Attualità
La Francia fa la guerra alle moto rumorose
In alcune città parte la sperimentazione con dei radar sonori: multe fino a 135 euro per chi supera i 90 decibel
La Francia dichiara guerra alle moto rumorose: in sette città partirà infatti la sperimentazione che servirà a sanzionare i conducenti di veicoli rumorosi. Chi sarà beccato a circolare con un mezzo che ha emissioni sonore superiori a 90 decibel (il corrispettivo dei suoni percepiti in un ristorante molto rumoroso; ndr) sarà sanzionato con un verbale fino a 135 euro.
Le rilevazioni saranno effettuate da un dispositivo composto da una telecamera radar fissa, proprio come accade per alcuni autovelox, ed è programmato per far partire una multa nel caso in cui venga superata una determinata soglia di rumore.
Le città interessate sono Parigi, Nizza, Tolosa, Bron (Rodano), Rueil-Malmaison (Hauts-de-Seine) e Villeneuve-le-Roi (Val-de-Marne), cui si aggiungono i Comuni dell’Haute Vallée de Chevreuse.
CRITICITA'
Una sperimentazione, quella che verrà messa in atto in Francia, che lascia però ancora moltissimi dubbi. Innanzitutto sulla taratura degli strumenti e sulla loro scelta, ma soprattutto sulla loro collocazione. Un eventuale radar antirumore, posizionato a bordo strada avrà dei risultati, i quali saranno ben diversi se la stessa apparecchiatura viene collocata, ad esempio, sopra il livello della sede stradale (all'altezza di un lampione, per intenderci).
La questione rumore, risolta a livello locale (e per di più sperimentale) rimanda a una lacuna in materia. Nella definizione dello standard omologativo Euro5, infatti, le autorità europee e i produttori di moto non sono ancora stati in grado di definire una soglia di emissione sonora per le moto (che, ricordiamo, con l'Euro4 sono state ridotte a 77 dB). Infine, ancora più importante, resta ancora da definire il sistema di misurazione, appurato che quello attualmente in vigore non è rispondente alle condizioni di reale utilizzo delle moto.
Una fuga in avanti di alcune amministrazioni locali rischia di generare ulteriore caos a una disciplina che è normata dagli standard omologativi, e che non può essere soggetta ai capricci di questo o di quel Comune.
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