Attualità
L'autovelox non può violare la privacy
Il Tar del Veneto stabilisce che un apparecchio non può raccogliere più dati di quelli necessari alla sanzione che è progettato per rilevare, ad esempio quelli su RC e bollo
Un sistema di controllo in remoto (ad esempio un velox o una telecamera installata a un semaforo) non può ledere la privacy dell'utente, rilevando anche dati non pertinenti con lo scopo per cui è stato installato. Una sentenza del Tar del Veneto impedisce di fatto a velox e simili di rilevare se un veicolo in contravvenzione, oltre ad aver superato il limite di velocità, è in regola con la copertura assicurativa o col pagamento del bollo.
Una ingerenza che, allo stato attuale, è una violazione della privacy. Per questo la rilevazione massiva di dati non è ammessa: i dispositivi che rilevano gli eccessi di velocità o il regolare transito nei pressi dei semafori devono attivarsi solo in caso di sanzioni, e non per leggere le targhe in modo indiscriminato.
Tutto ciò, ricordiamo, è in clamoroso conflitto con quando previsto dagli articoli 193 e 201 del Codice della strada sin dal 2011: in quell'aggiornamento del codice, si ipotizzava di poter intercettare gli evasori di bollo e assicurazione obbligatoria proprio attraverso il controllo remoto; un provvedimento mai messo in atto dal Ministero delle infrastrutture.