Come anticipato nei giorni scorsi,
dal 2020 entrerà in vigore un nuovo standard per l'omologazione dei caschi, ma l'ultima novità riguarda l'abbigliamento certificato per i motociclisti che diventerà realtà. Dopo un lavoro preparatorio durato tre anni nelle stanze della Comunità Europea a Bruxelles, il 21 aprile entrerà in vigore il nuovo regolamento che regola i DPI, ossia i dispositivi di protezione personale. Il primo passo che porterà a eliminare "l'equivoco della sicurezza" dei capi da moto e ad aiutare quindi il consumatore nella scelta di un capo piuttosto che di un altro. Anche se, lo ricordiamo a scanso di equivoci, non è obbligatorio l'uso di abbigliamento certificato per circolare su strada.
La situazione oggi
Attualmente è in vigore uno standard piuttosto datato per la certificazione dell'abbigliamento da moto (il CEN 13595) che prevede livelli di sicurezza molto elevati in cui rientrano solo pochi capi, per la maggior parte tute in pelle. Fatta eccezione per questi capi, dunque, non esiste uno standard che certifichi jeans e giacche da moto. L'abbigliamento oggi in commercio infatti è equipaggiato con protezioni che sono certificate, ma nulla più per quanto concerne i tessuti o i pellami utilizzati.
Cosa succederà ad aprile
Tra i "dispositivi di protezione personale" rientrano una serie di capi che vanno dall'attrezzatura da lavoro ai capi protettivi da moto. L'attuale regolamento distingue i dispositivi in due categorie: la 1 identifica i capi che proteggono solo dagli agenti atmosferici, mentre la 2 prevede un livello di sicurezza superiore, perché richiede il certificato di conformità rilasciato da un ente terzo. In Italia sono due i laboratori in grado di attribuire il certificato di conformità: la Ricotest di Pastrengo (VR) e la Dolomiticert di Longarone (BL).
Cosa cambia il nuovo regolamento? Introduce il concetto che il capo di abbigliamento, per essere certificato, deve proteggere dai rischi per cui è progettato. Sono due gli eventi per cui il capo tecnico da moto deve servire all'utente finale: l'impatto e l'abrasione, che quindi saranno i parametri valutati in fase di certificazione. I capi d'abbigliamento quindi saranno certificati in Italia secondo il combinato disposto del regolamento europeo sui DPI (che dev'essere applicato dagli Stati membri così com'è) e del nuovo standard CEN, denominato PR EN 17092 (dove PR sta per provvisorio), che dovrà essere armonizzato e recapito da ogni stato membro della Comunità europea.
Cosa prevede la pr EN 17092
Nei sei capitoli del nuovo standard vengono esplicitate le caratteristiche che corrispondono a un certo livello protettivo. I capi certificati di domani, infatti, saranno suddivisi in cinque classi, ciascuna rispondente a un bisogno. I capi di classe C saranno quelli certificati per proteggere dall'abrasione, quelli di classe B dall'impatto, mentre quelli di classe A, AA e AAA di proteggere da impatto e abrasione, con differenti modalità. A differenza di quanto si potrebbe pensare, non è detto che un capo in classe tripla A sia più sicuro di un capo di classe C. Semplicemente, saranno tutti certificati secondo la nuova normativa, ma la classe di appartenenza ne specifica meglio la destinazione d'uso. Si tratterà dunque di una normativa più adeguata alla realtà del mercato e più vicina alla sensibilità del consumatore. In tutto questo, i protettori per gomiti, spalle, schiena, fianchi e ginocchia continueranno a essere certificati a parte rispetto ai capi dove vengono inseriti. Il motivo è ovvio: nel caso in cui il cliente acquisti una protezione di ricambio, questa dovrà rispondere a tutti i crismi previsti dalla legge.
Il dilemma dell'etichetta
Da parte di ANCMA, che a livello europeo sta seguendo il dossier a Bruxelles, c'è anche la volontà di fare un passo avanti, ossia di agevolare l'utente finale con l'apposizione di un'ulteriore etichetta sul capo certificato, che ne specifichi chiaramente la classe di appartenenza. Un messaggio grafico, dunque, e non una graduatoria di merito. Una richiesta che però trova opposizioni molto forti dall'associazione tedesca dei costruttori. Il rischio - secondo il gruppo tedesco - è di fuorviare il consumatore e far passare il messaggio errato secondo cui il capo AAA è meglio di quello di classe C.
I tempi dei capi certificati
Il regolamento europeo sui DPI entra in vigore il 21 di aprile. Per un anno sarà possibile per i produttori mettere in commercio sia capi certificati sia capi "vecchio stile". La fase di transizione durerà un anno. Dal 21 aprile 2019 la vecchia direttiva non sarà più applicabile in fase di sell-in (ovvero, di vendita al dettagliante da parte del produttore) e tutti i capi saranno certificati secondo il nuovo regolamento. In fase di sell-out, ovvero di rivendita da parte del singolo negozio di accessori, sarà possibile vendere capi di abbigliamento non certificati ancora per qualche anno.