Attualità
Estate in moto: ovvero l'abbigliamento tecnico e l'ascella pezzata
Fa già caldissimo, andare in moto con un capo tecnico addosso significa fare una sauna e puzzare tutto il giorno. Soluzioni? Una fantasiosa (ma nemmeno troppo) ve la proponiamo noi
La questione è di vitale importanza sia per la categoria dei motociclisti, sia per chi ci sta vicino in questa afosa e bollente fine primavera. Sto parlando dell’abbigliamento da moto.
Ogni mattina, prima di andare in ufficio, un brivido mi attraversa. Aver fatto la doccia ed essersi deodorati non serve a nulla. Appena ti metti la giacca da moto, il casco e i guanti, inizi a sudare come un maratoneta keniano che si allena nel deserto.
“Ma non hai l’abbigliamento estivo?”, dice l’altro. Certo che ce l’ho: guantino traforatissimo. Giacca estiva anch’essa traforata, casco jet che più aperto non si può. Ma non serve a nulla: quando il sole batte, si suda, non c’è niente da fare.
E se ne risente l’ascella, arrivare sudati in ufficio è una cosa che mette a disagio anche i nasi dei colleghi abituati agli odori più penetranti.
“Ah, guai a voi! Incoscienti! L’abbigliamento tecnico salva la vita e protegge!”, ruggiranno i numerosi leoni da tastiera. E allora, che si deve fare?
Nei miei sogni più perversi e distopici penso a una società perfetta, dove i motociclisti possono sottoporsi gratuitamente a un’operazione chirurgica per eliminare le ghiandole sudoripare. E a un mondo dove i produttori di abbigliamento e caschi inventino il primo climatizzatore per capi tecnici. Ce l’hanno i nostri amici automobilisti, perché non dovremo avercelo noi?
Ogni mattina, prima di andare in ufficio, un brivido mi attraversa. Aver fatto la doccia ed essersi deodorati non serve a nulla. Appena ti metti la giacca da moto, il casco e i guanti, inizi a sudare come un maratoneta keniano che si allena nel deserto.
Sicurezza e odori corporei
Uno dice: “E vabbé, ma quando vai veloce l’aria ti passa addosso e il caldo non lo senti”. Verissimo. Peccato che esistano semafori, stop, precedenze, code e il calore dell’asfalto che ribolle.“Ma non hai l’abbigliamento estivo?”, dice l’altro. Certo che ce l’ho: guantino traforatissimo. Giacca estiva anch’essa traforata, casco jet che più aperto non si può. Ma non serve a nulla: quando il sole batte, si suda, non c’è niente da fare.
E se ne risente l’ascella, arrivare sudati in ufficio è una cosa che mette a disagio anche i nasi dei colleghi abituati agli odori più penetranti.
Una soluzione possibile
La soluzione? Una sola: pensionare per la stagione estiva l’abbigliamento tecnico: t-shirt e bermuda, aria addosso, traspirazione massima e sudore annullato. Magari pensando in uno sforzo di immaginazione che, invece della orrida tangenziale, attorno a te ci sia un bellissimo paesaggio marittimo.“Ah, guai a voi! Incoscienti! L’abbigliamento tecnico salva la vita e protegge!”, ruggiranno i numerosi leoni da tastiera. E allora, che si deve fare?
Nei miei sogni più perversi e distopici penso a una società perfetta, dove i motociclisti possono sottoporsi gratuitamente a un’operazione chirurgica per eliminare le ghiandole sudoripare. E a un mondo dove i produttori di abbigliamento e caschi inventino il primo climatizzatore per capi tecnici. Ce l’hanno i nostri amici automobilisti, perché non dovremo avercelo noi?