Attualità
Motociclisti, un giugno da dimenticare: oltre 80 morti
Una strage senza fine, numeri orrendi e che non si registravano da tempo. Mai come adesso è il momento di alzare la voce e sensibilizzare su un argomento che in molti fanno finta di non vedere
La moto è divertimento, passione, velocità, community. Ma è nostro dovere far presente che le due ruote non sono tutte rose e fiori. Sappiamo bene che non è piacevole, e rischiamo di passare da menagramo, ma dobbiamo dire le cose come stanno e parlare dei fatti. Fatti che ci dicono che in moto si muore. Si torna a morire fin troppo spesso.
I numeri parlano di una strage senza fine. Il giugno che si è appena concluso ha registrato più di 80 decessi di motociclisti. Alcuni più eclatanti (come i due harleysti travolti sulla Tangenziale di Milano da un automobilista ubriaco), altri meno, perché magari arrivano da regioni più periferiche. Ma poco importa: per un Paese civile come l’Italia una media giornaliera superiore ai due morti in moto non è sostenibile.
I numeri
Nei primi tre fine settimana del mese, secondo l’osservatorio ASAPS (Associazione amici della polizia stradale) si sono contati 58 motociclisti morti. Negli ultimi sette giorni la macabra contabilità vede 18 croci sul foglio. Da Catanzaro a Verbania, passando per Roma: la geografia degli incidenti mortali dice che, nella quasi totalità dei casi (eccetto uno in cui l’imperizia e l’imprudenza del motociclista è stata decisiva), i motociclisti hanno perso la vita a causa di scontri frontali o fronto-laterali con autovetture. In una grande maggioranza dei casi, gli automobilisti coinvolti erano alterati da sostanze alcoliche o stupefacenti. Alcuni di loro, dopo aver urtato la moto, ha ben visto di scappare cercando di farla franca.
Le cause
Cosa significa questo? Significa che manca il senso civico, che i motociclisti sono ancora una volta le vittime predestinate di un sistema dove da un lato gli automobilisti sono in cima alla catena alimentare, dall’altro ci sono i ciclisti e i pedoni, e nel mezzo ci siamo noi. Anche quando siamo vittime, scontiamo sempre una sorta di peccato originale, di pregiudizio secondo cui “la colpa è anche vostra, che in moto andate forte”. Un giugno così nero segna un punto di non ritorno, una pagina nera che non deve ripetersi. Troppi morti, tutti insieme, non sono sostenibili. Adesso basta.
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