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Attualità

Moto da cross: come riconoscere il proprietario?

Marco Gentili
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Moto da cross: come riconoscere il proprietario?

Non è un veicolo immatricolato né registrato al Pra. E per qualche giudice di pace il possesso fisico del certificato di importazione vale meno di un messaggio WhatsApp

Un curiosissimo caso discusso in un’aula di Tribunale, anzi nell’ufficio del Giudice di Pace, che accende i riflettori su un tema non così fuori dalla normalità, anche se senza precedenti in giurisprudenza, che merita attenzione.  I fatti riguardano due persone e il possesso di una moto da cross. Il soggetto che ha fatto ricorso al giudice, anni addietro, aveva acquistato questa moto, salvo poi perdere interesse per il mezzo in quanto incidentato e smontato completamente. La controparte, appassionato e forte delle sue competenze meccaniche, aveva ottenuto la moto in pezzi e a titolo gratuito, in pagamento di lavori eseguiti in favore del precedente proprietario. Prova del passaggio di proprietà la consegna non solo dei pezzi e in parte rottami della moto ma anche la consegna del certificato di importazione, unico titolo comprovante la proprietà del mezzo (che, come tutte le moto da cross è destinata all’uso su circuito chiuso, non è immatricolata né registrata al PRA). Il nuovo proprietario aveva quindi provveduto ad acquistare nuovi pezzi di ricambio, a riparare quelli che potevano essere riparati e quindi a rimontare ... anzi è più corretto dire restaurare ... la moto da cross, riportandola, come detto a sue spese e dopo svariate ore di lavoro e di ricerca dei pezzi, ad un perfetto stato.  Ed è qui che il ricorrente, visto il restauro, inizia a pretendere la restituzione della moto e in presenza di una richiesta, più che giusta da parte del nuovo proprietario, di rimborso delle spese e dei lavori effettuati, molto scaltramente lo intrattiene in conversazioni WhatsApp con l’unica finalità di utilizzarle nel processo.  Questo stratagemma riesce in quanto il nuovo proprietario, anche per differenziare questa moto da altra moto da cross dal medesimo acquistata, in più occasioni identifica la moto in discorso come la “tua moto”, ingenue parole che vengono rappresentate dal ricorrente e poi valutate dal Giudice di Pace di Milano come prova dell’esistenza non di una compravendita bensì di un contratto di comodato, attraverso il quale il primo proprietario ha concesso in uso al secondo proprietario la moto da cross, per quanto incidentata e inservibile al momento della consegna dei pezzi e rottami suddetti. Una situazione in forza della quale il secondo proprietario è stato condannato, in via alternativa, alla restituzione della moto o al pagamento di un’indennità. La “lezione” è quindi duplice ... attenzione a quanto scriviamo su WhatsApp e non fidiamoci della sola consegna del certificato d’importazione anche laddove correlato alla consegna di rottami, perché il comodato può farsi valere anche laddove riguardi un bene inservibile ovvero che necessiti di opere straordinarie per essere usato.  

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