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Attualità

Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità

Marco Gentili
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Diciamocelo: ormai a Caponord ci vanno tutti. E quando tornano gli avventurieri ci ammorbano sempre con gli stessi racconti di viaggio. Sempre uguali, fatti con lo stampino. E quindi estremamente noiosi... Oggi forse la vera "avventura" è raggiungere la Riviera adriatica nel weekend di Ferragosto. E voi cosa ne pensate? Dite la vostra!

Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Il RACCONTO DEL VIAGGIO in moto a Capo Nord... è il massimo della banalità
Se fosse un cinepanettone, si intitolerebbe "Agosto a Capo Nord". E, come buona parte dei cinepanettoni, vivrebbe di luoghi comuni e stereotipi. Attori principali, tutti i motociclisti in cerca di un viaggio catartico a Nordkapp, giusto per farsi scattare la foto, trita e ritrita, sotto al mappamondo in ferro.

Il culto della meta

Apriamo gli occhi: ci siamo fatti prendere dalla mistica dell’esploratore. Con indosso un completo da turismo ci sentiamo emuli contemporanei di Giuseppe Guzzi e della sua impresa del 1928. Ma al netto della temperatura gradevole (almeno per chi odia il caldo…), la scampagnata a Capo Nord è un viaggio come un altro. Certamente lungo, di sicuro affascinante, ma  non particolarmente impegnativo dal punto di vista tecnico. Un conto era andare a Capo Nord 50 anni fa: moto ad alto rischio di rottura, zero tecnologia a supportare il viaggiatore, abbigliamento tecnico inesistente. Erano ancora tempi in cui una catena di trasmissione non bastava per 10mila km, i completi antipioggia si facevano in casa, abbinando una cerata e gli stivali di gomma. Ecco, in queste condizioni sì che Capo Nord era un'avventura per temerari.

L'effetto "serata diapositive"

Il problema nasce quando ogni motociclista che lo affronta lo carica di significati emozionali che rendono la sua narrazione una mattonata sulle gonadi di chi l'ascolta. La narrazione pseudo epica che ogni motociclista medio, di ritorno dalle fredde lande norvegesi, si sente in dovere di fare ad amici, parenti, conoscenti, vicini di casa, sconosciuti incontrati per strada... è inevitabilmente carica di una sorta di pionierismo fuori tempo. Ognuno pensa che le avventure che ha vissuto siano uniche e irripetibili. Un viaggio così è senza dubbio memorabile, come del resto ogni viaggio, per chi lo percorre. Ma chi si sente in dovere di volerci scrivere un libro a qualunque costo, spesso non si rende conto di essere solo l'ennesimo motociclista di ritorno dalle vacanze, con qualche renna sullo sfondo ad arricchirne l'esotismo.

Un'avventura alla portata di tutti

Rassegnatevi quindi. In estate è decisamente più avventuroso e impegnativo, per un motociclista, raggiungere la riviera adriatica passando per l’A14 nel weekend di Ferragosto.

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