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Attualità

Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp

Marco Boni
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Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp
Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp
Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp
Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp

La chiusura dell'ex Burghy di piazza San Babila a Milano chiude la stagione dei paninari. Ma non la loro leggenda. E neppure quella della loro moto feticcio. Riscopriamo insieme la mitica Zundapp KS

La chiusura del McDonald’s di San Babila a Milano a causa di costi d’affitto troppo elevati, ha rappresentato la fine di un'epoca per una Milano che non esiste più da tempo. Sì, perché quel fast food è il successore di Burghy, il primo negozio della categoria arrivato in Italia. Aperto nel 1981, è stata la prima hamburgheria all’americana in Italia, portava con sé infatti i panini in stile oltre oceano e i frappè, più comunemente conosciuti come milk-shake. A ridosso di quel periodo è nato anche il fenomeno dei “paninari”, per lo più adolescenti che si distinguevano per l’abbigliamento griffato e i Duran Duran nello stereo. Ma nella mente dei motociclisti, più delle felpe Best Company o gli accessori del Charro, ritorna la moto-feticcio dei paninari, la mitica Zundapp.  

LA ZUNDAPP, SPIEGATA BENE

Zundapp nasce nel 1917 in Germania ed era una casa produttrice di varie tipologie di moto. Era conosciuta per le sue moto destinate alla regolarità e al cross che funzionavano a dovere nelle categorie di piccola cilindrata. Si ricordano negli anni ’60 la GS e la MC pensate proprio per la competizione, in un periodo in cui stava nascendo il boom per il fuoristrada su due ruote. Ma in Italia di Zundapp se ne inizierà a parlare solo qualche anno dopo. In quegli anni regnavano tra i mezzi di spostamento a due ruote, la Vespa e le moto da regolerità per lo più italiane, o al massimo le aggressive KTM, parlando ovviamente di 125. Finché alla fine degli anni ’70 vennero importate le Zundapp in Italia dal rivenditore italiano ufficiale Perere, con il suo negozio G&D ancora presente a Milano in via di Porta Tenaglia. Proprio Roberto Perere ci racconta del boom di Zundapp a Milano, avvenuto tra il 1977 e il ’78 a seguito di una comparativa tra 125 cc fatta da un periodico dell'epoca. Tra tutti i grandi marchi, nella sezione stradale, la Zundapp si affermò in quasi tutte le classifiche. Era veloce e adottava una ciclistica più avanzata, che anticipava quella che avremmo visto a breve tra le moto più vendute. Le vendite in Italia sono andate bene fino alla chiusura del marchio per bancarotta nel 1984. Successivamente Zundapp venne trasformato in in Xun-Da dai cinesi, per poi essere accorpata all'interno della galassia Honda e scomparire come marchio autonomo.  

LO STATUS SYMBOL DEI PANINARI

Ma perché questo boom di Zundapp fra i paninari? In quegli anni tra i più giovani andavano forte sia le moto da fuoristrada, sia Vespa PX 125 - altro feticcio del movimento paninaro - ma fu proprio la Zundapp ad affermarsi, in quanto status symbol: era appariscente, costava parecchio, era insomma un mezzo identitario. Tra Moncler, Levi’s e Timberland, i paninari puntavano solo alla città e la versione stradale della Zundapp probabilmente faceva al caso loro. Grazie a loro Zundapp in Italia (e soprattutto a Milano) diventò una moda, come le griffe che tutti indossavano.
Di contro, come abbiamo già detto, c’era però il prezzo, di certo non poco contenuto, ma lo stile della moto era ricercato. Il modello di punta era la KS, che nella versione classica con faro tondo o quella con cupolino anteriore, strizzava l’occhio a BMW, con tonalità che ricordavano la Kawasaki di quegli anni. Il 125 tanto apprezzato aveva soluzioni interessanti: per la ciclistica adottava sospensioni importanti, le prime ad arrivare sui 35 mm, ma la novità assoluta era il raffreddamento a liquido arrivato nel ‘77. La KS fu una delle prime a montarlo e sfruttava un sistema più semplice di quelli moderni, ma che dava vantaggi sul rendimento e l’efficienza, inoltre vibrava meno. Le soluzioni che hanno reso la KS un’ottima moto arrivavano dall’esperienza nelle competizioni di Zundapp, che infatti adottava tecniche usate in gara sulle sue moto da strada.
In pratica le moto di Zundapp condividevano un po’ la filosofia di costruzione delle moto odierne, combinandola a soluzioni tecniche efficienti.  

LA KS IN VERSIONE PANINARO

I gusti dei paninari prevedevano però che la Zundapp KS dovesse essere modificata, una volta uscita dal concessionario di via di Porta Tenaglia. Le modifiche riguardavano soprattutto le colorazioni, che puntavano ai colori tendenti al verde delle BMW dell'epoca,  mentre motore e scarico venivano spessi dipinti di nero. Non mancavano manubrio abbassato in stile cafè racer e pedane arretrate per dare più sportività alla moto. Si è passati poi alle modifiche tecniche ricercando naturalmente velocità e prestazioni. Un 125 di serie da più di 20 CV veniva spesso elaborato, oppure sostituito direttamente con i motori da 170 cc che consentivano di raggiungere facilmente i 150 km/h. Esisteva comunque la versione 175, che di serie montava un motore da 163 cc. Il marchio, dopo aver goduto di questa improvvisa fortuna all'interno del movimento, dopo la bancarotta ha lasciato la scena ad altre moto. I paninari nel corso degli Anni 80 cambiarono gusti, ma la sua epopea vive ancora oggi, indissolubilmente legata alla sottocultura dei paninari.  
Chiude il McDonald’s di San Babila, ma rimangono i paninari con le loro Zundapp
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