L’inchiesta di Dueruote: sempre più moto e scooter hanno a bordo questi dispositivi. Noi siamo in grado di dirvi quali elementi raccolgono. Numeri che spiegano i comportamenti di guida di noi italiani
La black box, o scatola nera, per molti motociclisti è ancora un oggetto misterioso e oscuro, proprio come il colore delle plastiche che ne contengono sensori e circuiti. In Italia sono ancora poche le moto che circolano con la “box”, tant’è che nemmeno Ania, l’associazione che raccoglie le compagnie assicurative, ha in banca dati informazioni sufficienti a offrire statistiche degne di nota.
Eppure le scatole nere in circolazione nel nostro paese (seppure siano offerte per le due ruote da due soli operatori degni di nota per volumi e importanza, come UnipolSai e Motoplatinum) hanno superato le centomila unità. Segno che iniziano a riscuotere un certo successo tra gli utenti. La loro funzione è molteplice: sono un localizzatore e quindi un modo efficace per tracciare il mezzo in caso di furto; inoltre permettono alle compagnie di evitare frodi da parte degli utenti e pertanto sono un mezzo imprescindibile per avere uno sconto consistente sulla polizza. Ma soprattutto sono un formidabile raccoglitore di dati per capire e interpretare il comportamento degli italiani alla guida delle due ruote. Dati che Dueruote è stato in grado di raccogliere e analizzare.
Il (non) problema privacy
Ma prima, rispondiamo a una domanda che ancora oggi sono in molti a porre: che ne è della mia privacy? Cosa fa la compagnia con i miei dati personali? La risposta è semplice: la black box è un dispositivo che registra il comportamento dinamico della moto e memorizza i dati cruciali, proprio per evitare frodi da parte degli utenti.
“Ormai la questione del trattamento dei dati è stata ampiamente digerita dagli utenti - dice Daniela D’Agostino, responsabile prodotti e tariffe di UnipolSai, che ha in circolazione 53mila scatole nere installate su motocicli - perché i dati vengono usati per favorire gli utilizzatori del veicolo, rilevando i chilometri percorsi e ricostruendo la dinamica e la cinematica del sinistro, ma anche perché grazie a questi dati forniamo assistenza stradale in caso di necessità, sosteniamo le tesi dell’assicurato nel caso di sinistri con colpa o contestiamo contravvenzioni”.
Le fa eco Stefano Chinea, head of operations di Motoplatinum: “È nell’interesse della compagnia assicurativa tutelare e non penalizzare i comportamenti dei propri assicurati. Solo in pochissimi casi di sinistri con decessi, il giudice ha chiesto di poter avere la registrazione della scatola nera”.
Numeri in crescita
La psicosi che il Grande fratello ci segua anche mentre andiamo in modo, insomma, è priva di fondamento. Anzi, gli utenti apprezzano la possibilità dei molti servizi accessori che la black box è in grado di dare, dalla chiamata automatica di soccorso in caso di comportamento anomalo del mezzo (ad esempio una caduta) all’alert su accensione e spostamento. Basta notare i tassi di crescita nell’installazione di questi dispositivi, che all’inizio erano frenati dal gap tecnologico: “La tecnologia fino al 2017 non consentiva di offrire un prodotto performante in quanto le dimensioni della box non erano sufficientemente piccole e assorbivano troppa energia dalla batteria”, dice D’Agostino.
UnipolSai ha lanciato l’offerta moto nel marzo 2017 e oggi le box sono 53.253 (il 6,5% del portafoglio) con una previsione di crescita entro il 2021 al 10% del portafoglio. Motoplatinum, pioniere delle box moto, in 4 anni ne ha installate 52mila tra ciclomotori e motocicli grazie alle convenzioni con i maggiori marchi motociclistici (fanno eccezione per ora BMW, Ducati, Triumph, Harley-Davidson e Honda). E grazie alla box è l’unico operatore che è in grado di fornire la polizza Kasko su una moto (nella fattispecie, sul TMAX Yamaha).
Sconti a doppia cifra
La funzione di gps-localizzazione trasforma la box in un dispositivo fondamentale per le moto, che diventano così tracciabili in caso di furto. “Nel nord Italia la box, pur prevedendo uno sconto rispetto alla polizza non telematica, incide meno sul premio, ed è scelta dai motociclisti che tengono particolarmente alla cura della propria moto. Al centro-sud invece abbiamo una scontistica che, nelle regioni più penalizzate come Campania, Puglia o Sicilia, arriva al 30-40%”, afferma Chinea. Per quello che riguarda UnipolSai, invece, lo sconto è indifferente a seconda della provenienza geografica: “Per il primo anno è previsto uno sconto del 20%, mentre dal secondo, a seconda dei chilometri percorsi e dei giorni di uso, la riduzione oscilla tra il 5 e il 30%”, dice D’Agostino.
I dati delle black box
Grazie alle black box infatti è possibile sapere tutto del comportamento di chi conduce un veicolo. E grazie alle statistiche fornite dalle assicurazioni possiamo capire come gli italiani usano veramente moto e scooter. Ad esempio, guidano prevalentemente il proprio mezzo in città (62,41%) rispetto alle strade extraurbane (25,43%) e all’autostrada (12,16%). Numero che evidenzia la prevalenza dell’uso della moto e dello scooter per il tragitto casa-lavoro. Colpisce anche il dato - sorprendentemente basso - della velocità media delle due ruote a motore, che in Italia è di 21,83 km/h.
I motociclisti e gli scooteristi italiani preferiscono guidare di giorno: in media solo il 3,71% macina chilometri nelle ore notturne. E usano il proprio mezzo per circa due terzi dell’anno: in media 201,41 giorni, percorrendo 27,97 km al giorno, equivalenti a 5.632 all’anno. Con variazioni abbastanza basse tra le varie fasce di età: gli under 30 ne percorrono 29,86 al giorno, gli adulti tra 30 e 65 anni 27,80 e gli over 65 ne fanno 25,82. Il campione viaggia in modo tutto sommato uniforme nel corso della settimana: la massima affluenza si ha il venerdì (15,28%), mentre la più bassa alla domenica, con il 12,93%. Sintomo che la “girata del weekend” per i motociclisti è un piacere riservato a pochi.
Gli incidenti
Attraverso i dati estratti dalle black box è anche possibile capire tutto sugli incidenti. Che accadono in maggior misura tra i conducenti di scooter (5,16%) rispetto a quelli delle moto (3,78%). E soprattutto in città (51,4%), a fronte del 28,3% sulle strade provinciali, del 12,1% sulle statali, e appena del 5% in autostrada. L’alta velocità, con buona pace dei detrattori delle due ruote, è l’ultimo degli ultimi motivi di incidentalità: il 38% dei sinistri avviene infatti tra i 40 e i 60 km/h, il 22% a pari merito tra i 21 e i 40 km/h e nella fascia 60-100 km/h, il 10% tra gli 0 e i 20 km/h, mentre solo l’8% oltre i 100 km/h.
Ma a che ora avvengono con maggiore frequenza? Il picco maggiore di sinistri che coinvolgono le due ruote si registra tra le 17 e le 18 (l’11% dei sinistri), seguito dalla fascia oraria 15-16 (10%) e da quella 10-11 (8%). In entrambi i casi (scooter e moto) la fascia di età più rischiosa è quella dei ragazzi con età pari o inferiore a 25 anni, in particolar modo per gli scooter. Per quanto riguarda la fascia di ragazzi di età più bassa (ovvero pari o inferiore a 25 anni), l’incidentalità è maggiore per i maschi che per le femmine (5,56% contro 4,42% per le moto, e 8,01% contro 4,90% per gli scooter). Per tutte le altre fasce d’età, invece, è sempre più rischioso il sesso femminile. Le province più a rischio per le moto sono Napoli, Roma e Macerata, mentre per gli scooter Taranto, Brindisi e Pordenone. Quelle più virtuose, ossia in cui avvengono meno sinistri, sono Aosta, l’Aquila e Udine per le moto, Novara, Cremona e Gorizia per gli scooter.
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