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La moto ai tempi del coronavirus
L'Italia si avvia a una chiusura totale delle attività commerciali. Le attività ludiche come la moto passano giustamente in secondo piano. Però pensiamo anche a tutti quei concessionari, rivenditori, negozi di abbigliamento che rappresentano il sale del settore. E che se stanno chiusi vanno in crisi
Gli indicatori macroeconomici dicono che si prevede “una caduta del prodotto per almeno un paio di mesi a prescindere dagli interventi”. A parlare è stato questa mattina il ministro all’Economia, Roberto Gualtieri.
Nella vita di tutti gli operatori del settore ciò significa una cosa sola: crisi, difficoltà, calo nei fatturati. E non pensiamo solo ai produttori di moto, scooter, accessori e componenti, che magari sono aziende più attrezzate e strutturate, pronte a resistere a un’eventuale emergenza (o anche una chiusura temporanea). Il nostro pensiero va agli ultimi anelli della catena. Ai concessionari e ai dealer, ai gommisti, ai negozi di abbigliamento. A tutti coloro che vendono i prodotti del comparto, che rappresentano l’anello di congiunzione tra aziende e clienti finali. Insomma, quelli che fanno girare i soldi.
ATTIVITA' SENZA PARACADUTE
A causa dei recenti decreti che limitano la circolazione personale e portano in secondo piano tutte le attività ludiche e ricreative (nelle quali rientra anche la moto), la parte finale della filiera, forse anche di più di quella produttiva, viene messa in ginocchio o quasi. Del resto, se il negozio di motoricambi o di abbigliamento non vende, è costretto a stare chiuso. Se il concessionario è deserto perché le priorità delle persone adesso sono ben altre che non acquistare una moto o uno scooter, non incassa a sufficienza per mandare avanti la baracca.Le distanze non devono separarci. Anche se sei giovane è il momento di rispettarle. Allunga un braccio verso l’altro e sembrerà quasi di toccarci. #DistantiMaUniti #IoRestoACasa