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Attualità

Cristiano Silei: "Noi INNOVIAMO, gli altri copiano"

Marco Gentili
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Cristiano Silei a.d. di Dainese
Lino Dainese, l’uomo che ha creato Dainese nel 1972 per poi uscirne nel gennaio del 2015
Cristiano Silei: "Noi INNOVIAMO, gli altri copiano"
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Cristiano Silei: "Noi INNOVIAMO, gli altri copiano"

Parola di Cristiano Silei, A.D. dell’azienda vicentina, eccellenza del made in Italy, che veste e protegge i piloti e i motociclisti. Vi sembra presuntuoso? In realtà non lo è. Scopriamo insieme perché

La missione era di quelle difficili: prendere per mano una delle aziende italiane più note al mondo e traghettarla in una dimensione manageriale. Dopo che il fondatore e mastermind Lino Dainese si era fatto da parte e il fondo sovrano del Bahrein Investcorp aveva rilevato la maggioranza dell’azienda, è stato Cristiano Silei (scelto come amministratore delegato dalla nuova proprietà) a ereditare la più scomoda delle poltrone. L’altra sfida difficile per Silei era quella di non snaturare l’azienda, non farle perdere identità e radici. Cinque anni dopo, è il momento di tracciare il primo bilancio di questa esperienza.
Silei, ricorda che azienda aveva trovato nel 2015?Lino Dainese era riuscito negli anni nella più difficile delle imprese: aveva i marchi giusti, Dainese e AGV, e ne aveva fatti due brand riconosciuti a livello mondiale. Inoltre, aveva instillato nell’azienda una fortissima quanto rara cultura dell’innovazione: ci vogliono decenni per crearla, e non sempre ci si riesce”. E invece qual è stata la sua impronta sull’azienda?Io ho continuato ad alimentare questa filosofia: si pensa al bisogno del cliente, non al mercato. Noi dobbiamo sempre pensare a soddisfare il bisogno di sicurezza del corpo umano in condizioni estreme, che per noi sono una gara del Motomondiale, una discesa libera di uno sciatore professionista, una regata di America’s Cup, una competizione di mountain bike, le missioni spaziali. In tutti questi casi, le soluzioni sono ispirate dalla natura. Se pensiamo ai primi paraschiena da moto, nascevano dall’osservazione dell’aragosta o del pangolino, mentre oggi la ricerca si basa sui frattali”.

ASSISTEREMO AL BOOM DELL’AIRBAG. E A QUELLO DEL COMMUTING URBANO: LAVORIAMO PER INTERCETTARE ANCHE LA DOMANDA DI QUESTO PUBBLICO

Il tema della ricerca e dell’innovazione per voi è quasi un’ossessione.
Dainese è un’azienda complessa, ma la radice di tutto sta nella sicurezza. Chi compra abbigliamento, caschi e protezioni compra più di un marchio. Acquista qualcosa che li protegge e, se c’è bisogno, può salvargli la vita. È per questo che noi ragioniamo con la filosofia degli ‘extreme standards’: ci sono dei regolamenti che fissano dei paletti per la sicurezza? Bene, noi al nostro interno produciamo qualcosa che sia in grado di superare di gran lunga quei livelli”. Ci faccia un esempio.
Con AGV (che nel 2007 venne acquistata da Dainese; ndr) sin dai tempi del primo Pista GP abbiamo sviluppato caschi usando come modello non le teste finte, ma la modellazione in 3D di quella di Valentino Rossi. Nei nostri caschi non ci accontentiamo delle prestazioni. E come abbiamo fatto? Investendo tante risorse per la miniaturizzazione dei meccanismi di chiusura della visiera. Nessuno ci ha obbligato a farlo, ma lo abbiamo fatto. E sa perché? I motivi sono due: più piccoli sono i fori praticati nella calotta, più sicura è. E poi perché, così facendo, possiamo offrire un campo ottico di 180 gradi, che è quello di un essere umano senza casco indosso. Sfido chiunque a riuscirci”.
Sotto la sua gestione, come si è evoluta l’azienda?
Abbiamo puntato su una modernizzazione da tutti i punti di vista, dalla comunicazione al rilancio della rete retail (che oggi conta 30 negozi di proprietà nel mondo; ndr), fino all’internazionalizzazione di un marchio conosciuto ovunque. Se analizziamo i mercati dove siamo più forti, in testa ci sono gli Stati Uniti, ma il continente europeo messo insieme rappresenta l’area geografica più significativa in termini di fatturato. L’Italia, pur essendo molto importante, vale il 15% del totale”. Poi avete puntato sulle esperienze.
I nostri clienti non vengono nei nostri store per acquistare e basta. Noi offriamo una serie di attività che vanno dal Custom works (la personalizzazione dei capi da pista; ndr) fino ad eventi come le Dainese Experience. Credo che al mondo non tutte le aziende possono permettersi di offrire ai propri clienti di poter girare a Misano in pista con Valentino Rossi”.

I SUPPORTI HI-TECH NEL CASCO DISTRAGGONO il motociclista. sono contrario al loro uso, almeno per come viene immaginato oggi

Pista a parte, dove l’esperienza di Dainese risale al sodalizio con Giacomo Agostini, il vostro osservatorio vi permette di capire come cambiano i gusti dei motociclisti in termini di abbigliamento?Senza dubbio il settore in maggiore espansione è quello del commuting urbano. Vede, se c’è una cosa buona che il Covid-19 ha lasciato, è legata al fatto che la moto è stata rivalutata come eccellente strumento per godersi la propria passione, anche nel tragitto casa-lavoro. Su questo fronte stiamo lavorando, sia con una collezione di abbigliamento che vede il debutto di pantaloni tecnici dal taglio elegante, sia con dispositivi di sicurezza come l’airbag a controllo elettronico Smart Jacket”. Pensa che i motociclisti siano pronti ad accogliere in massa l’airbag nel proprio armamentario?
Direi di sì. Se guardo a quello che succede in casa nostra, da quando lo abbiamo lanciato, non riusciamo a stare dietro agli ordini che riceviamo. Lo ritengo un segnale di una migliorata percezione del tema della sicurezza su due ruote”. Sbagliamo se diciamo che il 2020-21 saranno gli anni dell’airbag?
Direi di no”.
In tema di urban mobility, avete intercettato le tendenze legate all’uso delle e-bike o dei monopattini elettrici in città?La bici elettrica è un fenomeno sociale in nord Europa da almeno 10 anni, qui in Italia di fatto ha vissuto un boom solo quest’anno. E per noi rappresenta una nuova frontiera. Pensiamo anche che chi usa una e-bike in città ha più bisogno di protezione di chi usa una moto: la e-bike è silenziosa, poco visibile nel traffico, ha freni che non sono certo paragonabili a quelli di una moto o di uno scooter e, pur avendo una velocità notevole, non è obbligatorio il casco per condurla. Insomma, i fattori di rischio sono elevati. E la domanda di sicurezza va intercettata, non c’è dubbio”. Non crede che il settore delle protezioni per moto, fatta eccezione per l’evoluzione dell’airbag, sia piuttosto statico?
Può sembrare ma non è vero. L’evoluzione nei capi è continua: cambiano i materiali, i pesi, le tecnologie di lavorazione. Per non pensare a quello che sta succedendo nel mondo dei caschi”.
A tal proposito, lei come vede l’evoluzione del casco?
Il casco deve proteggere la testa e basta. Deve distruggersi, se necessario, in caso di impatto, ma la sua funzione è una sola. Il resto rappresentano solamente orpelli pericolosi per il motociclista, che non deve essere distratto. Personalmente resto contrario all’installazione di telecamere, head-up display e qualunque supporto tecnologico che distolga l’attenzione della strada. E resto perplesso quando vedo i motociclisti che collegano le action cam ai loro caschi: qualunque superficie sporgente collegata alla calotta rappresenta un rischio!”. Ciò significa che nei caschi AGV non vedremo un’evoluzione sul fronte del software?
Tutt’altro. Ma non sarà niente di quello che abbiamo visto o immaginato finora. Sarà di sicuro qualcosa che non costituirà una fonte di distrazione. Ma non la vedremo certo domani, noi amiamo fare le cose per bene. Tutto arriverà a tempo debito”. A proposito di tecnologia, quanto serve il fatto di lavorare su settori così differenti, che vanno dalla vela all’aerospaziale?Nell’industria ci sono due tipologie di aziende, quelle che innovano e quelle che copiano. Non voglio sembrare presuntuoso, ma noi apparteniamo alla prima categoria. Ebbene, l’investimento che abbiamo fatto per le tute degli astronauti dell’Agenzia spaziale europea ci è servito per imparare molto sul corpo umano. E abbiamo usato il concetto delle linee di non estinzione (un concetto piuttosto complesso, ossia le linee virtuali tracciate attorno a un corpo che, indipendentemente da come esso muove, non cambiano; ndr) per realizzare alcune giacche da mototurismo come la Antartica. Per non parlare del lavoro svolto nello sci dove, assieme alla federazione internazionale, abbiamo lavorato 5 anni alla realizzazione di un algoritmo. Tutta questa esperienza è stata riversata nell’airbag a controllo elettronico da moto. La ricerca è fondamentale per un motivo: serve a farsi venire delle idee”.
Cristiano Silei a.d. di Dainese
Lino Dainese, l’uomo che ha creato Dainese nel 1972 per poi uscirne nel gennaio del 2015
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