Attualità
Radiazione per esportazione, una tegola sulle vendite?
Una modifica all'articolo 103 del Codice della strada obbliga chi radia un veicolo per venderlo all'estero a revisionarlo. Ecco come questa norma potrebbe danneggiare gli operatori del settore
Radiare un veicolo per poi esportarlo all'estero diventa più costoso. Dal 1 gennaio 2020 infatti è stata introdotta una modifica all'articolo 103 del Codice della strada per cui ogni motoveicolo che viene radiato per essere esportato deve essere sottoposto a revisione con esito positivo in data non anteriore a sei mesi rispetto alla data di richiesta di cancellazione.
Tale riforma, che dà seguito al decreto legislativo 98/2017, si è resa necessaria nell'ottica di recepire una direttiva europea. Il cui obiettivo è sulla carta meritevole: si pone infatti lo scopo di non far circolare tra i vari Stati membri veicoli in pessimo stato, oppure rottami destinati a essere cannibalizzati per trasformarli in pezzi di ricambio.
LE POSSIBILI RIPERCUSSIONI
Tale modifica al codice però rischia di danneggiare tutti quei concessionari che, come spesso accade, ritirano vecchi veicoli per praticare uno sconto al cliente che è intenzionato ad acquistare una nuova moto o scooter. Il vecchio veicolo viene preso, ad esempio, in permuta, radiato e venduto nel circuito delle officine estere. Pratica tutt'altro che rara in un mondo sempre più globale, dove gli scambi tra i vari stati membri della Comunità europea sono sempre più facili.
Adesso però un concessionario che pratica scambi con l'estero è sicuramente meno invogliato a ritirare veicoli per poi radiarli e rivenderli oltreconfine, visto che è obbligato a revisionarli con esito positivo.
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