Attualità
Incidenti stradali, in Italia si muore di più in moto
I dati di Polizia e Carabinieri sui primi 10 mesi del 2017 evidenziano un boom di decessi sulle due ruote. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a un anno fa, quando la mortalità registrò un calo. Caliari (Eicma): "Colpa delle infrastrutture e della scarsa educazione stradale"
Sulle strade italiane si torna a morire in moto. Nel 2016, secondo l'ultima pubblicazione Istat, si sono registrati in Italia 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone che hanno provocato 3.283 vittime (entro il 30° giorno) e 249.175 feriti. Nei primi 10 mesi del 2017, sulla base degli incidenti mortali rilevati da Polizia Stradale e Carabinieri e diffusi a EICMA, a fronte di un aumento della mortalità complessiva di 23 vittime, si registra un aumento della mortalità tra i centauri dell'8,1% (+29 decessi), mentre tornano a diminuire i deceduti tra i ciclisti di oltre il 27% (-26 vittime).
COM'ERA ANDATA L'ANNO SCORSO
Nel 2016 si erano registrati 1.470 decessi tra conducenti e passeggeri di autovetture, mentre per le categorie dei cosiddetti utenti deboli le vittime erano così ripartite: 657 motociclisti, 570 pedoni, 275 ciclisti, 116 ciclomotoristi. Gli indici di mortalità per categoria hanno evidenzito i rischi più elevati per gli utenti "vulnerabili", che rappresentano quasi il 50% dei morti sulle strade: infatti l'indice di mortalità per i pedoni, pari a 2,93 morti ogni 100 investimenti, è più di quattro volte superiore di quello degli occupanti di autovetture (0,66), mentre il valore dell'indice riferito a motociclisti e ciclisti è circa il doppio.
CALIARI: COLPA DI STRADE E SCARSA EDUCAZIONE STRADALE
“La causa di questo incremento va ricercato nelle pessime infrastrutture e nella poca eduzione stradale di tutti i protagonisti della circolazione, a cominciare dalla distrazione degli automobilisti”, spiega il direttore generale di Eicma, Pierfrancesco Caliari. “Infatti il maggior numero di incidenti si registrano in città e in quelle strade che erano provinciali e regionali. In autostrada invece il numero degli incidenti è infinitamente basso e l'autostrada - spiega Caliari - è il percorso più sicuro per i motociclisti. Questo perché la causa della incidentalità in moto è dovuta al 40% alle condizioni delle infrastrutture e sale fino a sfiorare il 60% la colpa di terzi. Oggi noi abbiamo infrastrutture pessime, strade pessime, segnalazioni pessime, strade tenute in maniera pessima. Ma il numero degli incidenti per quanto riguarda moto e biciclette è dovuto in gran parte anche a terzi: è sempre più palese la distrazione degli automobilisti coi telefonini e altri dispositivi. C'è troppa arroganza, c'è bisogno di più educazione stradale”.
COM'ERA ANDATA L'ANNO SCORSO
Nel 2016 si erano registrati 1.470 decessi tra conducenti e passeggeri di autovetture, mentre per le categorie dei cosiddetti utenti deboli le vittime erano così ripartite: 657 motociclisti, 570 pedoni, 275 ciclisti, 116 ciclomotoristi. Gli indici di mortalità per categoria hanno evidenzito i rischi più elevati per gli utenti "vulnerabili", che rappresentano quasi il 50% dei morti sulle strade: infatti l'indice di mortalità per i pedoni, pari a 2,93 morti ogni 100 investimenti, è più di quattro volte superiore di quello degli occupanti di autovetture (0,66), mentre il valore dell'indice riferito a motociclisti e ciclisti è circa il doppio.
CALIARI: COLPA DI STRADE E SCARSA EDUCAZIONE STRADALE
“La causa di questo incremento va ricercato nelle pessime infrastrutture e nella poca eduzione stradale di tutti i protagonisti della circolazione, a cominciare dalla distrazione degli automobilisti”, spiega il direttore generale di Eicma, Pierfrancesco Caliari. “Infatti il maggior numero di incidenti si registrano in città e in quelle strade che erano provinciali e regionali. In autostrada invece il numero degli incidenti è infinitamente basso e l'autostrada - spiega Caliari - è il percorso più sicuro per i motociclisti. Questo perché la causa della incidentalità in moto è dovuta al 40% alle condizioni delle infrastrutture e sale fino a sfiorare il 60% la colpa di terzi. Oggi noi abbiamo infrastrutture pessime, strade pessime, segnalazioni pessime, strade tenute in maniera pessima. Ma il numero degli incidenti per quanto riguarda moto e biciclette è dovuto in gran parte anche a terzi: è sempre più palese la distrazione degli automobilisti coi telefonini e altri dispositivi. C'è troppa arroganza, c'è bisogno di più educazione stradale”.