Tutti pronti a votare: tra pochi giorni ci recheremo alle urne per eleggere i parlamentari che daranno vita alla 17° legislatura della Repubblica. A loro, una volta insediati, toccherà riprendere in mano una questione che si trascina da molti, troppi anni. Ovvero quella relativa al
Codice della Strada.
Un Codice vecchio 26 anni
Il provvedimento, che si chiama – a dispetto degli anni passati – Nuovo codice della strada, è stato approvato con decreto legislativo il 30 aprile 1992. Un’era geologica fa per la politica e per la mobilità in generale. Tanto per dare un’idea, allora il presidente del consiglio era Giulio Andreotti. Da allora il Codice, come un vecchio abito che non va più bene, è stato emendato, implementato, aggiornato. Ma l’impianto di base dei 145 articoli che lo compongono (a cui si aggiungono i corposissimi regolamenti di attuazione) ormai non va più bene. Allora, i concetti di mobilità elettrica, assistenza alla guida e componenti connesse dei veicoli non esistevano nemmeno. Oggi sono sempre di più realtà.
I problemi dei motocilisti
Il problema di un impianto così vecchio riguarda da vicino anche noi motociclisti. Da anni Ancma si batte per portare avanti due battaglie di principio. La prima riguarda la possibilità di far circolare – come avviene in tutta Europa – i
motocicli da 125 cc sulle autostrade e tangenziali. L’altra è quella di trovare una
regolamentazione che permetta alle moto elettriche di poter circolare sugli stessi percorsi. A queste si aggiungono una serie di corollari, come l’inserimento dei motociclisti tra gli utenti deboli della strada.
Si riparte da zero
Nella scorsa legislatura la Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni aveva instaurato un buon rapporto con le associazioni di categoria (Ancma, nel caso delle due ruote) e si era dimostrata particolarmente ben disposta nel portare avanti un nuovo codice al passo coi tempi. Anche l’iter parlamentare del nuovo Codice della strada, sebbene a singhiozzo, era sempre andati avanti. Lo scioglimento naturale della legislatura però ha azzerato tutti i provvedimenti pendenti. E tra questi c’era anche il nuovo codice. Adesso, come nel Gioco dell’Oca, si riparte da zero, sia nell’iter legislativo, sia nella creazione di un tavolo di confronto tra parlamento e associazioni di settore. Le quali si troveranno di fronte interlocutori che ancora non conoscono.