Attualità
Assicurazioni: cedere dati personali per risparmiare è l'unica soluzione
Ne regaliamo a bizzeffe a Google e Facebook per non avere nulla in cambio. Ma i big data potrebbero permetterci di risparmiare sulla polizza e di pagare la tariffa giusta. Allora, perché la cosa spaventa molti?
Ogni giorno cediamo un pezzetto della nostra libertà personale - sottoforma di dati - ai giganti del web, non ottenendo niente in cambio se non servizi di social networking e di posta elettronica. Tanto varrebbe cedere i dati a nostra disposizione, che riguardano le abitudini e lo stile di guida, per ottenere qualcosa in cambio dalle compagnie assicurative, sottoforma di sconto sulla polizza. Semplice, quasi banale come soluzione.
Pensate come sarebbe bello se un motociclista o uno scooterista potesse beneficiare di un premio RC personalizzato sulle proprie abitudini, la propria storia personale, sullo stile di guida e sui chilometri realmente percorsi, invece che essere incasellato in tariffe secondo l'ormai desueto e inefficiente sistema delle classi di merito. Bellissimo, no? Gli strumenti tecnologici già oggi ci sono tutti: anche le due ruote sono dotate di dispositivi in grado di connetterle alla realtà circostante. Eppure le resistenze sono ancora fortissime. Vuoi perché molti temono di essere colti in flagranza di reato (ad esempio, perché percorrono un tratto di strada a velocità superiore a quanto consentito), vuoi perché la cessione di dati alle compagnie viene vista come un favore che viene fatto a un'entità che potrebbe usarli solo a suo uso e consumo; in sostanza, come un'arma che si ritorce contro a chi la impugna.
PREMI IN CALO, MA LA PACCHIA E' FINITA
Se vediamo le statistiche relative al 2021, per ciclomotori e motocicli, il premio medio RC ammonta a 249 euro (-3,8% rispetto al 2020). In Italia sono assicurati 4,2 milioni di veicoli, su cui si registrano 125mila sinistri (103mila nel 2020), per un costo medio di 6.761 euro. Colpisce come di fatto nel nostro Paese circa un veicolo su due di quelli registrati al PRA come "circolanti" non sia coperto da RC.
Ma il calo delle tariffe che abbiamo visto negli ultimi 10 anni è già destinato a terminare. E non solo per il numero crescente di sinistri. Infatti, come ha avvisato il presidente di Ivass Luigi Federico Signorini nella sua relazione annuale, "la marcata crescita dell'inflazione sta generando un netto rialzo dei costi del comparto danni".
E comunque, il calo strutturale delle tariffe RC dell'ultimo decennio non deve farci distogliere l'attenzione da un elemento cruciale, ossia che Il premio pagato in Italia resta più alto della media dei quattro maggiori paesi europei; per la precisione, più alto di 84 euro.
BLACK BOX: LUCI E OMBRE
E se a oggi la soluzione della black box si conferma l'unica in grado di far risparmiare l'utente, anch'essa non è immune da critiche. In primo luogo, perché nel mondo delle due ruote le offerte di polizze con scatola nera sono limitate, e poche compagnie investono massicciamente su questo fronte. In secondo luogo, come ammonisce l'Ivass, "data la sostanziale intrasferibilità tra una compagnia e l’altra dei dati sulle abitudini di guida, per l’assicurato che adotta la scatola nera la probabilità di cambiare compagnia alla scadenza del contratto si riduce di circa il 60 per cento, attenuando la spinta concorrenziale". Insomma, la scatola nera rischia di diventare una prigione dorata.
INSURTECH: LA SOLUZIONE A TUTTI I MALI?
Il mondo cambia e, con esso, anche il mondo delle assicurazioni. Che, almeno all’estero, sta vivendo anni tumultuosi (ma non preoccupiamoci: è solo questione di tempo, e questo avverrà anche in Italia). Al di fuori dei confini nazionali, infatti, l’insurtech (ossia tutta l’innovazione technology-driven nell’industria assicurativa) sta rivoluzionando un mercato sin troppo seduto su sé stesso.
Di cosa stiamo parlando? Segnatevi un nome su tutti, che è quello di Lemonade. Per chi ha un po’di dimestichezza con le app, Lemonade sta alle assicurazioni come Netflix alla Tv generalista. Con Lemonade infatti puoi assicurare un bene (specialmente tecnologico, come un telefono, un pc o una macchina fotografica) on demand, anche per un solo giorno. Ebbene, le insurtech che a breve sbarcheranno in Italia nel settore RC (in primis la tedesca WeFox, che ha recentemente avuto l’ok dall’Ivass, e che sarà seguita nei prossimi mesi da Element, Parametrics e Tesla Insurance) puntano tutto sulla digitalizzazione dei profili assicurativi, sulla profilazione su misura del cliente, in modo tale da poter offrire preventivi perfettamente in linea con le reali esigenze dell’assicurato.
Qual è il loro segreto? La chiave di volta sta nell’acquisizione dei dati: incrociando la storia assicurativa del cliente con la tipologia del veicolo che guida (e coi dati che esso trasmette, attraverso le centraline, le sensorizzazioni di bordo, gli Aras già in dotazione sulle moto più moderne), è possibile prevedere con un’esattezza totale le probabilità di rischio del soggetto in questione. A queste compagnie non serve più l’hardware (cioè la scatola nera di bordo), ma tutta la parte di software (i dati che il veicolo possiede e trasmette in tempo reale) per fornire il preventivo migliore. Si tratta di un cambio di paradigma che investirà come uno tsunami tutte le compagnie tradizionali. O almeno quelle che non saranno in grado di stare al passo coi tempi.
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