Attualità
Caos ANCMA, che cosa succede?
Confindustria commissaria l’associazione ma i malumori non si placano. In molti hanno visto la mossa come un’ingerenza eccessiva. E c’è chi minaccia di andarsene. I retroscena esclusivi di Dueruote
È una tregua armata quella che si sta vivendo in queste settimane in ANCMA, l’associazione che raccoglie i produttori di moto, accessori e biciclette. Il recente commissariamento dell’associazione da parte di Confindustria (lo scorso 1 luglio) non ha fatto altro che rinfocolare i malumori tra i soci. Ma andiamo con ordine.
Le puntate precedenti
Negli ultimi mesi a fronteggiare l’ex presidente Andrea Dell’Orto si era creato un fronte interno sempre più consistente (guidato da Franco Acerbis) che ha contestato a Dell’Orto alcuni comportamenti - a suo dire - discutibili. A fare scalpore è stato l’acquisto da parte di EICMA (la società che organizza il Salone della moto, controllata al 100% dal ANCMA) per 2.700.000 di un immobile a Milano intestato alla Paco srl, società partecipata da Giuseppe Panepinto, legale dell’ex presidente dell’associazione Antonello Montante (condannato a 14 anni per associazione a delinquere e corruzione). Gli avversari di Dell’Orto hanno contestato non tanto l’opportunità di tale acquisto, quanto la modalità piuttosto opaca. È infatti avvenuto senza che il consiglio generale di ANCMA (che, ricordiamo, è padrona e socio unico di EICMA) ne sapesse nulla.
Il tentativo di elezioni
La situazione si è fatta tesa a tal punto che il presidente Dell’Orto è stato dichiarato decaduto dal collegio dei probiviri (l’organismo che ha poteri arbitrali e disciplinari nelle questioni interne; ndr); successivamente Franco Acerbis è stato nominato vicepresidente vicario nonché rappresentante legale dell’associazione. Il suo compito doveva essere quello di portare ANCMA a nuove elezioni, per eleggere un nuovo presidente e le cariche direttive entro la metà di luglio. Tutto era già stato predisposto, ma l’intervento di Confindustria ha fermato tutto: Andrea Dell’Orto è stato commissariato (ma ricopre ancora la carica di presidente di EICMA) e tutte le delibere approvate negli ultimi due mesi sono state annullate d’ufficio.
Arriva il commissario
Il commissario Giannetto Marchettini, già presidente della Cassa Edile di Siena, insediato da poche settimane, ha rilasciato pubblicamente dichiarazioni distensive, invitando "all'unità e al rilancio" e sta tastando il terreno e ha finora preso tempo sulla richiesta dei soci di convocare l’assemblea per eleggere i nuovi organi direttivi, sebbene il codice civile (all’articolo 20) sancisca il diritto, per i membri di un’associazione che lo richiedano, di ottenere un’assemblea. Sulla spinosa questione si pronuncerà il 10 di settembre il Tribunale di Milano, sollecitato da più del 20% dei soci di ANCMA.
Tutti i dubbi
Dal canto suo Marchettini ha come obiettivo del suo mandato (dalla durata di un anno; ndr) quello di “far approvare un nuovo statuto dell’associazione e ricostruire gli organi direttivi”. Ma ai più attenti non sfugge come, non più di due anni fa, ANCMA abbia rivisto tutti i suoi regolamenti interni e gli statuti sulla scorta delle indicazioni di Confindustria. Adesso, dopo due anni, c’è di nuovo la necessità che la stessa Confindustria riscriva le regole del gioco da lei stessa avallate?
Punizioni per i ribelli?
Inoltre, nella lettera inviata agli associati in occasione del suo arrivo, il commissario ha scritto che nella sua missione c’è anche quella di assumere “ogni provvedimento necessario alla cancellazione di ogni effetto degli atti organizzativi posti in essere negli ultimi due mesi da organi di Confindustria ANCMA non legittimati, predisponendo le risposte organizzative sanzionatorie conseguenti”. Una formulazione che dice, in modo piuttosto chiaro, l’intento di Confindustria di “sanzionare” la minoranza rumorosa. In che modo? Impedendo ai “rivoltosi” di candidarsi a eventuali cariche direttive?
Il licenziamento
La prima mossa del commissario è stata quella di licenziare dopo 9 anni di servizio il direttore generale Pierfrancesco Caliari per “giustificati motivi oggettivi” dovuti alla situazione economica non florida di ANCMA, con la motivazione che la sua posizione è stata “soppressa” (sebbene Confindustria abbia messo Mario Agnoli nel ruolo di “delegato operativo”, che nella sostanza svolge funzioni analoghe al d.g.). Eppure, a ben vedere, la figura del direttore generale è prevista dallo statuto di ANCMA. E la situazione economica non è poi così negativa, visto che la controllata EICMA ha liquidità nell’ordine di milioni di euro.
I malumori degli associati
In una fetta consistente dei circa 160 associati di ANCMA si respira un forte malcontento. Il motivo è piuttosto semplice: Confindustria nazionale, sin dal momento in cui Dell’Orto è stato dichiarato decaduto da parte dei probiviri, si è sempre espressa a favore dell’ex presidente. Adesso, dopo aver commissariato l’associazione, si trova a fare da arbitro tra due parti in causa, quando è chiaro il suo sostegno a una di esse.
Anche ipotizzando che gli associati riescano a far convocare un’assemblea per settembre, con l’obiettivo di eleggere nuove cariche, riesce difficile immaginare un presidente ANCMA, espressione del fronte contrario al presidente commissariato, che ha a che fare con Dell’Orto in qualità di presidente di EICMA. Il rischio è quello del cortocircuito istituzionale.
Il malcontento è forte perché, come hanno confermato molti associati di peso interpellati da Dueruote e che preferiscono restare anonimi, Confindustria è entrata a gamba tesa all’interno di un’associazione che ha dimostrato di sapersi tutelare da sola in una situazione di difficoltà, senza entrare nel merito ma solamente per questioni astruse, che hanno a che fare con il diritto e i codicilli, e per niente con la sostanza. Del resto ANCMA è solo una delle tante associazioni di categoria con cui Confindustria ha usato il pugno di ferro: a oggi sono più di 20 i commissari all’opera.
Addii clamorosi in vista
L’esito di questo marasma potrebbe concretizzarsi in alcune prese di posizione clamorose. A quanto risulta a Dueruote, il Gruppo Piaggio, che da solo vale quasi il 20% delle quote dell’associazione (dove i membri pagano sulla base dei dipendenti e del fatturato; ndr) - sarebbe stufo di questa situazione che ha poco a vedere con gli interessi dei costruttori di moto. E avrebbe esternato la volontà di uscire dall’associazione, nel caso in cui l’attuale condizione di stallo perdurasse. Questo sarebbe il peggiore degli scenari possibili: un’ANCMA dilaniata e senza il più grosso costruttore del Paese ha difficilmente senso di esistere.
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