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Attualità

Aiscat, i privilegi del pedaggio e la lingua italiana

Marco Gentili
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Aiscat, i privilegi del pedaggio e la lingua italiana
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Aiscat, i privilegi del pedaggio e la lingua italiana

È una delle lobby più potenti d'Italia, quella che impedisce ai 125 di circolare in autostrada e alle moto di pagare tariffe ridotte. Adesso va all'attacco dell'Autorità per la regolazione dei trasporti. Grazie (anche) a un comunicato scritto in un italiano oscuro

Se in Italia esiste un gruppo di potere in grado di far rivalutare all’uomo della strada i moloch della burocrazia e di farci stare simpatica anche l’Agenzia delle entrate, questo è Aiscat. Per chi non la conoscesse, dietro questa sigla si cela l’associazione italiana delle società concessionarie autostradali. Insomma, quelli che riscuotono il pedaggio al casello e di ci abbiamo diffusamente parlato in questa inchiesta di qualche mese fa, legata al disastro del ponte Morandi. Aiscat, tanto per farci capire, è il muro invalicabile con cui si scontra da anni ANCMA e che impedisce ai possessori di un 125 di circolare in autostrada, come avviene in tutta (sì, proprio tutta) Europa. La scorsa legislatura c’è riuscita, bloccando la modifica al codice della strada nel passaggio al Senato. Speriamo che non faccia il bis anche stavolta. Lo stesso muro che impedisce alle moto di pagare una tariffa ridotta rispetto alle auto in autostrada. Aiscat – e lo dico per esperienza diretta – non ama parlare coi giornalisti. Quando abbiamo condotto l’inchiesta sui 125 in autostrada, si è negata per mesi nonostante le ripetute richieste di confronto. Preferisce parlare con comunicati veicolati via agenzia di stampa e scritti in una lingua ignota ai più, quella che Italo Calvino definì antilingua, ossia quella in cui “i significati sono costantemente allontanati, relegati in fondo a una prospettiva di vocaboli che di per se stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago e sfuggente”.  

Parlare oscuro per non farsi capire

Stavolta l’ineffabile Aiscat contesta il contenuto della delibera della Autorità per la regolazione dei trasporti, che qualche mese fa aveva annunciato un sistema unico di tariffazione. L’obiettivo, secondo il presidente Andrea Camanzi, era di favorire gli utenti “perché i pedaggi, rispetto ai trend attuali, andranno a diminuire”. Ebbene, leggete qui. L’Aiscat evidenzia come si consenta una ”revisione unilaterale del sistema tariffario per le concessioni in essere, in palese violazione delle norme nazionali ed europee in tema di contratti, certezza del diritto e legittimo affidamento. L'applicazione di un diverso sistema di dinamica tariffaria si sostanzia, in altri termini, in una modifica unilaterale `ex imperio´ di un elemento essenziale del rapporto contrattuale tra società concessionarie e concedente idonea ad incidere in maniera evidente anche sull'equilibrio dei piani economico finanziari e, più in generale, sulla redditività del contratto concessorio, ledendo i principi di certezza del diritto e pacta sunt servanda”. Vi risparmio il resto. Ma, dico e ripeto, com’è possibile farsi stimare e apprezzare dai propri clienti-utenti, quando fai a cazzotti con l’italiano? Sarebbe stato meglio, più onesto e più stringato dire le cose come stanno: “Non vogliamo rinunciare ai nostri privilegi”.  
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