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Attualità

Perché Danilo Petrucci è l’eroe di cui avevamo bisogno

Carlo Pettinato
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Perché Danilo Petrucci è l’eroe di cui avevamo bisogno

Dopo l’abbandono di Rossi e Cairoli l’Italia delle due ruote aveva bisogno di un nuovo volto da idolatrare e la Dakar 2022 restituisce al motociclismo italiano un riferimento insperato

Con il ritiro di Rossi e Cairoli, diciotto mondiali in due, l’Italia delle due ruote aveva bisogno di un nuovo volto da idolatrare. La Dakar 2022 restituisce al motociclismo tricolore un riferimento insperato.  È Danilo Petrucci, 31 anni, ternano, che si sta prendendo con i denti una rivincita di cui ci sentiamo tutti partecipi. La sua storia è quella di tanti, sudore e lacrime versati per un sogno immenso, coronato nel 2012 con il debutto in MotoGP.  I sogni però a volte s’infrangono, e più sono grandi più fanno rumore. Dopo alti, altissimi e qualche momento di difficoltà, sul salotto dorato del motomondiale si apre la porta di servizio. Dietro però non c’è un backstage qualsiasi. C’è la Dakar. E come può Danilo rinunciarvi? Lui che da ragazzino faceva collezione di titoli nelle categorie giovanili del fuoristrada, fra trial e motocross.  Ma non fila tutto liscio come l’olio, come potrebbe? A pochi giorni dal via un infortunio in allenamento, alla caviglia destra. Il secondo inghippo si chiama Covid-19. Già in Arabia per le operazioni preliminari, Danilo risulta positivo ad un tampone. Sembra tutto finito prima di iniziare. Le ore scorrono frenetiche tra esami ed accertamenti, ma alla fine la giustizia divina (quella del dio del motorsport) fa il suo corso. Petrux è in perfetta forma: può correre. Già dalle prime battute si capisce che la confidenza con il terreno c’è, sabbia e piste pietrose così diverse dall’asfalto cui è abituato. Per molti è una sorpresa, per i più attenti no. Nel 2020 Danilo aveva partecipato ad una prova del campionato italiano motorally e si era preso il lusso di mettere tutti in riga. Con la seconda tappa si riapre il baratro che dà diretto all’inferno. Chilometro 115, il motore si ammutolisce. Aver perso per strada il telefono e non poter conferire con i meccanici di certo non aiuta. Resta l’immagine dell’elicottero che trasporta la moto appesa per un filo, proprio come la partecipazione alle rimanenti giornate. C’est la Dakar! L’assistenza ufficiale Ktm fa il proprio dovere e Petrux è alla partenza della tappa seguente, anche se deve scontare una grossa penalità.  Mercoledì 5 gennaio facciamo il primo salto indietro di vent’anni, quando gli italiani erano habituée delle zone alte della classifica. Danilo è terzo di giornata, subito dietro i velocissimi veterani Joan Barreda e Pablo Quintanilla. Davanti a gente come Sunderland, Walkner, Benavides e Price, tutti vincitori nelle scorse edizioni. Fermi tutti. Arriva una penalità che lo fa scendere fino alla quindicesima posizione. Ma per noi non cambia molto.   

Dakar 2022 Stage 5, Petrucci c'è!

Petrucci è uno ma porta con sé l’Italia della moto intera. Non solo gli altri nostri straordinari compatrioti in gara, tutti noi. Grazie a Danilo abbiamo di nuovo qualcosa in cui credere, qualcuno da supportare e acclamare. Perché le spettacolari immagini delle moto tra le dune dorate hanno tutto un altro gusto se là davanti c’è uno dei nostri che se la gioca

Il giorno successivo, quinta tappa, va ancora meglio, che in effetti meglio di così proprio non si potrebbe. Danilo è secondo, anzi no, è primo, dopo una penalità a Price. Primo! Un vittoria italiana di tappa che mancava dagli anni di Giò Sala, nella Dakar del debutto. Una portentosa conferma di cui francamente nemmeno sentivamo il bisogno. E che aggiunge relativamente poco alla questione, perché a noi ormai Danilo non doveva dimostrare più di quanto avesse già fatto.  Ciò che conta è aver ritrovato un faro, qualcuno in cui rispecchiarci. Un ragazzo vero, di quelli pane e salame venuti su dal nulla e che non se la tirano per niente. Di quelli che non hanno paura di sporcarsi le mani. Uno che quando parla dice quello che pensa, senza girarci tanto intorno, e che si commuove, lo vedi che si commuove. D’altra parte la Dakar è così. Ti porta allo stremo delle forze e all’apice delle emozioni, difficile dissimulare.  Petrucci è uno ma porta con sé l’Italia della moto intera. Non solo gli altri nostri straordinari compatrioti in gara, tutti noi. Grazie a Danilo abbiamo di nuovo qualcosa in cui credere, qualcuno da supportare e acclamare. Perché le spettacolari immagini delle moto tra le dune dorate hanno tutto un altro gusto se là davanti c’è uno dei nostri che se la gioca. 
Perché Danilo Petrucci è l’eroe di cui avevamo bisogno

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