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Attualità

Perché la "direttiva fine vita" è il tema più difficile e scomodo per l'intera industria motociclistica

Marco Gentili
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Perché la "direttiva fine vita" è il tema più difficile e scomodo per l'intera industria motociclistica
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Perché la "direttiva fine vita" è il tema più difficile e scomodo per l'intera industria motociclistica
Perché la "direttiva fine vita" è il tema più difficile e scomodo per l'intera industria motociclistica

La Commissione Europea amplierà la platea dei veicoli interessati dalla "direttiva fine vita" anche alle moto. I costruttori dovranno rivedere radicalmente tutti i processi produttivi e affrontare spese ingenti

Il nome è decisamente brutto e ricorda l’eutanasia, la nel giro di pochi anni anche noi motociclisti dovremo abituarci a convivere. Si tratta della “direttiva fine vita”, ovvero quella che disciplina le modalità di smaltimento e riciclo delle componenti dei veicoli. Approvata nel 2000, la direttiva 53 contiene in sé tutti gli elementi della cosiddetta “economia circolare”, ossia quella che disincentiva gli sprechi di materiali, l’uso di sostanza pericolose nella costruzione dei veicoli e promuove il riciclaggio e la produzione consapevole. Adesso la Commissione Europea ha chiesto l’ampliamento di questa direttiva ad altre categorie di veicoli, oltre alle automobili. E il prossimo turno riguarda proprio le moto.  

PIÙ COSTI PER CHI PRODUCE

Un cambiamento non banale per i produttori di moto, reduci dall'introduzione dell’Euro5 e alle prese con l'introduzione, tra 12 mesi, del successivo passaggio che condurrà all'Euro5+ (sebbene quest'ultimo sia di minore impatto, rispetto alla rivoluzione dell'Euro5). Per i costruttori, la direttiva significherà infatti ripensare gli interi processi produttivi (con l’utilizzo di plastiche riciclabili, o metalli capaci di avere una seconda vita, o ancora l'abolizione dell'uso sostanze potenzialmente nocive e inquinantinel corso della lavorazione). Lo scopo finale è infatti rendere riciclabile o riutilizzabile l’85% del peso complessivo del veicolo. Ciò significa ridisegnare gli impianti produttivi per come li conosciamo oggi, e rivedere l'intera catena di forniture e approvvigionamenti. Ma ancora più impegnativo per il costruttore è l'obbligo, previsto dalla direttiva 53, di gestire l'intero ciclo vitale del mezzo, dalla nascita allo smaltimento finale. L'intero processo sarà infatti sotto la responsabilità del costruttore, senza aggravio di costi per l’utente finale. Il quale non dovrà più rottamare un veicolo, dato che le moto prodotte una volta che la direttiva sarà operativa anche per le due ruote, dovranno essere smontate e riciclate.  
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