La questione della distrazione
Innanzitutto perché non sono mai state condotte ricerche specifiche sugli utenti delle due ruote (e, se esistono, non sono uscite dall’ambito accademico). E, in attesa di studi dedicati, pronunciarsi in modo così radicale sull’argomento rischia di essere un errore marchiano. Anche perché,
se passa questo principio, anche canticchiare una canzone all’interno del proprio casco dovrebbe essere vietato, in quanto pratica che distoglie l’attenzione dalla guida. E questo ci riporta alla madre di tutti i problemi, ossia l’attenzione che impieghiamo quando siamo alla guida di una moto.
È un dato di fatto che vivere in ecosistemi sempre più tecnologici, se da un lato facilita la nostra vita, dall’altro è fonte di sempre maggiore distrazione. La tecnologia rischia di farci distogliere l’attenzione dalla nostra attività principale. Che, quando siamo in sella, è (o dovrebbe essere) quella di guidare. Quando guidiamo abbiamo bisogno di essere concentrati, in città più che altrove. Al tempo stesso però se non vogliamo rinunciare a rimanere connessi con il mondo ben vengano i sistemi che “trasformano” le strumentazioni di moto e scooter in potenti computer di bordo in grado di dialogare con lo smartphone. Possono mostrarci all’occorrenza (nelle soste) le informazioni di cui abbiamo bisogno, senza dover tirare fuori di tasca il telefono e soprattutto sono in grado di
visualizzare le indicazioni stradali senza necessariamente sbirciare il display dello smartphone.