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Attualità

HAT Pavia-Sanremo 2021: il richiamo del mare

Fulvio Terminelli
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HAT Pavia-Sanremo 2021: il richiamo del mare

Ecco com'è andata la terza edizione dell'evento, che ogni anno attira un numero sempre maggiore di motociclisti a caccia di avventura

Cominciamo dal principio, cioè, dalla fine. La consolidata predisposizione del comune di Sanremo a ospitare grandi eventi come il Rally automobilistico internazionale, la classica corsa ciclistica Milano-Sanremo (la cui prima edizione risale al 1907) o il celebre Festival della Canzone Italiana, ha indubbiamente portato fortuna alla “Hard Alpi Tour Sanremo-Sestriere”, la manifestazione che dalla sua prima edizione ideata 13 anni fa da Corrado Capra, ha ispirato la creazione del neologismo “Adventouring”, coniato dal suo amico Nicola Poggio, divenuto poi socio organizzatore delle HAT Series. Ma la sete d’avventura degli “HATventurers” non poteva essere appagata da un unico evento annuale e così, la “Città dei Fiori”, è divenuta anche punto d’arrivo di un viaggio che, partendo da Pavia e ricalcando le medesime e collaudate modalità organizzative del più storico evento, offre ai partecipanti nuovi panorami e percorsi avvincenti per esplorare il Belpaese, utilizzando vecchie strade di collegamento tra valli e piccoli borghi, attraverso la vivacità degli scenari naturali e la variegata identità culturale dell’Italia Nord-Occidentale.  

L'ABBRACCIO DEL VILLAGGIO

Arriviamo venerdì sera a Pavia per le registrazioni di rito: con me c’è Valentina, la mia fidanzata, in sella alla sua nuova sputafuoco KTM 890 Adventure R e Lorenzo, un giovane amico da poco avvicinatosi al mondo del fuoristrada, ma smanioso di mettere i tasselli della sua BMW R1250GS sulle mitiche sterrate e pietraie delle HAT. Le mie sorti sono invece affidate all’agile monocilindrica KTM 690 Enduro R, una moto già conosciuta e amata, avendomi aiutato più volte a districarmi da situazioni complicate e che reputo il perfetto anello di congiunzione tra il mondo delle crossover e le specialistiche da enduro. Appena giunti al village, ubicato nei pressi dell’Università, l’allegro vociare dei partecipanti, accompagnato dal rombo dei motori, ci accoglie come un abbraccio e accende il nostro entusiasmo, riscaldandoci dopo il temporale estivo attraversato pochi minuti prima. Ammiriamo le tante moto parcheggiate e salutiamo amici e conoscenti, perché le HAT sono come grandi rimpatriate, dove tutti sono in posa e sorridono di gusto nella foto di famiglia. Poi corriamo verso l’Aula Magna dell’ateneo dove si svolge il consueto briefing, in varie lingue, per illustrare le caratteristiche dei due tracciati disegnati dall’organizzazione: il più breve, denominato “Discovery”, si sviluppa per 433 km e viene consigliato per le moto con l’anteriore da 19 pollici e ai piloti meno esperti; il secondo, un po’ più lungo, si chiama “Classic” e si sovrappone al primo per quasi il 60% della sua estensione (277 km), arrivando a Sanremo dopo 471 km. Per entrambi il riposo notturno è previsto a Cairo Montenotte.  

DAL TICINO AL PO

Al sabato mattina i primi a partire sono Maurizio Gerini - vincitore alla Dakar nella categoria marathon nel 2018 e nel 2019 - e Francesca Gasperi, che a quella stessa gara ci andrà da pilota per la prima volta il prossimo gennaio, venuti qui per allenarsi, ma soprattutto per divertirsi in compagnia degli altri 170 partecipanti. Partiamo anche noi e superato il celebre Ponte Coperto sul fiume Ticino lasciamo Pavia dando inizio alla nostra avventura, la cui prima parte di percorso - di ben 35 chilometri - accarezza l’argine sinistro del grande fiume Po, solcando strade bianche e sterrate solitamente vietate ai mezzi a motore e offrendo a tutta la carovana degli scorci memorabili sui campi coltivati e i terreni golenali brulicanti di vita. Alle porte di Tortona le strade delle due tracce si dividono e mentre la Classic punta ora a Sud attraversando insidiosi sentieri argillosi resi viscidi dalle recenti piogge, la Discovery conduce lungo le meno tormentate strade di campagna tra Alessandria e Novi Ligure, decorate da sterminati campi di girasoli e pittoresche fattorie.  

AMBASSADORS

Alle porte del grazioso comune di Trisobbio le due tracce si rincontrano e per buona parte dei restanti chilometri fino alla sosta serale, lasciano sovrapporre nel terreno le impronte dei tasselli di tutti partecipanti; alcuni sono più impacciati e prudenti, altri affrontano le sassaie più infide con l’eleganza e la scioltezza di chi macina chilometri in off-road da una vita. Questi contrasti aggiungono colore alla manifestazione e invogliano i neofiti a migliorare la propria tecnica per aumentare il godimento della guida in fuoristrada. E in effetti, sia io, sia i miei due compagni d’avventura, ce la godiamo alla grande: Valentina le ultime HAT Series le ha vissute lavorando e incoraggiando (forse anche un po’ invidiando) gli iscritti che passavano nel village dal suo stand di abbigliamento moto, ma ora è lì davanti che tira il gruppo (anche perché le ho affidato l’ingrato compito di portare il navigatore) e ogni tanto la vedo scomparire dalla mia visuale in piena “trance agonistica”, completamente a suo agio alla guida della sua bicilindrica austriaca; Lorenzo è una bella rivelazione, se non altro perché il primo corso di guida per maxi-enduro lo ha frequentato meno di una settimana fa, ma il suo passo è quello di chi, “nato in cattività”, si ritrova finalmente nel suo habitat naturale, libero di entrare in contatto con boschi e campagne, in sella a una moto, neo promosso ambasciatore dell’Adventouring, carico di sano entusiasmo e di responsabilità verso l’ambiente, un bagaglio che qualunque motociclista dovrebbe portare con sé prima, dopo e durante ogni uscita.  

LA MULATTIERA

Domenica mattina lasciamo Cairo Montenotte di buon’ora e lungo il percorso affrontiamo guadi e sterrate dalla difficoltà crescente finché, superato l’antico Forte Centrale del Melogno, un tratto comune ai due tracciati, particolarmente dissestato e oltretutto anche in salita, mette a dura prova buona parte degli avventurieri: ai piedi dello strappo un attimo di esitazione è comprensibile, difatti una decina di persone sostano in attesa della giusta concentrazione, del coraggio o semplicemente lasciano un po’ di spazio tra sé e chi precede. Dopo lo sconforto iniziale Valentina spegne il cervello e sale per prima, poi mi lancio io urlando nel casco parole irripetibili, con le quali riesco a convincere la mia KTM ad accompagnarmi fino in cima, dove ritrovo la mia dolce metà indenne e festante nel vedermi tutto intero. Come nel classico copione di un thriller, attendendo l’arrivo di Lorenzo il tempo sembra dilatarsi, così decido di ripercorrere un po’ di strada a piedi per scoprire se per qualche ragione sia rimasto bloccato, quando a un tratto odiamo il borbottio del suo panzer tedesco: la sfida è vinta, anche lui è riuscito a passare e farlo da neofita (con una moto da 280 chili) non era proprio così scontato! Qualcuno giunto in cima non disdegna considerazioni critiche sull’eccessiva difficoltà del passaggio, soprattutto pensando alla ridotta agilità delle maxi con anteriore da 19 pollici o alla minore esperienza di una parte dei partecipanti. L’evidenza dei fatti, però, mi porta a credere che nell’economia del viaggio sia giusto contemplare anche porzioni di difficoltà tale da permetterci di misurare i nostri limiti, vincere paure e sfide personali verso ciò che credevamo insormontabile e alimentare racconti che ci riempiano di soddisfazione: tutto questo si chiama Adventouring ed è la ragione per cui ora siamo qui.  

LA RIVIERA DEI FIORI

Il colpo d’occhio più suggestivo della giornata ci viene offerto nella scalata sull’antica strada militare verso il Colle del Garezzo fino all’omonima e affascinante galleria, all’imbocco della quale, la vista sul Mar Ligure e sulla Valle Argentina da quota 1771 metri, vale ogni goccia di sudore versata per arrivarci. Il cammino di questa HAT, dalla Pianura Padana alle colline del basso Piemonte e poi dai boschi degli Appennini liguri fino alle alte vie delle Alpi Marittime, ci ha regalato esperienze ed emozioni uniche, difficilmente ripetibili guidando in solitaria, vuoi perché alcuni tratti, senza i dovuti permessi, non sarebbero di norma accessibili al traffico motorizzato, ma soprattutto perché affrontare un viaggio assieme a tantissimi altri appassionati è l’occasione giusta per “fare il pieno” di positività, quella stessa che si avverte quando uno sconosciuto in mezzo al bosco ti aiuta a sollevare la moto finita a terra o ti dà una mano a riparare una foratura, o semplicemente saluta il tuo passaggio prima di ritrovarvi seduti di fianco in uno dei tanti ristori dove è normale scambiare opinioni e sorrisi. E infine c’è il lungomare e la linea del traguardo, senza bandiera a scacchi, perché (è giusto ricordarlo) questa non è una gara, ma le vittorie sulla paura e sulla fatica sono alla portata di tutti, e una volta arrivati al capolinea abbiamo sempre un motivo per festeggiare. Questa terza HAT Pavia-Sanremo si conclude nei nostri abbracci, nei saluti ai compagni d’avventure e quando è il momento di tornare a casa, più sporchi e decisamente più stanchi di come si è partiti, ci scopriamo arricchiti di nuove storie d’amicizia e polvere da raccontare.  
HAT Pavia-Sanremo 2021: il richiamo del mare
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