Attualità
Il motociclista e il "terrore" del casello autostradale
Pagare il pedaggio con carte o contanti diventa un momento difficile della nostra vita. Abbiamo sempre paura di far perdere tempo a chi sta dietro di noi. E l'automobilista medio inizia a suonarci se impieghiamo più di 30 secondi per portare a termine l'operazione
A Natale siamo tutti più buoni. Tranne quando siamo al casello. Tranne quando davanti a noi c’è un motociclista. Per spiegare a chi non crede al vittimismo degli utenti delle due ruote come i motociclisti sono considerati dagli automobilisti medi, vi racconterò un aneddoto.
Citando Edoardo Bennato, questa mattina mi trovavo per questioni di lavoro sull’autostrada A4, all’uscita di Seriate. Quando viaggio in moto in autostrada, se c’è una cosa che detesto, è far perdere tempo a me e a tutti gli automobilisti che sono in coda alle mie spalle. Per questo, pur essendo sprovvisto di Telepass, sono arrivato al casello con tutti i ferri del mestiere a portata di mano, o quasi. Biglietto d’ingresso in autostrada e bancomat erano alloggiati in una tasca con zip sulla parte frontale della mia giacca. Arrivo al casello, metto in folle e mi tolgo subito il guanto destro. Gli automatismi sono rodati: apro la tasca, inserisco il biglietto nella cassa automatica e a ruota la tessera. Il problema è che la cassa non me la riconosce. Faccio un secondo tentativo, fallito miseramente. Allora scatta il piano B: prendo il portafogli, tiro fuori la carta di credito e ripeto l’operazione.
Alle mie spalle un automobilista della zona inizia a suonare in modo ossessivo. Io, focalizzato sulla mia piccola disavventura, ho fatto finta di ignorarlo. Anche perché, per fortuna, la carta di credito è stata accettata e nel frattempo ho chiesto di avere la ricevuta. Certo è che, quando l’automobilista ha iniziato a insultare e minacciare pesantemente (sulle prime ho pensato che avesse studiato a Oxford, anche se dalle cose che ha detto ero indeciso se avesse fatto qualche anno nel college upper class di Eton), ho perso la pazienza. Mentre rimettevo nella tasca in tutta fretta scontrini e tessere, mi sono infilato il guanto e mi sono girato, rispondendo a un maleducato nell’unica lingua che conosce: quella dei gestacci. “Brutto s****o, se sono in questa corsia è perché volevo fare in fretta, sei solo un p***a, testa di c***o”, ha continuato il gentleman su quattro ruote, che sgasando mi ha superato appena uscito dal casello.
Adesso, questo tipo di inconvenienti può accadere a tutti. A chi non è mai capitato di vedersi respinto un bancomat da una cassa di un casello autostradale? Certo è che la già poca pazienza dell’automobilista medio vede la soglia abbassarsi precipitosamente se ci si trova al cospetto di un motociclista. Quale sarebbe poi la nostra colpa? Quella di dover indossare i guanti? Quella di non avere comodi vani portaoggetti come le auto? Quella di far perdere troppo tempo con le nostre procedure macchinose di approdo al casello-pagamento-ripartenza? Perché in città, così come in autostrada, nessuno ci perdona niente?
È Natale, tutti dovremmo essere più buoni. Ma dopo ciò che è successo oggi non mi riesce. Adesso basta, cari automobilisti. Vi sto/stiamo sulle scatole? Bene, allora la prossima volta che pago in autostrada faccio una bella cosa: perderò tempo apposta, impiegherò 5 minuti a pagare il pedaggio, eseguirò in modo lento e indolente, come un bradipo in casco e abbigliamento tecnico, tutti i movimenti. Così avrete davvero un motivo valido per odiarmi.
Quanta fretta ma dove corri, dove vai
Citando Edoardo Bennato, questa mattina mi trovavo per questioni di lavoro sull’autostrada A4, all’uscita di Seriate. Quando viaggio in moto in autostrada, se c’è una cosa che detesto, è far perdere tempo a me e a tutti gli automobilisti che sono in coda alle mie spalle. Per questo, pur essendo sprovvisto di Telepass, sono arrivato al casello con tutti i ferri del mestiere a portata di mano, o quasi. Biglietto d’ingresso in autostrada e bancomat erano alloggiati in una tasca con zip sulla parte frontale della mia giacca. Arrivo al casello, metto in folle e mi tolgo subito il guanto destro. Gli automatismi sono rodati: apro la tasca, inserisco il biglietto nella cassa automatica e a ruota la tessera. Il problema è che la cassa non me la riconosce. Faccio un secondo tentativo, fallito miseramente. Allora scatta il piano B: prendo il portafogli, tiro fuori la carta di credito e ripeto l’operazione.
Tutta colpa del bancomat
Alle mie spalle un automobilista della zona inizia a suonare in modo ossessivo. Io, focalizzato sulla mia piccola disavventura, ho fatto finta di ignorarlo. Anche perché, per fortuna, la carta di credito è stata accettata e nel frattempo ho chiesto di avere la ricevuta. Certo è che, quando l’automobilista ha iniziato a insultare e minacciare pesantemente (sulle prime ho pensato che avesse studiato a Oxford, anche se dalle cose che ha detto ero indeciso se avesse fatto qualche anno nel college upper class di Eton), ho perso la pazienza. Mentre rimettevo nella tasca in tutta fretta scontrini e tessere, mi sono infilato il guanto e mi sono girato, rispondendo a un maleducato nell’unica lingua che conosce: quella dei gestacci. “Brutto s****o, se sono in questa corsia è perché volevo fare in fretta, sei solo un p***a, testa di c***o”, ha continuato il gentleman su quattro ruote, che sgasando mi ha superato appena uscito dal casello.
Una lezione da imparare
Adesso, questo tipo di inconvenienti può accadere a tutti. A chi non è mai capitato di vedersi respinto un bancomat da una cassa di un casello autostradale? Certo è che la già poca pazienza dell’automobilista medio vede la soglia abbassarsi precipitosamente se ci si trova al cospetto di un motociclista. Quale sarebbe poi la nostra colpa? Quella di dover indossare i guanti? Quella di non avere comodi vani portaoggetti come le auto? Quella di far perdere troppo tempo con le nostre procedure macchinose di approdo al casello-pagamento-ripartenza? Perché in città, così come in autostrada, nessuno ci perdona niente?
(A)morale della favola
È Natale, tutti dovremmo essere più buoni. Ma dopo ciò che è successo oggi non mi riesce. Adesso basta, cari automobilisti. Vi sto/stiamo sulle scatole? Bene, allora la prossima volta che pago in autostrada faccio una bella cosa: perderò tempo apposta, impiegherò 5 minuti a pagare il pedaggio, eseguirò in modo lento e indolente, come un bradipo in casco e abbigliamento tecnico, tutti i movimenti. Così avrete davvero un motivo valido per odiarmi.