La risposta è sì, ma sempre più spesso in realtà i riparatori installano parti aftermarket acquistate da fonte non certa. Ecco come si comportano le reti di officine e quali sono gli accorgimenti da avere
Il mondo cambia velocemente anche grazie al web. E la miscela innescata dall’utilizzo specialistico della rete, oltre che dalla voglia/necessità di risparmiare sulle componenti di ricambio, ha creato negli ultimi anni una nuova specie di cliente, vale a dire quello che si procura in autonomia il pezzo sostitutivo, saltando il passaggio intermedio del ricambista. Le possibilità offerte sono innumerevoli: gli stessi ricambisti hanno pagine ufficiali sui più noti marketplace (in testa a tutti, Amazon). Ma oltre a questo esistono decine di siti - più o meno affidabili - sui quali è possibile reperire componentistica di ogni tipo per la propria moto. Senza poi dimenticare il fiorente mercato dei ricambi usati, vale a dire ricavati da mezzi incidentati e non marcianti, ma i cui pezzi hanno ancora un valore corrente di tutto rispetto (e per di più hanno anche il crisma dell’autenticità).
C'E' CHI DICE NO
Stretto tra l’incudine e il martello, c’è il riparatore. Da un lato, c’è la rete degli “ufficiali”, che sono protetti dalla Casa di riferimento e utilizzano solo componentistica brandizzata, molto costosa e ad altissima marginalità, senza lasciare quindi al cliente alcuna possibilità di intervento. Dall’altro - e sono la maggioranza in Italia - ci sono quelle migliaia di piccoli e medi riparatori indipendenti, che sempre più spesso devono affrontare clienti intraprendenti e smanettoni, in grado di presentarsi in officina col ricambio in mano.
In questi casi, cosa si deve fare? Il riparatore ha di fronte a sé due strade: la prima è dire no. Ma, se tale risposta risponde all’esigenza di eseguire solo riparazioni fatte “a regola d’arte”, un comportamento del genere ottiene un doppio effetto negativo. Il cliente, infatti, non solo non tornerà più dal meccanico in questione, ma andrà a bussare alla porta del vicino.
IL GIUSTO MEZZO
Dati alla mano, però, i riparatori che rifiutano questo tipo di clientela sono al massimo il 10% del totale. Tutti gli altri, con varie sfumature, non si lasciano sfuggire il cliente. Interessante, tra quelli che accettano di compiere il lavoro, la soluzione messa in atto dalla rete di officine indipendenti RideUp, che fa capo a Bergamaschi: “I nostri operatori lavorano anche con ricambi e pezzi portati dal cliente, al quale però fanno firmare una manleva in cui si sollevano da ogni responsabilità futura in caso di malfunzionamento o danneggiamento della moto o dello scooter”, dice Domenico Mainoli, direttore generale di Bergamaschi.
“In questi casi - prosegue Mainoli - il riparatore percepisce solamente il costo della manodopera viva, senza praticare sulla stessa alcun tipo di scontistica verso il cliente, proprio in virtù del fatto che la manodopera è il suo unico guadagno su questo tipo di interventi”. Da parte sua, il concessionario fa nei confronti di questo cliente anche un’opera di sensibilizzazione a proposito della provenienza dei ricambi: “Il ricambio Oem ha una filiera certificata di provenienza che è garanzia di qualità, mentre il pezzo acquistato online chissà dove rischia di essere un boomerang per il cliente - dice Mainoli - per cui un’azione commerciale fatta su questo tipo di cliente lo porterà in futuro a fidarsi, nel caso di una successiva riparazione, dei consigli del meccanico. E dei pezzi che lui stesso gli procurerà”.
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