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Attualità

Strade provinciali, l'allarme di ACI: servono 5,6 miliardi in più ogni anno

Marco Gentili
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Strade provinciali, l'allarme di ACI: servono 5,6 miliardi in più ogni anno
Strade provinciali, l'allarme di ACI: servono 5,6 miliardi in più ogni anno
Strade provinciali, l'allarme di ACI: servono 5,6 miliardi in più ogni anno

Sui 132mila km di viabilità secondaria da anni non si fanno più investimenti. Per rimetterli a posto tutti servirebbero 42 miliardi di euro

ACI e la fondazione Caracciolo ripartono da Genova - simbolo del disfacimento rella rete viaria nazionale - per la 73a conferenza del traffico e della circolazione, dedicata quest'anno al tema della viabilità secondaria. Un'autentica priorità per il Paese, come l'Automobile Club la definisce. E dire che la cosiddetta rete secondaria (che noi motociclisti usiamo spesso per i nostri giri del fine settimana) è quella che soffre di più la mancanza di investimenti.  

Parlano i numeri

I numeri elencati da Giuseppina Fusco, presidente della fondazione Caracciolo, sono impressionanti: in Italia su ogni km di strada secondaria richiederebbe investimenti per 46mila euro, ma da 10 anni ne sono stati investiti appena 3mila. Cifre che stridono rispetto a quelle investite sulla rete autostradale (147mila euro al km) e su quella Anas (100mila). A tutt'oggi su queste strade si investono appena 500milioni di euro all'anno, pari a quello che serve a fare manutenzione sull'8% della rete.  

La strada produce soldi

Eppure investire sulle infrastrutture di strade provinciali o secondarie potrebbe essere anche un volano per l'economia. Secondo il corposo studio presentato a Genova, infatti, investire in manutenzione 5,6 miliardi di euro all'anno frutterebbe il triplo, con un incremento dello 0,9% del Pil nazionale, pari a 16,2 miliardi, e una riduzione della disoccupazione fino al 4% (pari a 120mila posti di lavoro).    Eppure la nostra rete di strade secondarie - che per le caratteristiche del territorio è tra le più complesse al mondo - ha un bisogno vitale di interventi. Che mancano sia perché non esiste una normativa nazionale che disciplini quali sono le caratteristiche di manutenzione minima di una strada, sia perché i tagli alle province (che hanno da sempre gestito la manutenzione della rete) hanno creato un caos clamoroso su chi deve compiere gli interventi di manutenzione stradale. Il risultato è che i 959 morti all'anno sulla rete extraurbana secondaria rappresentano il 30% del totale dei decessi sulle nostre strade.   

Una classifica per le strade

“I progetti delle opere devono evidenziare l’annesso programma di manutenzione ordinaria – dichiara Jean Todt, presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile – con indicazione della cadenza degli interventi di manutenzione straordinaria e relativo dettaglio dei costi. Come la sicurezza delle auto, l’efficienza delle strade viene valutata da autorevoli organismi internazionali e la rete viaria secondaria deve raggiungere al più presto punteggi minimi a 3 stelle nella classificazione iRap-EuroRAP. Solo così si può abbattere del 30% il tragico numero degli incidenti stradali”.

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