SPORTIVE 600: c’eravamo tanto amati
Dalla Kawasaki GPZ600R del 1985 alla Yamaha YZF-R6 che ha appena vinto il mondiale Supersport guidata da Andrea Locatelli. Una notte insonne a pensare all’epopea delle sportive 600
È stata una bellissima storia quella delle sportive 600 e la mia generazione l’ha vissuta in pieno. Per questo forse ci soffro un po’. E non sarò l’unico, penso...
Andrea Locatelli con la Yamaha R6 del team Evan Bros quest'anno ha vinto il mondiale Supersport... una categoria in cui siamo stati protagonisti fin dall'inizio con Paolo Casoli e Fabrizio Pirovano
QUELLE DOMENICHE A MONZA A VEDERE LA SBK E LA SUPERSPORT
Ricordo anche le domeniche a Monza a vedere il mondiale SBK, e quindi anche la Supersport. C’era una banda di Suzukisti. I panini con la frittata e il GSX-R600 legato con la catena sotto la tribuna della variante Ascari. La stessa moto che i piloti Suzuki portavano in gara. E intanto quelli con il Ducati 748 si alzavano in piedi al passaggio di Casoli. Le derivate di serie lo erano di nome e di fatto. La gente tifava la moto che guidava. Se ne vendevano una montagna. Poi le 600 sono diventate sempre più estreme. Kawasaki ha iniziato a esasperare così tanto il suo 4 in linea, che per l’uso stradale dovette maggiorarlo a 636 cc, lasciando il modello da 599 cc per gli scopi racing. Honda affiancò alla equilibratissima F la più specialistica RR. Tutti presero quella strada lì. L’ultima 600 che provai era piccola come un duemmezzo, con un assetto durissimo e un’erogazione isterica. Col cavolo che l’avrei presa per andarci a Vallelunga. Non ho mai capito se le 600 avevano iniziato a farle sempre più spinte perché le voleva così il pubblico, oppure perché bisognava vincere in Supersport. Penso la seconda. Se non altro perché piano piano la gente ha smesso di comprarle, preferendogli una Hornet o una Fazer col manubrio alto.La GSX-R600 e la CBR600RR sono scomparse dai listini del nuovo, la r6 c’è solo in versione racing...