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Attualità

Il futuro delle città italiane? Tutti a 30 all'ora

Redazione
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Il futuro delle città italiane? Tutti a 30 all'ora

Si diffonde nel nostro Paese il cosiddetto "Modello Bilbao" per ridurre gli incidenti. Ma serve davvero, senza un sistema efficace di controllo delle infrazioni e con la pessima educazione stradale che si tocca con mano nel traffico urbano?

Nel nostro Paese si diffonde il "modello Bilbao" (prima grande città spagnola a ridurre a 30 all'ora il limite di velocità su tutta l'area urbana). In tutta Italia sono già 50 le amministrazioni (più o meno grandi) che hanno deciso di adottare questa nuova filosofia. E continueranno a crescere.  Si tratta di una cura draconiana per ridurre sinistrosità e incidenti nei centri urbani. I quali, secondo i dati Istat, sono il teatro di 111mila incidenti sui 151 mila totali. Insomma, il vero tallone d'Achille della sicurezza stradale. Un nodo cruciale, che le amministrazioni italiane più importanti non hanno ancora avuto il coraggio di affrontare. In questo senso, l'esempio di Bologna è l'unico realmente virtuoso. Il capoluogo felsineo nel 2023 introdurrà i 30 all'ora di velocità massima su tutto il territorio comunale. Tutti gli altri, però stanno alla finestra e non hanno il coraggio di introdurre una misura tanto impopolare quanto oggettivamente efficace: diminuendo la velocità, cala sia il numero sia l'entità dei sinistri. E non ci vuole un genio per dimostrarlo. Realtà come Firenze e Milano, ad esempio, hanno introdotto le zone 30 in alcuni ristretti. ambiti cittadini, ma non hanno ancora compiuto il "grande passo". Grande passo che però deve essere accompagnato, per non restare solo un bel proclama, da un'efficace rete di controlli (in presenza e in remoto) per sanzionare chi si comporta scorrettamente. E da un adeguato lavoro sul fronte dell'educazione stradale. Materia nella quale - detto tra di noi - siamo quasi tutti, nella migliore delle ipotesi, studenti da rimandare.  

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