Attualità
Politica ed elezioni: per chi votano i motociclisti?
Nei programmi dei partiti nessun accenno alla sicurezza di strade e infrastrutture: tra guerra e crisi energetica, le due ruote restano fuori dall'agenda politica
Il prezzo del gas raggiunge il suo massimo storico. I fondi europei del Pnrr che vanno rinegoziati e forse è meglio lasciarli così. Una politica energetica tutta da scrivere, se vogliamo affrancarci dalla dipendenza dal gas russo (che è pericolosa a prescindere, perché non si può dipendere così tanto da un solo fornitore, sia esso la Russia o l'Australia). Le bollette di luce e gas che salgono alle stelle e vanno calmierate. Le aziende che rischiano di chiudere perché produrre costa troppo.
Stretta tra troppi fuochi, la campagna elettorale che stiamo vivendo lascia fuori dalla sua agenda moltissimi temi. E' giusto, per certi versi, che la politica si occupi dei grandi argomenti, che a cascata si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni.
E però, se da un lato possiamo anche capire che la sicurezza stradale e infrastrutturale (temi in parte legati ai capitoli di spesa del Pnrr) sia al momento un tema di seconda (se non terza) fascia, dall'altro non possiamo accettare che in campagna elettorale entrino questioni decisamente meno importanti dell'incolumità di chi viaggia su due ruote.
Scorrendo i programmi dei partiti, quindi, non stupisce troppo che questioni ritenute di piccolo cabotaggio (come la sicurezza stradale) non scaldino il cuore degli elettori tanto quanto la possibilità versare meno soldi allo Stato con la flat tax. Tasse con le quali, ricordiamo, vengono anche finanziati gli ospedali che curano le vittime degli incidenti.
I quali hanno un impatto mica da ridere: nel 2021 il costo sociale degli incidenti stradali è stato di 16,4 miliardi di euro: lo 0,9 % del Pil nazionale.
L'unico accenno propagandistico sull'argomento viabilità e infrastrutture riguarda il passaggio delle merci da gomma a ferrovia (sponsorizzato da molte forze politiche) e l'intenzione di costruire il ponte sullo Stretto di Messina (vecchio cavallo di battaglia di Forza Italia). Magari si parla di mobilità dolce, ma il termine "moto" non emerge mai, da nessuna parte.
E dire che il partito dei motociclisti, in Parlamento, è storicamente nutrito e trasversale. Una quindicina d'anni fa nacque addirittura un'associazione informale di parlamentari motociclisti, provenienti da differenti partiti, capaci di mettere da parte le divergenze nel nome delle due ruote. Nell'ultima legislatura abbiamo registrato un piccolo passo avanti sul fronte dei guardrail grazie a Danilo Toninelli, quando era ministro dei trasporti. E preso atto dell'interesse di parlamentari di varia estrazione sulle tematiche relative alle moto e alla mobilità su due ruote in generale.
Quindi, per chi dovrebbe votare un motociclista che ha a cuore solo e soltanto gli interessi della categoria? Guardando i programmi elettorali, per nessuno. Forse gli converebbe approfittarne per fare un giro in moto. Magari il 25 settembre il tempo sarà ancora buono.