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Attualità

Se una nave cargo di traverso manda in crisi il mondo delle moto

Marco Gentili
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Se una nave cargo di traverso manda in crisi il mondo delle moto

Ducati ha annunciato ritardi sulle consegne, ma tutti gli operatori del settore avranno ripercussioni dal blocco del Canale di Suez. Ecco perché

Dietro allas sigla ETA, nel mondo del commercio, si nascondono tantissimi soldi. Se l'ETA si allunga (per cause più o meno fortuite), i costi di gestione di una commessa industriale salgono di parecchio. ETA sta per Estimated time of arrival, ossia l'arrivo previsto di un determinato container di merce. Ebbene, per tutta una serie di aziende manifatturiere, la crisi che in questi giorni si sta vivendo nel canale di Suez equivale a un ETA più lungo. E a rallentamenti clamorosi nell'approvvigionamento e nelle forniture.  

LA CRISI DI SUEZ

Come molti sapranno, lo scorso 23 marzo la Ever Given, gigantesca nave portacontainer, si è incagliata nel Canale di Suez, paralizzando di fatto il traffico merci di mezzo mondo. La rotta di Suez, oltre a essere più corta e meno dispendiosa di quella che passa dal Capo di Buona Speranza (Sudafrica), è quella prediletta (sia in fase di import, sia di export) dalle aziende italiane che triangolano coi porti orientali, in particolare l'hub di Singapore. Per molte aziende del nostro settore, l'accesso all'approvvigionamento di componenti avviene attraverso i container trasportati su questa rotta. E, come sappiamo, la gran parte dei motori motociclistici al mondo vengono prodotti sui mercati cinesi e thailandesi.  

I GUAI DI DUCATI

Il problema riguarda soprattutto le Case italiane (e sono tante, da Piaggio a Ducati) che esportano o movimentano mezzi sui mercati del Far East, in particolare la Cina. Ducati, ad esempio, ha fatto sapere - citata dal Corriere della Sera - che probabilmente non rispetterà i tempoi di consegna previsti su quei mercati: "Abbiamo merci in transito — comunica la casa — che probabilmente non rispetteranno l’ETA originale a causa dell’incidente di Suez, ma ad oggi non abbiamo notizie di un impatto sulle linee di produzione". L'incidente di Suez infatti rischia di avere due tipi di ripercussioni: una, immediata, sulla consegna di mezzi destinati all'export (o di veicoli che vengono assemblati in Thailandia e poi importati sui mercati europei, cosa molto comune per le aziende italiane del comparto due ruote), e una di lungo periodo dovuta alla mancanza di componenti che potrebbe riflettersi in un rallentamento delle linee di produzione. Ma il problema, se dovesse protrarsi, riguarderà necessariamente anche tutte le importazioni verso l'Europa dei mezzi realizzati in quei Paesi dalle "big four" giapponesi. Di certo si tratta di un contrattempo non da poco, che arriva nell'anno seguente a quello caratterizzato dal Covid e che potrebbe costituire un collo di bottiglia al rilancio di un settore, quello delle due ruote a motore, duramente colpito dalla pandemia.  

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