EFFETTO COVID
La situazione che si è creata è frutto di almeno tre fattori. Il primo è l’onda lunga del Covid: lo scorso anno, in piena emergenza pandemia, le fabbriche di tutto il mondo hanno dovuto chiudere per periodi più o meno lunghi (o nella migliore delle ipotesi ridurre drasticamente le attività) e successivamente ricalibrare i piani di produzione. Una necessità contingente che, sul lungo periodo, ha portato a ridefinire le forniture di componenti, parti meccaniche ed elettroniche. E soprattutto a riparametrare i volumi di vendita in un’epoca post-pandemia, fin troppo difficile da prevedere. Ma da qui a dire che le Case hanno sbagliato i piani di produzione, ce ne vuole. Di sicuro sono intervenuti altri fattori cruciali. Uno dei quali è figlio della globalizzazione e riguarda i tempi delle spedizioni intercontinentali.
Volenti o nolenti, tutti i produttori di moto (anche chi ha stabilimenti in Europa o in Italia) assemblano motori e componenti che arrivano dall’altra parte del mondo. E addirittura - come nel caso delle big four giapponesi
Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki - importano i veicoli di grossa cilindrata (se non tutti) dagli stabilimenti situati sui mercati interni o limitrofi. Ebbene, dopo la pandemia hanno accusato il rallentamento delle spedizioni intercontinentali via nave a causa del nuovo consorzio che ha legato le prime sei compagnie spedizioniere del mondo.
Il nuovo ordine mondiale post Covid nelle spedizioni marittime ha portato a un rallentamento sensibile dei tempi di consegna delle merci, che sono più che raddoppiati: dai porti asiatici a quelli europei si è passati dai 18 agli oltre 30 giorni attuali. Il motivo? Gli armatori usano navi sempre più grandi per ottimizzare i costi e viaggiano sempre con container a pieno carico. Abbiamo avuto una rappresentazione perfetta dell’effetto perverso di questa situazione con la nave portacontainer Ever Given, rimasta incagliata lo scorso mese di marzo nel
Canale di Suez, con ritardi e ripercussioni di cui tutte le aziende delle due ruote hanno dovuto fare i conti. A questo si deve aggiungere una rinnovata scarsità sia dei
semiconduttori (fondamentali per elementi come le centraline) sia di alcune materie prime fondamentali per la costruzione e l’assemblaggio delle moto, in particolare delle
plastiche con cui si producono plastiche e pneumatici: a causa della loro difficile reperibilità, i prezzi nel 2021 sono saliti dal 20 al 40% e le consegne sono in ritardo di sei settimane.