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Perché la "direttiva fine vita" è il tema più difficile e scomodo per l'intera industria motociclistica
La Commissione Europea amplierà la platea dei veicoli interessati dalla "direttiva fine vita" anche alle moto. I costruttori dovranno rivedere radicalmente tutti i processi produttivi e affrontare spese ingenti
Il nome è decisamente brutto e ricorda l’eutanasia, la nel giro di pochi anni anche noi motociclisti dovremo abituarci a convivere. Si tratta della “direttiva fine vita”, ovvero quella che disciplina le modalità di smaltimento e riciclo delle componenti dei veicoli.
Approvata nel 2000, la direttiva 53 contiene in sé tutti gli elementi della cosiddetta “economia circolare”, ossia quella che disincentiva gli sprechi di materiali, l’uso di sostanza pericolose nella costruzione dei veicoli e promuove il riciclaggio e la produzione consapevole. Adesso la Commissione Europea ha chiesto l’ampliamento di questa direttiva ad altre categorie di veicoli, oltre alle automobili. E il prossimo turno riguarda proprio le moto.