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Casco moto: com'è fatto e come sceglierlo

Marco Gentili
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Tutto quello che c'è da sapere sul casco: i materiali, le omologazioni, come leggere l'etichetta. E le tipologie, dall'integrale al jet, fino all'apribile e al crossover

Casco moto: com'è fatto e come sceglierlo
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Casco moto: com'è fatto e come sceglierlo
Casco moto: com'è fatto e come sceglierlo
Nato nei primi anni del 900 (anche se era una semplice calotta in cuoio per proteggere la testa) e conosciuto nella sua forma più moderna dagli Anni 60 in poi, il casco – complici anche gli obblighi di legge e la consapevolezza dei motociclisti – è un compagno inseparabile e fondamentale per tutti coloro che vanno in moto. Una volta la differenza era “solo” tra integrale e jet, ma da qualche anno ormai il mondo del casco si è evoluto. Vediamo cosa troviamo in vendita e quali sono le tipologie principali di caschi in commercio. Ma prima, una piccola premessa.

Il casco omologato: leggere l’etichetta

Il casco è un dispositivo di sicurezza le cui caratteristiche sono rigidamente normate, sin dai primi Anni 80, dalla normativa ECE (attualmente è in vigore la ECE 22.05, ma più avanti entrerà in vigore la nuova ECE 22.06, ossia lo standard che si prefigge di armonizzare le differenti normative nazionali in modo da avere caschi che, in un mondo sempre più globalizzato, rispondano ai medesimi requisiti di sicurezza nei vari mercati in cui sono venduti. Per capire se il casco è omologato e qual è il tipo di omologazione, bisogna leggere l’etichetta. In Italia sono in vendita caschi con etichetta recante in grande la scritta E3. E significa “omologazione europea” mentre 3 è il codice che identifica il Paese in cui è stata realizzata l’omologazione (3 identifica l’Italia). Le prime due cifre della stringa numerica invece identificano l’omologazione. Se sono “05” significa che il casco rispetta lo standard in vigore.

Com'è fatto il casco

Le calotte esterne (che possono essere realizzate in una o più misure, per assicurare un miglior fitting o calzata) si dividono in due macrofamiglie. Da un lato quelle in termoplastica stampata, dall’altro quelle in materiali compositi: carbonio, kevlar, fibra aramidica, vetroresina. Non esiste una regola per stabilire qual è meglio di un’altra. Chi ve lo dice commette un errore grossolano, perché i caschi di ogni materiale, se passano i test omologativi, sono classificati come sicuri. In linea generale le calotte in termoplastica garantiscono una maggiore performance di resistenza all’urto, mentre quelle in carbonio o tricomposito spiccano per leggerezza. All’interno invece si trova una calotta in polistirolo espanso: anch’essa può essere realizzata in una o più misure.   Il rivestimento interno e dei guanciali è, ormai nella quasi totalità dei caschi in commercio (fatta eccezione per qualche jet entry level) rimovibile e realizzato in materiale traspirante e lavabile. Due infine i meccanismi di chiusura presenti sui caschi: il cinturino micrometrico (con apertura a sgancio rapido) e il sistema di ritenzione con cinturino a doppio anello (o a doppia D) che caratterizza i caschi top di gamma ma è comunque diffuso anche in altri segmenti.

I tipi di casco

Il casco integrale, o full face, è quello che protegge interamente la testa del motociclista. Si riconosce anche perché sull’etichetta riporta la lettera P (come Protective): è universalmente ritenuto il casco più protettivo e può essere usato sia in pista sia in strada. Il casco Jet o aperto invece non ha la parte della mentoniera, e sull’etichetta è contrassegnato come “J”. Ancor meno avvolgente è il casco demi jet, che offre meno protezione su nuca e guance rispetto al casco aperto. Entrambi questi caschi – più leggeri e areati, quindi adatti a un uso estivo - vengono solitamente abbinati a un uso cittadino, scooteristico o di communting di breve raggio. Negli ultimi anni sono letteralmente esplosi i caschi apribili (detti anche modulari o flip-up), ovvero dei caschi integrali dotati di un meccanismo che consente di ribaltare la parte frontale, trasformandoli in un jet. Parte di questi modelli – il cui peso è maggiore rispetto a quello degli integrali, proprio a causa del meccanismo di chiusura e sollevamento - sono omologati come P/J, ovvero possono essere usati sia chiusi, sia con la mentoniera alzata. A questi si aggiunge il casco da cross, più adatto per un uso fuoristradistico: è dotato di frontino e non ha la visiera (che viene sostituita con degli occhialoni - o goggle - specifici). Infine la tendenza più recente riguarda i cosiddetti caschi crossover. Si tratta di modelli dotati di frontino che, per la loro struttura e conformazione, possono essere indifferentemente usati sia in strada, sia per turismo, sia per l’offroad.  
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