patente, ossia la revoca a vita del titolo di guida per chi si macchia di casi gravi (come un omicidio stradale sotto effetto di alcol o droghe). Una proposta oggettivamente sacrosanta, se non fosse che già nell'attuale ordinamento, per i casi più gravi (e lo ricorda l'Asaps) è prevista la revoca per 20 o 30 anni della patente: "A oggi non ho memoria di nessun caso in cui questa norma sia stata applicata", dice il presidente Asaps Giordano Biserni. Insomma, le regole ci sono, basterebbe farle applicare. Decisamente più curiosa la proposta - giunta dal viceministro Galeazzo Bignami - che prevede un approfondimento specifico anche sulla possibilità di realizzare una proporzionalità tra il reddito e le sanzioni, con la possibilità quindi di introdurre un incremento delle multe in base alla disponibilità economica di ciascuno. Insomma, più si è ricchi, più la sanzione è proporzionalmente salata. In attesa di capirne di più, pare già difficile stabilire quale sia il parametro reddituale che sarà preso in esame: l'ISEE pare uan soluzione decisamente poco funzionale. Oppure si attingerà alla banca dati dell'Agenzia delle entrate? Nelle priorità di Salvini per garantire la sicurezza stradale c'è poi anche l'etilometro monouso obbligatorio a bordo: secondo il ministro infatti "farsi l'autotest prima di mettersi alla guida per fermarsi fino a che si è in tempo penso che sia un provvedimento utile". Anche qui siamo nel campo del condivisibile, ma la norma appare di difficile applicabilità soprattutto per quello che riguarda i veicoli in sharing. E anche qui, non vengono prese in considerazione le moto: un automobilista potenzialmente ubriaco sarà obbligato ad autotestarsi, mentre un motociclista che esce alticcio da un ristorante può mettersi alla guida come niente fosse?  Infine, il capitolo monopattini. Su questo Salvini è stato decisamernte tranchant: "E' assolutamente fondamentale avere un'identificazione anche di guida il monopattino e che chi lo usa abbia il casco visto che oramai raggiunge velocità sostenute", ha detto. Una dichiarazione che ha sollevato le perplessità di Assosharing, l'associazione che riunisce i principali operatori della sharing mobility in Italia. "L’associazione ha più volte affermato la disponibilità a valutare l'introduzione dell'obbligo di targa - si legge in una nota - e per quanto riguarda l'obbligo di casco per i maggiorenni, la misura renderebbe l'Italia un'anomalia su scala europea, disincentivando gli investimenti in un settore che sta contribuendo a diversificare l’offerta di mobilità urbana in un’ottica sempre più sostenibile".  

L'ENNESIMO RATTOPPO?

La sensazione è che, dietro gli annunci trionfalistici, molti non abbiano capito che non basdta agire a colpi di decreti per riscrivere il Codice della Strada. Sarebbe necessario riformularlo radicalmente, attraverso numerosi tavoli tecnici, interlocuzioni con gli attori coinvolti, e soprattutto attraverso il difficilissimo (e lunghissimo) passaggio parlamentare della legge ordinaria. Che, come insegna l'esperienza, tende spesso ad annacquare o stravolgere le iniziali intenzioni della proposta iniziale.  Intanto - come primo passo - bisogna scrivere un testo, condividerlo, discuterlo, emendarlo. E poi questo deve essere approvato. Insomma, non è una cosa che si può sistemare in quattro e quattro otto. Al netto degli slogan, insomma, la strada è nuovamente in salita. L'auspicio è che alla fine si giunga a un nuovo Codice, al passo coi tempi (quindi in grado di disciplinare le smart road e i veicoli elettrici, tanto per cominciare) e capace di dare la necessaria attenzione anche al mondo dei motociclisti, troppo spesso accantonato e non considerato rispetto a quello dei pedoni e dei ciclisti (tanto per citare dure categorie di utenti della strada riconosciute come "fragili").  
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